Guidata da un drone verso la salvezza
Una ragazza è stata guidata in salvo nelle campagne di Izium da un drone guidato dai soldati ucraini, mentre intorno impazzavano le offensive russe
Guidata da un drone verso la salvezza
Una ragazza è stata guidata in salvo nelle campagne di Izium da un drone guidato dai soldati ucraini, mentre intorno impazzavano le offensive russe
Guidata da un drone verso la salvezza
Una ragazza è stata guidata in salvo nelle campagne di Izium da un drone guidato dai soldati ucraini, mentre intorno impazzavano le offensive russe
Una ragazza è stata guidata in salvo nelle campagne di Izium da un drone guidato dai soldati ucraini, mentre intorno impazzavano le offensive russe
Quello appena trascorso è stato un Natale storico in Ucraina. Per la prima volta molti preti hanno celebrato nelle loro diocesi la nascita di Gesù seguendo il calendario gregoriano usato in Occidente, anziché il 7 gennaio come dall’antica tradizione legata a quello giuliano, ancora in uso in Russia. Nel giorno in cui si celebra la vita, l’Ucraina ha scelto di rimarcare ancor di più il suo distacco dalla Russia. Sulle note di “Shchedryk”, la Christmas carol cantata più in voga in Ucraina, vogliamo regalare ai nostri lettori un racconto a lieto fine basato su fatti realmente accaduti, che ben descrive l’incredibile capacità di adattamento e problem solving di un popolo indomito, in lotta per la propria esistenza contro un nemico subdolo e vigliacco.
Ci troviamo nelle campagne di Izyum, nell’estate appena trascorsa. Una coppia di giovani ucraini sta cercando disperatamente di trarsi in salvo dai colpi dell’artiglieria russa, che impedisce ogni tentativo di fuga dal distretto occupato, situato nell’oblast di Kharkiv. L’esercito ucraino è ormai alle porte della città e i russi – accerchiati e in inferiorità numerica – sparano su qualsiasi cosa si muova. I soldati della 93a brigata meccanizzata ucraina “Kholodny Yar” monitorano costantemente la situazione dai cieli attraverso gli obiettivi ad alta definizione dei droni. Durante una sessione di rilevamento di routine, il comandante “Sid” nota una vettura nera compiere disperati slalom tra le mine a terra e i colpi sparati dai mortai russi, nello sforzo disperato di uscire dal dedalo di strade dissestate in cui si trova. È evidente che si tratti di civili in fuga, probabilmente guidati da un navigatore satellitare che li sta portando diretti proprio verso il nemico. Un’esplosione devia l’auto fuori strada, avvolgendola con una tempesta di schegge e polvere, proprio a un centinaio di metri dai russi. Le forze ucraine sono a 6 km. Impossibile per loro raggiungere l’auto in tempo.
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Tramite la telecamera del drone, “Sid” nota che la ragazza è miracolosamente scampata alla morte e sta cercando di uscire dal veicolo prima che le fiamme la avvolgano. D’istinto, il comandante scrive a grandi lettere «SEGUIMI» su un foglio di carta e lo appende a un altro drone, che fa partire subito alla volta dell’auto. La ragazza scorge quello strano messaggero volante volteggiare silenzioso a mezz’aria proprio di fronte al suo viso e decide di seguirlo. “Sid” riesce così a guidarla tra i meandri delle campagne sino a trarla in salvo. Sopraggiunti nel frattempo nei pressi dell’auto, i russi scorgono al suo interno il corpo inerte dell’uomo e se ne vanno dopo aver trafugato tutto quello che hanno trovato. Incredibilmente, il giorno dopo il ragazzo rinviene e riesce faticosamente a trarsi in salvo, raggiungendo la compagna.
La completa liberazione di Izyum avverrà il 10 settembre, portando alla luce gli orrendi crimini perpetrati dai soldati russi in un semestre di occupazione. Dei 51mila abitanti presenti il 24 febbraio, se ne conteranno soltanto 25mila. Centinaia di corpi estratti dalle fosse comuni e dalle stanze della tortura e i racconti dei sopravvissuti riveleranno un inferno ancora più atroce di quello visto a Bucha.
di Giorgio Provinciali
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