I campi di “ri-educazione” in Russia
Il report sconvolgente sul programma di adozione e “ri-educazione” dei bambini ucraini deportati in Russia
I campi di “ri-educazione” in Russia
Il report sconvolgente sul programma di adozione e “ri-educazione” dei bambini ucraini deportati in Russia
I campi di “ri-educazione” in Russia
Il report sconvolgente sul programma di adozione e “ri-educazione” dei bambini ucraini deportati in Russia
Il report sconvolgente sul programma di adozione e “ri-educazione” dei bambini ucraini deportati in Russia
Kyiv – L’Osservatorio sul conflitto ucraino, hub in cui sono disponibili ampie prove documentali dei crimini di guerra e di altre atrocità perpetrate dalla Russia in Ucraina, ha pubblicato un report sconvolgente sul programma di adozione e “ri-educazione” dei bambini ucraini deportati in Russia. Il documento, stilato dall’Humanitarian Research Lab della Yale School of Public Health, passa in disamina le metodologie con cui viene attuata in maniera sistemica una pratica aberrante di cui noi stessi abbiamo riscontrato diverse testimonianze nel corso delle nostre interviste dal campo.
Il Cremlino ha strutturato almeno 43 campi di “ri-educazione” in cui sono alloggiati almeno 6mila bambini ucraini d’età compresa tra 4 mesi e 17 anni. Una dozzina di essi si trova sul Mar Nero, 7 sono nella Crimea occupata, 10 nelle zone limitrofe di Mosca, Kazan ed Ekaterinburg, 2 in Siberia e i restanti nelle zone centrali dell’Asia fino all’estremo Oriente russo. I campi sono ufficialmente inquadrati nel “Programma d’integrazione” istituito dalla Federazione Russa con l’obiettivo apparente di preparare i bambini ucraini alla vita nella società russa esaltandone la cultura, la storia e la visione. In realtà molti di loro vengono inclusi nel programma militare “Junarmia” (descritto su queste pagine l’11 gennaio scorso), il cui compito principale è reclutare e addestrare ragazzini in età prescolare allo scopo di plasmare futuri soldati perfetti, instillando loro i valori patriottici fondanti del regime, le basi di tecnica militare e di combattimento tipiche del buon guerriero. In poche parole, né più né meno di quanto veniva impartito alla Hitlerjugend nazista nel secolo scorso.
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Molti genitori da noi intervistati in Ucraina hanno denunciato d’esser stati costretti sotto minaccia (anche armata) e in violazione di ogni diritto ad acconsentire al trasferimento dei figli in questi “campi vacanza” in cui i loro piccoli sarebbero stati temporaneamente accolti. Dapprima nei campi di Artek e Medvezhonok, poi in quelli di Luchistyi ed Orlyonok e progressivamente negli altri, tali disposizioni di rimpatrio sono state sospese a tempo indeterminato, annullando de facto la possibilità per i genitori di riavere i propri figli. Nella sua relazione la Yale HRL denuncia il coinvolgimento di dozzine di figure federali, regionali e locali russe direttamente impegnate a gestire e giustificare politicamente il programma.
L’analisi incrociata di fotografie ad alta risoluzione, geolocalizzazione e riferimenti ai siti web di alcune strutture ha consentito al team americano di risalire alla mappatura dei campi di “ri-educazione”, che si estendono dalla Crimea all’oblast’ di Magadan. Soltanto a seguito di ripetute richieste, corroborate dall’impegno attivo di diverse organizzazioni umanitarie, ad alcuni genitori è stato consentito di riavere i propri figli ma solo a patto che siano loro stessi ad andare a riprenderseli in Russia o in Crimea. I molti orfani invece sono stati inizialmente ospitati in strutture ospedaliere (se feriti) e poi condotti in centri d’adozione destinati a famiglie russe. Da quel momento di loro è stata persa ogni traccia.
Le violazioni del consenso iniziale, il trasferimento forzato dei bambini e il loro mancato ritorno ai genitori costituiscono potenziali violazioni del diritto internazionale e di tutte le convenzioni sui diritti dei minori sottoscritte anche dalla Federazione Russa.
Di Giorgio Provinciali
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