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Il generale Dvornikov avanza nel Donbass

I russi senza più mezzi schierano i vecchi T-62 cercando disperatamente di conquistare terreno su cui trattare.
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Il generale Dvornikov avanza nel Donbass

I russi senza più mezzi schierano i vecchi T-62 cercando disperatamente di conquistare terreno su cui trattare.
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Il generale Dvornikov avanza nel Donbass

I russi senza più mezzi schierano i vecchi T-62 cercando disperatamente di conquistare terreno su cui trattare.
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I russi senza più mezzi schierano i vecchi T-62 cercando disperatamente di conquistare terreno su cui trattare.
Come i dardi degli arcieri persiani di re Serse erano così numerosi da oscurare il cielo, così nella battaglia per il Donbass proseguono i combattimenti all’ombra delle artiglierie russe. In questi ultimi giorni il generale Alexander Dvornikov pare infatti essere riuscito a interrompere la sequela di umilianti sconfitte che hanno devastato il morale dell’esercito di Mosca sin dall’inizio della guerra. Sotto il suo comando si sono stabilizzate le posizioni russe nel Nord a Charkìv – dopo però una serie di sconfitte che le hanno limitate ormai a un lenzuolino di terra di 10 chilometri a ridosso del confine – e a Sud a Chersòn, dove i contrattacchi ucraini sono resi difficoltosi dalle fortificazioni costruite dal nemico e dalla mancanza di ripari naturali. La superiorità numerica e di fuoco russa si è così concentrata su un fronte ridotto che può essere gestito dalla limitata logistica rimasta al Cremlino e, grazie a una retroguardia relativamente sicura, i battaglioni “Z” – che in alcuni punti sovrastano con un rapporto di 7 a 1 le forze ucraine – avanzano ora lentamente ma con costanza negli oblast’ di Luhans’k e Donec’k. Siamo lontani da qualsiasi guerra lampo nella fertile pianura ucraina ma il criminale Putin ora pare accontentarsi di tutto quello che passa il convento, degradando la strategia per la conquista del Paese dei Girasoli a un’opportunistica auftragstaktik (tattica basata sulle singole missioni). Dopo che sono state contenute a Izjum le forze russe della 35esima e 36esima Armata di Armi Combinate – unità in cui vengono schierate contemporaneamente più tipologie di mezzi corazzati con diverse finalità – la pressione si è infatti spostata più a Est, approfittando del fatto che le forze di Zelensky si erano dovute ritirare verso Yarova per evitare di restare insaccate a Oskil: così ora la città di Lyman è diventata il nuovo obiettivo degli attaccanti. LEGGI TUTTI GLI ARTICOLI “CRONACHE DI GUERRA” Continuando in senso orario, è invece in atto un movimento a tenaglia che da Bilohorivka (a Nord) e Popasna (a Sud) punta a tagliare fuori i difensori di Sjevjerodonec’k e Lysyčans’k che si trovano da più di una settimana impiegati in combattimenti molto duri. Le rovine di Popasna, cittadina di 20mila abitanti completamente annichilita dall’avanzata del ruscismo (il fascismo russo) sono base anche di un altro saliente offensivo che vorrebbe portare i mercenari del gruppo Wagner, la 76esima brigata aviotrasportata e la 336esima brigata di fanti di marina russi – solitamente di stanza nel Baltico – a minacciare le città di Soledar e Bachmut. Queste ultime due sono l’estrema linea di difesa ucraina su quella direttiva prima delle città di Slov’’jans’k e Kramators’k, la seconda già famosa per il massacro dei civili alla sua stazione ferroviaria a opera di un missile balistico Točka russo. Queste due città sono state pesantemente fortificate dagli ucraini e rappresentano, insieme alla martoriata Sjevjerodonec’k, il più grande argine a questo formidabile sforzo russo per mangiarsi quanti più pezzi di Ucraina possibili prima di sedersi al tavolo negoziale. In questo triste bollettino si palesa però una notizia che fa ben sperare: nei giorni scorsi la Russia è arrivata alla decisione di schierare i suoi vetusti carri armati T-62S, veri e propri pezzi da museo vecchi di sessant’anni. Anche se destinati alle retrovie, questa scelta disperata testimonia come le forze armate silovike siano state condotte sull’orlo del collasso materiale dalla resistenza tenace degli ucraini. Sta ora ai 40 Paesi riunitisi a Ramstein permettere a Kyiv di continuare a combattere. di Camillo Bosco

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