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Irpin’ difese Kyiv

Le immagini registrate evidenziano in maniera inequivocabile l’intenzione russa di distruggere dalle fondamenta ogni realtà -inclusa l’essenza stessa – ucraina
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Irpin’ difese Kyiv

Le immagini registrate evidenziano in maniera inequivocabile l’intenzione russa di distruggere dalle fondamenta ogni realtà -inclusa l’essenza stessa – ucraina
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Irpin’ difese Kyiv

Le immagini registrate evidenziano in maniera inequivocabile l’intenzione russa di distruggere dalle fondamenta ogni realtà -inclusa l’essenza stessa – ucraina
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Le immagini registrate evidenziano in maniera inequivocabile l’intenzione russa di distruggere dalle fondamenta ogni realtà -inclusa l’essenza stessa – ucraina
Irpin’ – Insignita dal Presidente Zelenskyy del titolo di “eroina dell’Ucraina”, la città da cui scriviamo simboleggia l’epilogo del delirio putiniano di prendere Kyiv in tre giorni. Camminando un paio di chilometri oltre la meravigliosa piazza centrale, rimasta miracolosamente indenne grazie allo sbarramento frapposto dalla difesa territoriale d’Irpin’ all’avanzata delle truppe rasciste, vediamo alcuni bambini giocare nello stadio della squadra locale evitando i crateri neri lasciati dall’artiglieria russa sul manto erboso del campo da calcio. Su quello stesso prato su cui ora trionfa la vita, 500 giorni fa si correva per sfuggire alla morte. Spalti e gradinate sono crollati, l’impianto d’illuminazione è stato distrutto e tutti i cancelli sono divelti: i russi hanno lasciato ogni genere di rifiuto occupando l’intera area incluso il centro polisportivo “ДЮСШ” antistante, sulle cui mura demolite risaltano i girasoli disegnati a mano dai bambini. Attraversando la strada entriamo in un enorme caseggiato ridotto a un rudere: ci dicono che era una delle filiali locali dell’Istituto bancario Reiffheisen ma non abbiamo modo di verificare quest’informazione perché i russi l’hanno demolita un colpo dopo l’altro sino a farne collassare persino le mura interne. Per le vie d’Irpin’ s’è combattuto casa per casa, metro per metro. Le centinaia di fori causati da schegge e proiettili tuttora presenti nelle lamiere paravento lungo le strade nella parte vecchia della città testimoniano tuttora la violenza di quegli scontri. Poco distante dal centro, visitiamo il cimitero delle auto: lì sono state portate le carcasse delle vetture crivellate di fori o bruciate in cui hanno perso la vita decine di civili di Irpin’, Bucha e Hostomel’.
 
In quelle tre città martiri della resistenza ucraina, al loro passaggio i russi hanno invaso, depredato, distrutto e poi dato fuoco praticamente a ogni edificio. Le villette che i russi hanno occupato e in cui hanno saccheggiato, violentato e massacrato centinaia di civili sono ora ridotte a un cumulo di lamiere e cenere. Gli edifici più alti, le cui facciate sono ancora annerite e sventrate dai colpi di cannone, sono stati razziati da centinaia di soldati che vi sono entrati sfondando le porte degli appartamenti e persino i muri. Le immagini da noi registrate evidenziano in maniera inequivocabile l’evidente intenzione russa di distruggere e annullare dalle fondamenta ogni realtà -inclusa l’essenza stessa- ucraina. LEGGI TUTTI GLI ARTICOLI “CRONACHE DI GUERRA”
Abbiamo conosciuto il sindaco Oleksandr Markushin e il suo braccio destro Andrey, che con enorme dedizione e spirito di sacrificio non hanno mai abbandonato la città d’Irpin’ neppure nel momento peggiore, cioè quando i tank russi erano a pochi chilometri da quel ponte attraverso cui avrebbero potuto raggiungere una Capitale ucraina ormai assediata. Anch’egli rifiutatosi d’essere evacuato, pochi giorni prima il primo cittadino di Hostomel’ era stato trucidato dai russi, mentre quello di Bucha era fortunosamente riuscito a mettersi in salvo. La coraggiosa decisione di isolarsi con il nemico, facendo saltare quell’ultimo ponte (che nelle nostre riprese vedrete in opera di rifacimento) ha cambiato il corso degli eventi e della Storia, impedendo ai russi di completare il disegno malvagio di Putin.
Di Alla Perdei e Giorgio Provinciali

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