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Kursk

Bugie di guerra

Dopo la penetrazione delle Forza armate ucraine a Kursk il Cremlino punta sulla disinformazione per mantener la calma tra i russi

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Dopo la penetrazione delle Forza armate ucraine a Kursk il Cremlino punta sulla disinformazione per mantener la calma tra i russi

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Dopo la penetrazione delle Forza armate ucraine a Kursk il Cremlino punta sulla disinformazione per mantener la calma tra i russi

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Dopo la penetrazione delle Forza armate ucraine a Kursk il Cremlino punta sulla disinformazione per mantener la calma tra i russi

Khmelnytskyj – Nonostante le ripetute rassicurazioni dei media pilotati dal Cremlino circa la stabilizzazione della situazione a Kursk, la penetrazione delle Forze armate ucraine prosegue – documentata dagli stessi civili e militari russi – in tutte le direzioni di quell’oblast’. Com’è possibile vedere dalle decine di video geolocalizzati che hanno registrato i circuiti di sicurezza russi e le ЗСУ entranti, a presidiare quelle zone di confine i generali russi avevano messo giovani coscritti malarmati – nella maggior parte dei casi neanche ventenni – e kadyroviti che si sono arresi senza neanche combattere.

Per queste ragioni, senza incontrare alcuna resistenza gli ucraini sono avanzati e hanno iniziato a trincerarsi aspettandosi un attacco ritorsivo russo che per i primi due giorni non è arrivato. Dal terzo giorno in poi le Forze armate russe hanno iniziato a bombardare a tappeto tutte quelle aree usando prima i droni-kamikaze “Lancet” (che sono simili a colpi d’artiglieria guidati) e poi un’enorme quantità di bombe aeree plananti con cui hanno colpito la propria stessa gente e le loro case.

media russi stanno tuttavia trasmettendo in queste ore un messaggio opposto: «I nazisti ucraini stanno colpendo le nostre abitazioni, saccheggiando i nostri villaggi e violentando le nostre donne». Corroborate da false testimonianze oculari e dichiarazioni fittizie di presunti prigionieri ucraini, centinaia di clip divulgano in questo modo storie false su presunte intimidazioni e uccisioni di civili, saccheggi e altri crimini di guerra. Con l’aiuto dei propri servizi speciali, che indossando l’uniforme delle Forze armate ucraine stanno inscenando provocazioni contro i civili di Kursk, la macchina della disinformazione del Cremlino sta in pratica ambientando a Sudzha quel che i russi fecero a Bucha.
Riprese effettuate lì, a Irpin’, Izium, Balakliia, Trostianets’, Kherson e in altre città martiri dell’Ucraina vengono trasmesse in queste ore dai telegiornali russi con voci narranti che le raccontano in senso opposto, così come  i successi ottenuti in campo dagli ucraini nel corso della vittoriosa controffensiva del 2022 che vengono rivenduti come vittoriose ricacciate oltreconfine. Perfino le recenti produzioni ucraine in ambito militare vengono rivendute dai russi come proprie invenzioni: l’ultimo caso in ordine di tempo è quello della come la torretta robotica “Shablya”, che viene presentata ai russi come frutto della loro migliore ingegneria, chiamandola “Chapay”.

Che la leadership russa menta non solo ai propri cittadini ma anche a sé stessa è un fatto ormai acclarato: dalle stime delle perdite e dei danni arrecati agli ucraini – che talvolta superano perfino quelle delle unità impiegate – ai sempre più frequenti annunci d’evacuazione di quei residenti che dovrebbero – a loro dire – trovarsi invece in distretti lontani dalla guerra, appare chiaro che il fulmineo blitz ucraino abbia mandato in cortocircuito anche il fronte mediatico di questa guerra. Tuttavia, pare che la fulminea offensiva ucraina abbia colto tanto di sorpresa anche quel versante da farne inceppare un meccanismo rodato da quasi un quarto di secolo. Per ogni video diffuso dai russi ne compare infatti uno ucraino in grado di svelare l’inganno, smentendo in maniera tanto precisa la narrativa russa da far diventare quelle clip virali perfino nei canali Telegram più vicini al Cremlino.

 Come ha sottolineato il Presidente ucraino Zelenskyj, il nome di “Kursk” contraddistinse l’inizio del ciclo dittatoriale di Putin ma potrebbe fare altrettanto siglandone la fine anche sotto questo punto di vista. Quando il 12 agosto di 24 anni fa s’inabissò il sottomarino che fu varato con tale nome in onore della più grande battaglia di mezzi corazzati della Seconda guerra mondiale, Putin osservò un agghiacciante silenzio sul caso rifiutando qualsivoglia soccorso estero e lasciando i 23 marinai che sopravvissero all’incendio del sommergibile a una fine atroce. Ad appena tre mesi dal suo insediamento al Cremlino quella fu la prima avvisaglia del suo approccio ai media russi, che furono progressivamente imbavagliati e censurati al punto da ridurre al silenzio ogni forma di dissenso. 

Ventiquattro anni dopo, l’ordine impartito dopo l’incursione ucraina subita a Kursk è sempre il medesimo: ricostruire la realtà a proprio uso, plasmando circostanze ed eventi in modo trarne il massimo vantaggio.

Stavolta pare che il giochetto non gli sia riuscito.

di Giorgio Provinciali

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