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Kyiv e Milano sono vicine

Sensibilizzare l’opinione pubblica italiana sul sacrificio richiesto oggi come 80 anni fa per contrastare le ideologie dei regimi e difendere la libertà e la democrazia
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Kyiv e Milano sono vicine

Sensibilizzare l’opinione pubblica italiana sul sacrificio richiesto oggi come 80 anni fa per contrastare le ideologie dei regimi e difendere la libertà e la democrazia
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Kyiv e Milano sono vicine

Sensibilizzare l’opinione pubblica italiana sul sacrificio richiesto oggi come 80 anni fa per contrastare le ideologie dei regimi e difendere la libertà e la democrazia
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Sensibilizzare l’opinione pubblica italiana sul sacrificio richiesto oggi come 80 anni fa per contrastare le ideologie dei regimi e difendere la libertà e la democrazia
Kyiv – La Capitale ucraina è oggi un gigantesco spazio espositivo dedicato ai coraggiosi resistenti di Mariupol’. Coloro cioè che in questi 9 lunghi anni hanno perso la vita difendendo le terre martoriate del Donbas dall’aggressione russa, chi tuttora vive vessato e oppresso sotto occupazione e quei prigionieri tenuti in ostaggio in condizioni disumane nei lager russi di cui s’è persa ogni traccia. Migliaia di bandierine gialloblù e rossonere sono oggi piantate nelle aiuole di quella Piazza dell’Indipendenza in cui nel 2014 l’Ucraina riaffermava coraggiosamente il proprio futuro libero, democratico ed europeo. Il fatto che ciascuna di esse rechi a penna una dedica in memoria d’un caduto restituisce visivamente la misura dell’immane sacrificio che ha comportato resistere.
Proseguendo per Khreshchatyk street, un enorme banner -grande quasi quanto l’intera facciata del palazzo del Consiglio comunale di Kyiv- reca la scritta “Azovstal: free Mariupol defenders”. Sul marciapiede antistante, gli stand dinnanzi a due fuoristrada crivellati di colpi usati dalla 3a brigata d’assalto Azov per liberare Chornobaivka ricordano l’importanza delle donazioni: centinaia infatti sono le vetture inviate ogni giorno al fronte grazie alle raccolte fondi.
Al Reggimento Azov è dedicato l’intero spazio pedonale su Piazza Sofiivska: centinaia di poster con le foto dei giovani caduti per liberare Bakhmut sono esposti accanto a quelli che ritraggono quegli eroi d’acciaio che asserragliati nell’Azovstal difesero Mariupol’, ma anche chi la liberò già una volta nel 2014. Dinnanzi a un cuore in acciaio, un enorme banner ricopre quasi completamente la facciata del Ministero degli Interni: «МАРІУ́ПОЛЬ: ВАШ ПОДВИГ РЯТУЄ УКРАЇНУ» (Mariupol’: la tua impresa ha salvato l’Ucraina). L’hashtag #saveAzov è presente ovunque, perfino dinnanzi a Bat’kivshcyna-Maty, il monumento più alto d’Europa raffigurante la madrepatria Vittoria che volge oggi lo sguardo a Mosca alzando il tridente ucraino. LEGGI TUTTI GLI ARTICOLI “CRONACHE DI GUERRA”
Diversamente da quanto accade ad altri corrispondenti esteri, spesso nei collegamenti con l’Italia ci viene chiesto se la guerra in Ucraina sia davvero così brutta, se Zelenskyi non sia ancora disposto a tendere la mano all’aggressore cedendogli parte dei territori occupati, e se la pace è vicina o qui s’intende ancora combattere. Interdetti, nel replicare ci assale un profondo senso di sconforto che stringe gola e cuore tanto da non lasciar uscire neanche un soffio.
Per queste ragioni, noi e chi qui ha potuto leggerne su giornali e social, abbiamo molto apprezzato la mostra fotografica “Eyes of Mariupol”, allestita dalla Comunità ucraina in Italia “UaMï” col patrocinio del Comune di Milano e del Consolato Generale ucraino. Come quelle esposte a Kyiv infatti, le immagini presentate nel cuore della Milano – medaglia d’oro della Resistenza raccontano le storie di coloro che a costo della vita difesero non solo Mariupol’ dall’invasione russa ma quei valori che accomunano ogni Paese democratico, civile ed europeo. Sensibilizzare l’opinione pubblica italiana sul sacrificio richiesto oggi come 80 anni fa per contrastare le ideologie dei regimi e difendere l’indipendenza, la libertà e la democrazia è stato un gesto molto coraggioso da parte del Sindaco Giuseppe Sala. Vedere le stesse immagini per le vie meneghine e quelle della Capitale ucraina ha di colpo annullato ogni distanza, riaffermando l’importanza di trovarsi uniti di fronte a quelle sfide che ciclicamente pongono l’Uomo dinnanzi a un crocevia per l’inferno. Di Alla Perdei e Giorgio Provinciali

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