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Lysyčans'k

La presa di Lysyčans’k: un pugno di mosche per il Cremlino

Nonostante la presa di Lysyčans’k, il comando interforze ucraino sfugge per la seconda volta all’accerchiamento russo. Cresce il nervosismo tra i blogger militari russi.

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La presa di Lysyčans’k: un pugno di mosche per il Cremlino

Nonostante la presa di Lysyčans’k, il comando interforze ucraino sfugge per la seconda volta all’accerchiamento russo. Cresce il nervosismo tra i blogger militari russi.

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La presa di Lysyčans’k: un pugno di mosche per il Cremlino

Nonostante la presa di Lysyčans’k, il comando interforze ucraino sfugge per la seconda volta all’accerchiamento russo. Cresce il nervosismo tra i blogger militari russi.

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Nonostante la presa di Lysyčans’k, il comando interforze ucraino sfugge per la seconda volta all’accerchiamento russo. Cresce il nervosismo tra i blogger militari russi.

Lysyčans’k è caduta in mani rusciste: ma cui prodest? La risposta ce la danno i nostri affezionati blogger militari russi. Ad esempio l’etnonazionalista Murz, che lamenta come dalla città accerchiata siano stati evacuati nei giorni scorsi più di 50 camion dell’esercito ucraino. «Nessuno ha trasformato questa ritirata in un inferno per gli ucraini» lamenta il russo, che ha nostalgia di quando, nel 2014, l’esercito di Kyiv si ritirò da Ilovajs’k in disordine e con gravi perdite. Le forze armate ucraine sono però cambiate molto in questi anni e Murz non manca di notarlo: «Le mie congratulazioni a quei propagandisti che una settimana fa ritenevano la città isolata quando invece tutte le truppe nemiche hanno mantenuto il controllo della situazione e le unità veterane e più motivate sono sfuggite al calderone che avevamo creato per distruggerle».

Quest’ultima frase è significativa e getta una nuova luce sulla seconda fase del conflitto, che pare venga supervisionata dal criminale Putin in persona. A parte la bieca propaganda, la scelta moscovita di investire nella conquista del Donbas tutte le forze russe sopravvissute alla rotta dalla capitale ucraina aveva in effetti destato qualche dubbio strategico. Questa zona era in realtà molto simile come stallo al teatro operativo di Sumy o Černihiv: le città, come Charkìv, si mostravano ben difese e la linea di contatto stabilita dagli accordi di Minsk, fortificata con dovizia, non si era mossa di un passo. Sarebbe stato meglio, in teoria, investire più risorse possibili nel fronte a Sud. La conquista di Odesa avrebbe segnato la fine definitiva dell’accesso ucraino al Mar Nero e permesso inoltre il ricongiungimento con la Transnistria. La presa di Zaporižžja poi avrebbe aperto le porte per la conquista della città di Dnipro e quindi di una delle aree industriali più grandi del Paese dei Girasoli.

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Al contrario, il Cremlino ha scelto di scaricare la sua superiorità numerica in un punto del fronte con pochi obiettivi strategici (dei quali ancora nessuno caduto in mano agli invasori) e difeso dal Comando interforze ucraino. Risulta così chiaro come i siloviki non abbiano ancora abbandonato l’idea di distruggere quell’apparato europeista (che loro, improvvidi, definiscono «nazista») creatosi dopo Euromaidan e come impieghino le Z truppen nel tentativo di distruggere quei soldati che negli ultimi otto anni si sono addestrati per difendere proprio quegli ideali europeisti dalla protervia ruscista.

A fronte di questo, conquistare Lysyčans’k o Sjevjerodonec’k (o, meglio, le loro rovine) importa poco nel vaste programme dell’operazione Z, se le unità giallazzurre rimangono operative. Ogni qualvolta un contingente veterano ucraino sfugge a un accerchiamento, il generale “Droopy” Gerasimov deve invece registrare l’ennesimo fallimento e optare per un Maalox.

Ora infatti gli ucraini si stanno ritirando presso la barriera difensiva che corre dalla città di Severs’k a quella di Bakhmuts’ke (approntata in queste settimane con linee multiple di trincee) e da lì preparano a dar battaglia. Nessuno sa se, e per quanto, le fortificazioni saranno sufficienti a contenere la massa dei soldati katsap in arrivo, ma si tratta certo di un fronte molto più difendibile dove aspettare che gli aiuti militari occidentali raggiungano la massa critica utile a volgere le sorti della guerra.

di Camillo Bosco

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