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Quando la propaganda russa entra nelle scuole

La propaganda russa è entrata a pieno titolo nello spazio informativo europeo e in Italia ha invaso anche istituzioni e scuola

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Quando la propaganda russa entra nelle scuole

La propaganda russa è entrata a pieno titolo nello spazio informativo europeo e in Italia ha invaso anche istituzioni e scuola

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Quando la propaganda russa entra nelle scuole

La propaganda russa è entrata a pieno titolo nello spazio informativo europeo e in Italia ha invaso anche istituzioni e scuola

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La propaganda russa è entrata a pieno titolo nello spazio informativo europeo e in Italia ha invaso anche istituzioni e scuola

Kyiv – Se in questi due anni la situazione è cambiata molto sul fronte militare di questa guerra ibrida, è accaduto altrettanto su quello informativo e mediatico. La strategia russa s’è adattata infatti all’esigenza – ben più redditizia in termini di consenso interno per Putin – di presentare la guerra come una necessità esistenziale, contro un nemico ben più grande della sola Ucraina. Per questo nel suo lungo discorso alla nazione l’autocrate russo ha menzionato più sovente l’Occidente rispetto al Paese invaso.

Per tutto il 2022 (e per tutti gli otto anni precedenti) la propaganda russa ha poggiato su tre grandi pilastri, fondamentali per convincere l’opinione pubblica dei Paesi-target dell’inevitabilità del conflitto, giustificandola come un’azione preventiva necessaria a ‘proteggere’ le popolazioni russofone del Donbas, smilitarizzare l’Ucraina e ‘denazificarla’ eradicando ogni forma d’ucrainità in quanto avversa. In questi due anni le menzogne russe sono presto venute a galla, mostrando una realtà opposta a quella descritta dai propagandisti, che ora sono chiamati a correggere il tiro. È ormai ben chiaro, infatti, che a opporre la più strenua resistenza all’avanzata rascista furono (e sono tuttora) proprio gli ucraini russofoni, che non solo non c’era alcuna arma puntata contro la Russia ma che semmai è stata quest’ultima ad ‘abbaiare’ avvicinandosi ai confini con la Nato e che a riportare alla memoria i peggiori crimini compiuti dai nazisti (e la guerra in Europa) è stata semmai la Russia.

Cadute le ultime foglie di fico e svergognati anche i più incalliti negazionisti, oggi la propaganda russa invade lo spazio informativo europeo (e italiano, in maniera dilagante) con tre nuovi assunti: a volere la pace è Mosca; continuare ad armare l’Ucraina è inutile e porterà solo a nuove vittime; la gente in Occidente è stanca di far le spese d’una guerra altrui ma è ostaggio di leader guerrafondai. Non stupisce in questo senso la strumentalizzazione in ottica filorussa di contestazioni come quella “dei trattori” o la sempre più frequente presenza televisiva di ‘autorevoli’ propagandisti.

A tutto però c’è un limite, soprattutto se certe azioni vengono compiute in barba alle misure disposte per legge e consentono alla propaganda russa d’entrare nelle scuole e negli atenei italiani. È il caso – segnalato da Massimiliano Coccia su “Linkiesta” – della professoressa Mara Morini, associata di Politica comparata all’Università di Genova, che da anni collabora con un ente sanzionato dall’Ue e finanziato direttamente dal Ministero degli Esteri russo quale è il The Aleksandr Gorchakov Public Diplomatic Fund. Tale fondo ne ha addirittura sostenuto economicamente la presenza in Russia, accanto alla portavoce di Sergej Lavrov Maria Zacharova, in occasione del primo anniversario dell’invasione russa dell’Ucraina.

Sempre secondo “Linkiesta”, la professoressa Morini è anche membro scientifico della rivista “Diplomatic Service” (edita dal Ministero degli Esteri russo) e del progetto “Ascont” (di cui è responsabile). Ci si chiede come sia possibile che una dipendente dello Stato italiano (che, stando a quanto dichiara, «sogna di regalare il suo libro a Putin») possa continuare a insegnare collaborando con un ente russo sanzionato dal suo stesso governo.

Ciò ha suscitato notevole indignazione anche a Kyiv, tanto da portare l’Ambasciata d’Ucraina in Italia a spiegare in una nota a questo giornale che «di recente Margarita Simonyan – nota propagandista russa – ha parlato di una rete efficace d’agenti russi in Europa e ha elogiato il loro lavoro nella diffusione di disinformazione e narrazioni del Cremlino nello spazio mediatico europeo. Oggi scopriamo d’un professore italiano che ha stretti legami con la Federazione Russa e ha senz’altro contribuito alla diffusione della narrazione filorussa nel dibattito scientifico italiano.

La fase della guerra ibrida russa contro i Paesi occidentali è entrata nelle sue fasi più calde. Consentire il sostegno aperto al regime autoritario russo in ambito mediatico e perfino all’interno delle scuole, sfruttando l’autorevolezza di professori e studiosi, significa influenzare questa opinione nelle menti dei giovani, minando i princìpi di neutralità e apoliticità del processo educativo».

di Giorgio Provinciali

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