L’Ucraina difende il mondo da 700 giorni
I nostri inviati decidono di visitare in ordine cronologico l’elenco dei siti danneggiati dalla criminale roulette russa, quella che in passato sfiorò le loro tempie
L’Ucraina difende il mondo da 700 giorni
I nostri inviati decidono di visitare in ordine cronologico l’elenco dei siti danneggiati dalla criminale roulette russa, quella che in passato sfiorò le loro tempie
L’Ucraina difende il mondo da 700 giorni
I nostri inviati decidono di visitare in ordine cronologico l’elenco dei siti danneggiati dalla criminale roulette russa, quella che in passato sfiorò le loro tempie
I nostri inviati decidono di visitare in ordine cronologico l’elenco dei siti danneggiati dalla criminale roulette russa, quella che in passato sfiorò le loro tempie
Kyiv – Erano le 5.40 del mattino quando i vetri hanno iniziato a vibrare tanto forte da svegliarci. Il tempo di renderci conto dalle app sui nostri smartphone che l’allerta aerea era già in corso e una serie d’esplosioni sempre più fragorose e ravvicinate arriva a scuotere anche i muri. Presi gli zaini attendiamo nei vani più interni del nostro appartamento il suono lungo dell’ultima sirena, che detta i tempi tra la fine d’un incubo cieco e l’inizio d’un altro a occhi aperti. Riceviamo l’elenco dei siti danneggiati in quella criminale roulette russa che già due volte in passato sfiorò le nostre tempie. Decidiamo di visitarli in ordine cronologico. Per dare una misura al grado di letalità d’un singolo drone iraniano Shahed, ci par giusto riportare in questo scritto che la distanza in linea d’aria tra quelle esplosioni e la nostra casa in centro è pari a circa quattro chilometri. Doveroso ricordarlo, perché sempre più sovente leggiamo descritti gli Uav come armi di minor efficacia. Sappiate che in taluni attacchi, i criminali russi ne hanno sparati contro l’Ucraina fino a un centinaio nello stesso attacco.
Il primo luogo di morte prescelto dai terroristi russi è una scuola: fortunatamente al suo interno non si trovavano alunni al momento dell’esplosione ma dai dormitori nei palazzi limitrofi escono diversi ragazzi feriti. Qualcuno resta in silenzio a osservare quello scempio, mentre qualcun altro impreca contro Putin e i russi. Fiocchi di neve grandi quasi quanto palline da golf sembrano voler coprire per le malefatte di quegli assassini, stendendo per decenza un velo bianco su quelle macerie. Registrate le immagini, giungiamo al secondo sito d’impatto: si tratta d’una palazzina di cinque piani abitata da famiglie. Mentre iniziamo le nostre riprese, alcuni bambini raccolgono a terra i loro giocattoli fra le macerie dei terrazzi crollati. Di tutta la facciata, se n’è salvato soltanto uno e attraverso i vetri delle sue finestre scorgiamo un anziano signore stringere al petto una donna in lacrime. La fermata dell’autobus sul ciglio della strada è completamente carbonizzata. Accanto, i resti di due auto vengono caricati s’un carro attrezzi.
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Per raggiungere il terzo luogo colpito non serve leggerne l’indirizzo: basta seguire l’odore caratteristico dell’esplosivo usato nelle munizioni circuitanti iraniane. In questi mesi purtroppo abbiamo imparato a conoscerlo così bene che ci basta abbassare i finestrini dell’auto per capire se ci stiamo avvicinando al bersaglio prescelto dai russi. In questo caso si tratta d’un condominio abitato da civili. Nastri bianchi e rossi e alcune transenne delimitano un’ampia area entro la quale i pompieri stanno ancora rimuovendo le macerie. I lampeggianti delle auto della polizia illuminano i volti delle persone estratte, molte delle quali sono gravemente ferite. Una donna in lacrime ci chiede di registrare tutto per sbattere tutto quel male in faccia a chi lo nega. Difficile spiegarle che le regole imposte dai principali social media impongono la censura ai contenuti più cruenti ma faticano a bloccare quelli -non meno offensivi- con cui la propaganda russa continua invece a scorrere indisturbata sugli schermi di milioni d’utenti. Quando raggiungiamo il quarto obiettivo segnalato vediamo un uomo intento a riparare i danni causati alla sua abitazione da alcuni frammenti che l’hanno danneggiata. Resiliente, laboriosa e indomita, l’Ucraina è cosi. In ogni luogo distrutto abbiamo sempre visto intervenire operai, volontari allestire punti di raccolta e soccorso, tecnici al lavoro per ripristinare ogni cosa nel più breve tempo possibile affinché le pugnalate ricevute sembrino aver scalfito appena la corazza ma non il cuore di questa gente. È l’alba del 25 gennaio 2024: l’Ucraina difende il mondo da 700 giorni.
Di Alla Perdei e Giorgio Provinciali
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