«Quello che avete visto in Crimea è solo l’inizio» avevano fatto sapere da Kyiv dopo l’attacco alla base aerea russa di Novofedorivka. L’avviso sembra far eco al monito del criminale Putin («Chi ci vuole battere sul campo di battaglia sappia che la Russia non ha ancora iniziato a fare sul serio») proferito durante un’ennesima riunione coi suoi dignitari attorno a un tavolo lunghissimo, mobilio ormai leitmotiv delle sue apparizioni. Gli ucraini l’hanno preso in parola, dimostrando le loro capacità di colpire le Z truppen ovunque ve ne sia bisogno.
Non vi sarà una conferma ufficiale dell’attacco da parte di Zelens’kyj, come per gli attacchi a Belgorod e vicino Kursk, e il motivo è molto semplice: la Russia non ha mai dichiarato guerra all’Ucraina secondo i canali ufficiali mentre, per paradosso, sarebbero i bombardamenti ucraini su suolo russo – o nei territori annessi – a implicare la fine dello stato legale di pace tra le due nazioni.
Il ragionamento è grottesco ma nel mondo distorto dell’Operazione Z si è costretti a rabberciare i rapporti internazionali con questi “vedo, non vedo”, senz’altro accolti a braccia aperte da quel Cremlino che non desidera disturbare i moscoviti con un’inezia tale come la guerra. D’altronde, i cittadini della capitale – vera e propria fürstenstadt dove i ‘sudditi’ del ‘principe’ vivono alle spese del resto dell’impero – potrebbero prenderla parecchio male se obbligati a una mobilitazione che farebbe passare centinaia di migliaia di soldati armi in pugno per la città. Una situazione ipotetica ma del tutto simile, per intenderci, a quella che nel 1917 portò alla caduta della dinastia Romanov.
Parte del “fare sul serio” degli ucraini è invece stata la distruzione di ben quattro batterie antiaeree S-300 russe nelle vicinanze della cittadina occupata di Nova Kachovka nell’oblast’ di Chersòn. Ammesso che sia stato davvero un attacco tramite missili a lunga gittata Atacms lanciati dalla zona tra Mykolaïv e Kryvyj Rih, poco più a Nord, l’eliminazione dei radar di quelle postazioni ha negato la possibilità di un’intercettazione precoce, cogliendo forse così di sorpresa le difese in Crimea. Nel silenzio ucraino e nella mistificazione russa è difficile stabilire l’ammontare delle perdite nella base, ma stime ufficiose parlano di otto caccia Su-27 e quattro Su-30М, sei elicotteri Мi-8, cinque bombardieri Su-24, un grande Іl-20RT per rilevamenti e quattro depositi di armamenti nonché dozzine di vittime e in generale l’annientamento del 43esimo Reggimento aereo del Mar Nero.
Il “fare sul serio” è poi continuato la notte tra il 10 e l’11 agosto nella base aerea Zyabrawka, situata in Bielorussia a pochi chilometri dal confine ucraino, dove un altro goffo soldato ha fatto saltare dei depositi di munizioni con una sigaretta (spiegazione identica a quella data dallo stato maggiore russo). Fatto sta che neanche da lì si alzeranno più aerei per bombardare le città della Terra dei Girasoli.
Sarebbe ora che anche l’Europa facesse sul serio: l’Estonia ha deciso di chiudere i suoi confini ai cittadini russi ed è probabile che la Finlandia la seguirà a breve. L’estensione in tutta l’Unione del blocco dei viaggi (se non per motivazioni umanitarie) forse sarà la scossa finale utile a comunicare al popolo russo la gravità delle scelte del suo zar.
di Camillo Bosco
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