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Lviv: 50 giorni dopo i bombardamenti russi

Siamo tornati nella città colpita da uno dei più brutali bombardamenti russi contro le infrastrutture civili ucraine. Qui nessuno vuole essere chiamato “eroe”
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Lviv: 50 giorni dopo i bombardamenti russi

Siamo tornati nella città colpita da uno dei più brutali bombardamenti russi contro le infrastrutture civili ucraine. Qui nessuno vuole essere chiamato “eroe”
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Lviv: 50 giorni dopo i bombardamenti russi

Siamo tornati nella città colpita da uno dei più brutali bombardamenti russi contro le infrastrutture civili ucraine. Qui nessuno vuole essere chiamato “eroe”
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Siamo tornati nella città colpita da uno dei più brutali bombardamenti russi contro le infrastrutture civili ucraine. Qui nessuno vuole essere chiamato “eroe”
Lviv – 50 giorni dopo uno dei più brutali bombardamenti russi contro le infrastrutture civili ucraine, siamo tornati nella città più occidentale ed architettonicamente europea di tutto il Paese. Era il 6 luglio quando 3 dei 10 missili Kalibr partiti dalla portaerei russa sul Mar Nero sfuggivano alla contraerea ucraina, andando ad impattare all’una del mattino contro un centro residenziale gremito di civili, danneggiando gravemente una decina d’ostelli, la Casa del bambino, due scuole e un asilo. Il bilancio fu drammatico: più di 250 abitazioni colpite e una quarantina di vittime. Le riprese mostrano inequivocabilmente che nel mirino dei criminali russi non c’era alcun obiettivo militare: l’architettura occidentale delle costruzioni sventrate dai missili evidenzia inoltre quanto la Federazione Russa stia attaccando obiettivi e valori europei. Poco distante da quei luoghi, all’interno di una delle strutture ospedaliere più grandi e moderne della città, si trova il centro clinico Unbroken. Autentica eccellenza mondiale nell’ambito della riabilitazione, la struttura accoglie il meglio delle competenze e delle attrezzature specifiche per il recupero funzionale di persone che hanno subito gravi traumi. Tutti sono Unbroken, in ucraino Незламні, cioè indistruttibili. Nonostante le gravi ferite riportate, nessuno qui accetta d’esser chiamato ‘eroe’: «è un eroe chi ha dato la vita per noi. Se siamo qui, significa che abbiamo ancora molto da dare». Clicca qui per leggere l’articolo completo “Indistruttibili non eroi” di Giorgio Provinciali, disponibile anche sull’app La Ragione. Ascolta qui il podcast “Il ricatto di Putin” de La Ragione, disponibile su tutte le piattaforme streaming.

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