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Droni Theran

Mosca chiama Teheran: nuovi droni per l’operazione Z

Tra sanzionati, Mosca e Theran si saldano in un accordo militare: l’Iran permetterà alla Russia di comprare una parte dei suoi droni.
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Mosca chiama Teheran: nuovi droni per l’operazione Z

Tra sanzionati, Mosca e Theran si saldano in un accordo militare: l’Iran permetterà alla Russia di comprare una parte dei suoi droni.
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Mosca chiama Teheran: nuovi droni per l’operazione Z

Tra sanzionati, Mosca e Theran si saldano in un accordo militare: l’Iran permetterà alla Russia di comprare una parte dei suoi droni.
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Tra sanzionati, Mosca e Theran si saldano in un accordo militare: l’Iran permetterà alla Russia di comprare una parte dei suoi droni.

In una sorta di solidarietà tra sanzionati, le dittature khomeinista e ruscista si saldano in un accordo militare. Il Paese dello zafferano darà quindi all’Orso russo la possibilità di acquistare una parte del suo arsenale di droni. La flotta iraniana di velivoli a pilotaggio remoto è d’altronde aumentata a dismisura in questi anni per il combinato disposto dell’isolamento internazionale e delle tensioni regionali.

Il contributo dell’Iran alla soppressione di Daesh è stato vasto, anche se non disinteressato, e le numerose milizie sciite che rappresentano la longa manus dei pasdaran nel Medio Oriente hanno stimolato la creazione di un arsenale aereo parallelo. Arsenale sviluppatosi all’ombra delle sanzioni occidentali, allo scopo sia di proiettare sicurezza sui quei cieli che dal Libano allo Yemen sono sotto l’influenza iraniana, sia di intimorire i nemici a portata di volo. Già nel 2019 i droni comandati dall’ormai defunto Qasem Soleimani attaccarono a stormo, mischiati a missili balistici, i terminal petroliferi di Buqayq e Khurais in Arabia Saudita. Si temette la Terza guerra mondiale o quantomeno una crisi petrolifera ma l’Iran negò l’evidenza, la compagnia Saudi Aramco fu lesta a riparare i danni e Trump si voltò dall’altra parte, salvo poi dimostrare il suo proverbiale comportamento erratico ordinando pochi mesi dopo l’omicidio dello stesso Soleimani.

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L’attacco contro i terminal non fu l’unica azione condotta con i droni: i sauditi sono sotto continuo attacco anche da parte degli insorti yemeniti chiamati Huthi – il cui logo riporta «Allah è grande, morte all’America, morte a Israele, maledizione sugli ebrei, vittoria per l’Islam» – che utilizzano i velivoli iraniani per colpire in profondità tra le sabbie del Regno. Altri entusiastici utilizzatori dei prodotti iraniani sono poi naturalmente i militanti di Hezbollah, il “Partito di Dio” libanese, che a inizio luglio hanno inviato tre droni per disturbare i lavori di trivellazione nel giacimento marittimo israeliano di Karish.

Un utilizzatore meno famoso, e meno entusiasta, è stato invece lo Stato dell’Etiopia: dopo aver ordinato degli esemplari di Mohajer-6 in tutta fretta mentre i ribelli tigrini erano quasi arrivati a lambire la capitale, i droni non si sono dimostrati né utili né funzionanti. Per la sua difesa il governo di Addis Abeba ha invece dovuto contare sui droni cinesi Wing Loong I, ben più capaci di operare con successo nel teatro di guerra africano.

Qualunque sarà la commessa russa, si tratta comunque di una situazione umiliante per il gigante moscovita, ridotto a mendicare aiuti militari. È probabile che vi sia stata anche una richiesta di rifornimento di nuovi missili ma è difficile pensare che Teheran si voglia privare dei suoi gioielli balistici in un momento di così alta tensione interna ed esterna. In ogni caso, tra addestramento e consegna passeranno ancora molte settimane, scandite invece giornalmente dai bombardamenti dei nuovi sistemi motorizzati lanciamissili – gli Himars – che gli ucraini hanno dimostrato di saper usare magistralmente. Come ieri a Chersòn, dove è stato colpito un centro di comando ruscista e probabilmente liquidato il general maggiore Artem Nasbulin, comandante del 22esimo corpo d’armata russo. Un altro smacco per il criminale Putin, mentre aspetta i nuovi droni per le sue Z truppen. di Camillo Bosco

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