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Mosca senza missili

Mosca senza missili

I siloviki a corto di alternative riguardo lo svuotamento dei loro arsenali: si prospetta un inverno duro e non solo per l’Europa.
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I siloviki a corto di alternative riguardo lo svuotamento dei loro arsenali: si prospetta un inverno duro e non solo per l’Europa.
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I siloviki a corto di alternative riguardo lo svuotamento dei loro arsenali: si prospetta un inverno duro e non solo per l’Europa.
Freddo freddo freddo. Ghiaccio a mai finire. Neve fino alle ginocchia. Mani intirizzite. Geloni. Intorno al fuoco fatuo di una misera stufetta a pellet, l’Europa si prepara tremebonda al suo prossimo inverno. O almeno così ci dipinge la televisione russa, impegnata a rassicurare lo zetista medio che anche se per le sanzioni Sparta piange, Atene di certo non se la spassa. Tuttavia l’era glaciale che ci augura il Cremlino si sta rivelando una fantasia degna di Hollywood e seppure i prezzi dell’energia siano saliti sull’ottovolante della speculazione, anche grazie alla recente decisione dell’Opec, il “generale inverno” si è dimostrato un’arma ‘di proiezione’ assai spuntata. Intanto a Mosca gli investimenti pubblicitari latitano e, per rimediare, sui cartelloni trovano spazio gigantografie di icone sacre ortodosse. Amara ironia, per uno degli Stati con la più alta percentuale al mondo di divorzi e aborti. Queste finzioni scenografiche aumentano a dismisura l’atmosfera distopica in cui è sprofondata la capitale della Federazione Russa, dove gli ufficiali pubblici vengono spediti ad appostarsi persino negli androni dei palazzi per acchiappare i renitenti alla mobilitazione. Sugli sforzi del criminale Putin incombe intanto una minaccia resa ancora più complicata dall’isolamento internazionale in cui versa attualmente la Russia. I missili stanno finendo. Secondo cifre diffuse dal comando ucraino gli arsenali siloviki prima della guerra potevano contare su 900 missili Iskander, 500 Kalibr (lanciati da navi e sottomarini) e 444 missili antinave divisi tra i modelli Kh-101 e Kh-555. Al 12 ottobre di questo gargantuesco arsenale rimangono rispettivamente solo 124 Iskander, 272 Kalibr e 213 missili antinave da lanciare tramite attacchi aerei. In pratica sono quindi esaurite le scorte dei missili lanciabili da camion appositi, mentre le flotte del Pacifico e del Mar Baltico si stanno disarmando per mantenere operativi i battelli lanciamissili di stanza nel Mar Nero. Questi numeri sono forniti da una fonte interessata come lo stesso Paese dei Girasoli ma si dimostrano coerenti con l’uso (possibile ma atipico) da parte dei moscoviti dei missili antiaerei S300 per colpire bersagli al suolo. La riserva missilistica strategica russa si troverebbe quindi in grave affanno e incapace di tenere il passo con un tale ritmo di utilizzo, persino se le fabbriche da cui dipende potessero operare come succedeva prima delle sanzioni del 2014. È importante notare poi che già ora, per colpire un obiettivo, il comando russo deve saturare i cieli ucraini usando una dozzina di missili per permettere ad almeno uno di superare la contraerea ucraina. Lo sciame necessario non potrà quindi che aumentare all’arrivo dei nuovi sistemi di difesa promessi a Zelens’kyj dopo gli attacchi indiscriminati delle scorse settimane. Persino i droni ceduti dal regime di Teheran, che ieri sono tornati a martoriare Kyïv, servono soltanto a far guadagnare un po’ di tempo ai fascisti russi, nel tentativo d’illudere qualche fesso che siano ancora loro a guidare l’offensiva. Non è però chiaro cosa potranno inventarsi quando quest’ultima finzione cadrà e il popolo russo dovrà constatare che lo zar è nudo. Il rischio è che siano invece loro a non superare l’inverno.   di Camillo Bosco

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