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Natale al fronte

Il Natale in Ucraina, oltre le linee Surovikin: distruzione e desolazione ma la bandiera con le firme del nostro direttore e di tanti giovani milanesi, resiste
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Il Natale in Ucraina, oltre le linee Surovikin: distruzione e desolazione ma la bandiera con le firme del nostro direttore e di tanti giovani milanesi, resiste
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Il Natale in Ucraina, oltre le linee Surovikin: distruzione e desolazione ma la bandiera con le firme del nostro direttore e di tanti giovani milanesi, resiste
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Il Natale in Ucraina, oltre le linee Surovikin: distruzione e desolazione ma la bandiera con le firme del nostro direttore e di tanti giovani milanesi, resiste
Fronte Sud – Per ragioni di sicurezza non specifichiamo il luogo esatto in cui ci troviamo, limitandoci a descrivere ciò che si trova oltre le “linee Surovikin” sfondate dalle Forze armate ucraine nel corso della seconda controffensiva. Oltre gli ultimi posti di blocco la regola aurea è non occupare gl’incroci, cercando di sfrecciare il più velocemente possibile per strade dissestate e fangose. Un solo tentennamento può essere fatale, perché i droni da ricognizione russi volano altissimi e sono in grado di cogliere ogni minimo dettaglio a terra. Entro pochi secondi, la loro artiglieria può bersagliare vaste aree sia con munizioni a grappolo che con una quantità impressionante di colpi di mortaio. Basta osservare i crateri a terra lungo il nostro percorso o nei campi erbosi ai suoi lati per capire che fermarsi anche solo una manciata di secondi può rivelarsi mortale. Seguendo le indicazioni d’un soldato con noi in auto ci addentriamo in un dedalo di viuzze tra le rovine di quel che un tempo era una città, raggiungendo gli altri militari al punto d’incontro prestabilito. Lo scenario intorno a noi è spettrale. Post nucleare, più che bellico. Ogni strada, panchina o piccola costruzione è stata distrutta. Lasciata l’auto in un pertugio ricavato fra le grosse macerie delle facciate collassate di due palazzi, corriamo seguendo le indicazioni del soldato. Tra i calcinacci d’un altro stabile, una piccola porta si schiude quanto basta per farci scorgere una mano amica che ci esorta a entrare. Scesa una ventina di gradini ripidi ci addentriamo a fatica in un cunicolo, accovacciati in fila indiana. In un piccolo scantinato vediamo una ventina di materassi stesi a terra, un tavolaccio, un fornello a gas e qualche sedia ricavata dalle abitazioni distrutte. Fra molte bandiere ucraine notiamo quella che l’anno scorso i direttori di questo giornale e molti ragazzi delle comunità ucraine di Milano firmarono con una dedica affinché la consegnassimo a uno di questi soldati, impegnato su tutt’altro fronte della guerra. Il militare ci spiega d’averla portata con sé durante la liberazione dei territori di Kharkiv e persino in Russia, in un’operazione di spionaggio. Scampata miracolosamente a un incendio in cui hanno perso la vita molti di loro, quella bandiera l’ha accompagnato poi a Bakhmut e in Inghilterra, per il training intensivo secondo gli standard Nato: «In realtà, è più quel che abbiamo insegnato noi a loro che ciò che abbiamo imparato. Però è stato bello incontrarsi» racconta invitandoci a trovare posto attorno al tavolo per bere un caffè solubile. Appesi assieme ai vessilli ucraini vediamo decine di disegni fatti a mano dai figli di questi soldati e un paio d’inviti a mantenere in ordine questo luogo di fortuna. Nel locale limitrofo, tra le munizioni, ci sono centinaia di ‘trofei’: mitragliatori, bombe a mano e bazooka russi, che i ragazzi ci mostrano orgogliosamente. Grazie a Starlink riusciremo a comunicare col giornale anche nelle prossime ore, inviando preziosi feedback dal campo. Stupisce la quantità di fuoco a dir poco impressionante a disposizione dei russi: abbiamo contato una media di quattro colpi d’artiglieria ravvicinati ogni cinque minuti. Poi una piccola pausa e altri proiettili colpiscono nuovamente vicino alla nostra posizione tanto da far tremare i muri. Così avanti per ore, incessantemente giorno e notte. Q uando siamo usciti, per prendere in auto qualche provvista portata per Natale a questi ragazzi, abbiamo visto crollare davanti a noi il muro all’ingresso del nostro bunker e prendere fuoco i ruderi d’un cascinale a pochi metri da noi. «I russi dispongono ora d’una quantità impressionante di droni e sanno usarli molto bene. Sono tantissimi e arrivano a ondate, mandati venti alla volta a morire sopra i cadaveri di quelli che sono caduti prima di loro» ci confida un ragazzo, mentre in cielo spunta la prima stella. È Natale, oltre le “linee Surovikin”. di Giorgio Provinciali e Alla Perdei La Ragione è anche su WhatsApp. Entra nel nostro canale per non perderti nulla!

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