Non smettono di attaccare
L’intenzione di Putin è sempre quella di impadronirsi dell’intero Donbas e delle regioni di Kharkiv e Sumy
Non smettono di attaccare
L’intenzione di Putin è sempre quella di impadronirsi dell’intero Donbas e delle regioni di Kharkiv e Sumy
Non smettono di attaccare
L’intenzione di Putin è sempre quella di impadronirsi dell’intero Donbas e delle regioni di Kharkiv e Sumy
L’intenzione di Putin è sempre quella di impadronirsi dell’intero Donbas e delle regioni di Kharkiv e Sumy
Zaporizhzhya – Parlare di controffensiva ucraina senza segnalare i continui tentativi russi d’avanzamento su più fronti sarebbe scorretto. L’intenzione di Putin è infatti sempre quella d’impadronirsi dell’intero Donbas e delle regioni di Kharkiv e Sumy. In quest’ultima direzione, nella sola giornata di ieri le Forze armate russe hanno effettuato pesanti attacchi di mortaio e artiglieria su almeno 15 insediamenti: Iskryskivshchyna, Katerynivka, Zapsillya e Stari Vyrky su tutti. Nella vicina base di Kursk (Russia) continuano ad arrivare munizioni e forze fresche ben addestrate dalla Bielorussia, che con l’arrivo della Wagner Pmc è diventata il più grande training camp russo fuori piazza. Sebbene le forze armate ucraine riescano a contenere il nemico al di fuori dei propri confini di Stato, la popolazione locale è già stata invitata ad abbandonare l’omonimo capoluogo d’oblast’. Similmente, nella regione di Kharkiv sono state colpite Odnorobivka, Hoptivka e Cherneshchyna (distretto di Borova), mentre veri e propri tentativi di sfondamento da parte russa sono stati fermati nelle zone contese in direzione di Kupyansk, così come a Bilohorivka e Karmazynivka, nell’oblast’ di Luhansk.
Per evitare l’accerchiamento di Bakhmut i russi stanno con ogni probabilità usando armi chimiche a base di lewisite, perché diversi soldati della 3a brigata d’assalto separata (parte dell’Azov Sso) segnalano sintomi d’avvelenamento e intossicazione. I russi cercano di mantenere le proprie posizioni sfruttando i nuovi arrivi, mandati al macello sotto i colpi degli ucraini che controllano alcune alture strategicamente utili. Più sotto, nella regione di Donetsk, i russi hanno lanciato pesanti attacchi aerei in direzione di Avdiivka e Marinka, che menzioniamo in quanto mero luogo geografico perché – cannoneggiate da loro per 9 anni – queste città non esistono più. Gli attacchi russi a Shakhtarskyi si sono limitati a futili sortite sostenute dall’aviazione, che ha bersagliato 15 insediamenti vicini a Vuhledar senza ottenere nulla.
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In direzione di Zaporizhzhya e Kherson i russi sono invece nettamente sulla difensiva e ogni bombardamento (sono stati colpiti più di 30 insediamenti) punta a impedire l’avanzata della Zsu. Nelle trincee si dorme letteralmente sui cadaveri dei russi, che pur di non cadere in mano ucraina si suicidano con bombe a mano premute fra il mento e lo sterno o sparandosi un colpo in bocca come suggerito dal manuale operativo, che vieta la resa descrivendo gli ucraini come sadici carnefici nazisti che li ucciderebbero comunque dopo indicibili torture. Ennesima menzogna, perché da sempre gli ucraini fanno dell’invito alla resa lo strumento più efficace per indurre gli occupanti a salvarsi la pelle. Basta vedere le condizioni in cui sono stati restituiti giovedi 45 militari russi, oggetto di scambio con altrettanti uomini ridotti invece a scheletri che hanno consegnato alle Forze armate ucraine.
Il più significativo vantaggio ottenuto sinora da Kyiv è aver interrotto le catene d’approvvigionamento russe grazie ai missili a guida inerziale Excalibur e a lunga gittata Storm Shadow. Dall’inizio dell’invasione l’Ucraina ha inoltre quasi raddoppiato il suo arsenale di carri armati: come correttamente evidenziato da “Bloomberg”, per la prima volta ha più tank (1.500) della Federazione Russa (1.400), che durante il conflitto ne ha persi ben 4mila.
Di Alla Perdei e Giorgio Provinciali
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