Obbedienti non stupidi
Nuove difese per Kyïv mentre i mobiki russi si rifiutano di attaccare.
Obbedienti non stupidi
Nuove difese per Kyïv mentre i mobiki russi si rifiutano di attaccare.
Obbedienti non stupidi
Nuove difese per Kyïv mentre i mobiki russi si rifiutano di attaccare.
Nuove difese per Kyïv mentre i mobiki russi si rifiutano di attaccare.
Ottantatré missili. E la corrente è già tornata a Leopoli. Ottantatré missili. E la metà è stata intercettata dalla contraerea ucraina. Ottantatré missili. E sul fronte di Chersòn le Z truppen arretrano di due chilometri. Ottantatré missili. E il mondo non è mai stato così vicino all’Ucraina. La Francia invierà altre artiglierie motorizzate e la Germania ha disposto la consegna immediata dei nuovi sistemi antiaerei Iris-T, che si andranno ad affiancare alle batterie S300 e alle postazioni Nasams già attive per proteggere i cieli violati dalla prepotenza fascista dei russi. Anche il presidente Biden ha assicurato che nuove difese sono in arrivo, ma purtroppo serve comunque un lasso tempo – settimane, se non mesi – per addestrare gli ucraini che le utilizzeranno. Non un dettaglio che si possa accantonare o comprimere, giacché un militare che non sa usare le proprie armi può essere persino più dannoso di un eventuale nemico.
Lo sanno bene i mobiki russi, figli della mobilitazione parziale voluta dal criminale Putin nel vano tentativo di cambiare il corso della sua blyatkrieg. Come anticipato su queste pagine, sono già centinaia i cittadini coscritti che stanno venendo sbattuti al fronte dopo un addestramento minimo quando non inesistente. Cento di loro si trovano vicino Lyman, uno dei punti più caldi della guerra. Vengono dalla regione russa di Brjansk e hanno una piccola divergenza di opinioni col loro comandante. Lui vuole che attacchino, loro lo invitano a dare per primo il buon esempio. Sarà perché dei precedenti cento che hanno attaccato nei giorni scorsi le posizioni ucraine in quella zona, anch’essi brjanskoli loro corregionali, ne è tornato soltanto uno. Sarà perché questi mesi hanno dimostrato come i russi siano dei sudditi dotati d’una obbedienza inaudita in Occidente, ma questo non ne fa degli stupidi.
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Decenni di sovietismo e putinismo hanno insegnato loro che è meglio calare la testa e aspettare quieti il proprio pezzo di formaggio, ma quando si viene accolti in un sistema così disastrato come quello dell’attuale esercito russo neanche il più grande fanatico può ignorare l’evidenza dei problemi. Con l’inverno in arrivo l’armata russa rischia inoltre di rimanere senza piedi, almeno stando ai disperati appelli dei telegiornali moscoviti per raccogliere scarponi termici con cui equipaggiare la nuova carne da cannone.
Intanto già ieri il numero di razzi lanciati dai ruscisti è calato notevolmente a fronte di un aumento della percentuale di quelli intercettati. Di 28 ordigni ben 20 sono stati atterrati nonché tutti e 13 i droni kamikaze di fabbricazione iraniana con cui il Cremlino si balocca per nascondere il prossimo esaurimento della sua riserva strategica di missili balistici. Data la grande vulnerabilità dei centri di controllo di tali velivoli senza pilota, ora i russi li fanno partire dalla Bielorussia dove tuttavia Lukashenka resiste alle poderose pressioni putiniane che lo vorrebbero parte attiva nella guerra. L’autocrate di Minsk invece, esperto da anni nello sfruttare l’imperialismo di Mosca per ottenere il massimo dando solo l’illusione di essere d’aiuto, attua qualsiasi circo possibile per rimandare. Nessuno ha d’altronde voglia di salire sul carro dei perdenti e le resistenze del “dittatore delle patate” sono il sintomo che all’Operazione Z forse non ci credono manco più i suoi ideatori.
Di Camillo Bosco
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