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Odesa

Odesa, colpito il patrimonio dell’umanità

A Odesa un prete inginocchiato sulle macerie della Cattedrale della Trasfigurazione, colpita dai missili russi, si tiene il volto implorando Dio
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Odesa, colpito il patrimonio dell’umanità

A Odesa un prete inginocchiato sulle macerie della Cattedrale della Trasfigurazione, colpita dai missili russi, si tiene il volto implorando Dio
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Odesa, colpito il patrimonio dell’umanità

A Odesa un prete inginocchiato sulle macerie della Cattedrale della Trasfigurazione, colpita dai missili russi, si tiene il volto implorando Dio
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A Odesa un prete inginocchiato sulle macerie della Cattedrale della Trasfigurazione, colpita dai missili russi, si tiene il volto implorando Dio

Odesa – Un prete inginocchiato sulle macerie della Cattedrale della Trasfigurazione, colpita dai missili russi nelle prime ore di domenica, si tiene il volto implorando Dio di fermare questo massacro. Poco distanti i pompieri raccolgono i resti della chiesa, accarezzandoli con commovente delicatezza per pulirli dalla cenere. Il centro storico di Odesa e la sua cattedrale erano patrimonio mondiale dell’Unesco: colpendoli, domenica mattina la Federazione Russa ha comprovato la propria essenza terroristica e criminale. Già nel 1936 i sovietrussi ordinarono la demolizione di quel luogo di culto dalla storia pluricentenaria, imponendo all’allora capo-architetto della città di firmare un decreto secondo cui essa non aveva alcun valore architettonico.

Da almeno 17 mesi i russi colpiscono le chiese ucraine. Su queste pagine abbiamo descritto la distruzione del Monastero di Santa Elisabetta a Komyshuvakha (avvenuta la mattina del giorno di Pasqua) o l’uccisione di quelle famiglie che, costrette ad abbandonare le proprie case, avevano trovato riparo nella chiesa di Izyum poi bombardata dai russi. Da una settimana i raid su Odesa sono così potenti da far tremare anche le mura dei bunker: oltre alla cattedrale, domenica sono stati colpiti altri 25 monumenti architettonici riconosciuti come patrimonio dell’umanità e 6 edifici residenziali carichi di civili, causando un numero di vittime tuttora indefinito.

Le strade di Odesa ricordano i paesaggi spettrali dell’Europa al termine della Seconda guerra mondiale. Non c’è una strada praticabile. Macerie e calcinacci ovunque, auto distrutte, intere facciate sventrate. Putin replica a Odesa lo scempio fatto a Mariupol. Creando un mix letale, la Federazione Russa lancia giorno e notte Iskander-K e -M, Kalibr, Kh-59, droni, Onyx e Kinzhal Kh-22. Contro quest’ultimi le difese aeree di Odesa sono sguarnite. La logorante attesa degli F-16 e degli Atacms impone a Kyiv di misurare bene i proiettili a lunga gittata con cui colpire i siti di lancio di quei vettori in Crimea, ma anche di sviluppare internamente sistemi difensivi integrativi a quelli forniti dai partner col contagocce, insufficienti a difendere il Paese. Sono già in fase di test sistemi a medio raggio prodotti in Ucraina simili agli Hawk, oltre a missili e droni a lunga gittata. Insieme agli Harpoon, anch’essi terranno sotto tiro le dieci navi da guerra russe di stanza sul Mar Nero.

Il Ministero della Difesa e i media russi raccontano una realtà avulsa da quella di cui tutti, qui, siamo testimoni: la cattedrale non ospitava alcun mercenario straniero né è stata distrutta dalla contraerea ucraina. Tanto che gli stessi propagandisti del Cremlino ne rivendicano con orgoglio la matrice russa: «Raderemo al suolo anche Kyiv e Lviv» urla soddisfatto Soloviev, gradito ospite pure di molte reti televisive italiane. Anche su tutto il fronte Nord – nelle oblast’ di Kharkiv, Sumy e Donetsk – sono in corso violentissimi bombardamenti tanto che, con munizioni a grappolo, le Forze armate russe hanno già distrutto il centro della cultura a Chasiv Yar. Trovano ampio riscontro sul campo le analisi di “Wall Street Journal”, Kiel Institute for the World Economy e “New York Times”: l’Occidente ha fatto troppo conto sul coraggio e sull’ingegnosità ucraini, tentennando nelle forniture di munizioni necessarie e rallentando quelle promesse.

di Alla Pardei

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