Il coraggio di Oleh al fronte
Oleh “Redbull” fa ora parte del 214esimo battaglione speciale che combatte, insieme ad altri, nel punto più caldo del fronte
Il coraggio di Oleh al fronte
Oleh “Redbull” fa ora parte del 214esimo battaglione speciale che combatte, insieme ad altri, nel punto più caldo del fronte
Il coraggio di Oleh al fronte
Oleh “Redbull” fa ora parte del 214esimo battaglione speciale che combatte, insieme ad altri, nel punto più caldo del fronte
Oleh “Redbull” fa ora parte del 214esimo battaglione speciale che combatte, insieme ad altri, nel punto più caldo del fronte
Buio, freddo, fango, esplosioni. Questo Natale è diverso per molti ucraini. Il sergente capo plotone Oleh, nome di battaglia “Redbull”, è uno di quelli che l’ha festeggiato in trincea. Seduto contro il muro di terra di un fossato, fuma una sigaretta per rilassarsi e quando gli chiedono cosa facesse prima della guerra si sorprende a dover raccogliere i pensieri. Come una parola rimasta sulla punta della lingua, gli affiorano d’un colpo i ricordi della sua vita precedente. Di quando a Kyïv divenne, da semplice operaio, il vice responsabile della produzione di doppi vetri nella sua azienda. Un posto di responsabilità in una media impresa, come tanti suoi coetanei europei. I rapporti con la Camera di Commercio della capitale e con i clienti, la soluzione dei problemi alla catena di montaggio: una ritualità spazzata via da Putin nel febbraio scorso quando piovvero i primi missili. Non la vita di un altro bensì una vita interrotta, in una guerra che ha spogliato 40 milioni di ucraini dei loro abiti civili.
Oleh “Redbull” fa ora parte del 214esimo battaglione speciale che combatte, insieme ad altri, nel punto più caldo del fronte. Anche se i russi non riescono a prevalere, le truppe del generale Surovikin attaccano Bachmut senza quartiere e la maggior parte di loro sono i mercenari di Evgenij Prigožin. Dietro ai 40mila ex galeotti reclutati in fretta e furia per rinfoltire i ranghi attendono la loro occasione altri 10mila tagliagole prezzolati che si vantano di torturare e uccidere i prigionieri di guerra.
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Tra questa marmaglia e la civiltà si frappone un sottile muro di decenza e coraggio formato da persone come “Redbull”. Non si tratta però della sua prima guerra, dato che già nel 2014 fu convocato, insieme a tanti altri suoi concittadini, nel tentativo di stroncare il separatismo terroristico fomentato dal criminale di guerra Igor Girkin. Ha combattuto a Luhans’k e difeso l’aeroporto di Donec’k, prima che quest’ultimo venisse annichilito dai combattimenti. All’epoca l’esercito giallazzurro era ai minimi termini e lui ricorda quanto la sua unità fosse fortunata per aver ricevuto il minimo indispensabile per combattere grazie al carismatico comandante Aleksandr Rumynyk. Sembra assurdo pensare che ora le parti si siano invertite con i moscoviti, sempre pronti a rubare persino le uniformi ucraine perché ritenute migliori di quelle fornite dal Cremlino.
All’affievolirsi dei combattimenti in seguito agli accordi di Minsk, Oleh tornò alla sua vita rimanendo comunque un riservista. Combatte così dal 24 febbraio, essendo stato tra i primi richiamati. Lo scorso 2 dicembre è stato ferito alla testa mentre ricaricava la mitragliatrice pesante. I proiettili volavano e non poteva essere evacuato con un mezzo: i russi l’avrebbero senz’altro crivellato. Così si è bendato la ferita, ha finito di ricaricare l’arma e ha strisciato per quasi un chilometro nella foresta tenendosi al di sotto della linea di tiro. È già di nuovo in trincea e a quanti gli chiedono come mai non sia rimasto in congedo medico risponde: «Al fronte serviamo tutti. Se non combatterò io, chi lo farà per me?». Una chiamata al dovere a cui da ben 10 mesi sta rispondendo un intero popolo.
di Camillo Bosco
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