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Muradov

Putin premia i suoi obbedienti

Il massacro degli uomini del generale Muradov, odiato dagli stessi, gli è valsa la promozione di generale a tre stelle da parte di Putin
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Putin premia i suoi obbedienti

Il massacro degli uomini del generale Muradov, odiato dagli stessi, gli è valsa la promozione di generale a tre stelle da parte di Putin
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Putin premia i suoi obbedienti

Il massacro degli uomini del generale Muradov, odiato dagli stessi, gli è valsa la promozione di generale a tre stelle da parte di Putin
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Il massacro degli uomini del generale Muradov, odiato dagli stessi, gli è valsa la promozione di generale a tre stelle da parte di Putin
In un regime obbedire è legge, obbedire senza remore è la perfezione. Il 7 ottobre dello scorso anno il generale russo Rustam Usmanovich Muradov, d’origini daghestane-tabassarane, era stato nominato comandante del Distretto militare orientale. Per l’occasione Sergey Melikov, governatore del Daghestan stesso, ne aveva tessuto le lodi: «Muradov è uno dei nostri, un Eroe della Russia (onorificenza prestigiosa da lui guadagnata in Siria, ndr.) sempre capace di motivare gli altri. Uno stratega assennato e un combattente coraggioso in prima linea durante gli attacchi. Confido che le sue qualità e la sua educazione militare lo aiuteranno ad affrontare con sagacia i suoi compiti. Sono fiero di fregiarmi della sua amicizia». Commozione. Bravo. Bis! Peccato che i soldati non condividano l’alta opinione che Melikov ha del loro comandante. Nelle scorse settimane la sua area di comando è stata infatti l’ormai famosa zona di Vuhledàr, nel Sud del Donbas. Questa piccola cittadina a forma di trapezio rettangolo, strategica per assicurare alla logistica russa le vie gommate e ferrate che portano al Sud dell’Ucraina senza passare dalla Crimea, è diventata un’ambita mela d’oro. L’esercito ucraino l’ha però trasformata in un fortino inespugnabile lanciando con gli obici da 155 mm donati dall’Occidente centinaia di mine statunitensi Raams (Remote anti-armor mine system, Sistema remoto di mine anti corazzature) nella steppa prospiciente. In questo modo l’ordine perentorio di Mosca riguardo la presa dell’insediamento si è trasformato in una fiera di distruzione di veicoli sovietici come non se ne vedevano dalla fallita offensiva su Kyïv. Quando i corazzati carichi di Z truppen hanno tentato di avvicinarsi incolonnati alla città sono incappati puntuali in una delle mine. Distrutto il veicolo di testa, quelli che lo seguivano hanno però adottato un comportamento peculiare. Nei video ripresi dai droni ucraini si vede come il secondo carro armato passi a fianco del carro distrutto, saltando quindi a sua volta su un’altra mina. E così il terzo, il quarto e il quinto, forse guidati dalla speranza superstiziosa di poter trovare prima o poi un varco; questo fino all’annientamento della colonna. Si fosse trattato di un caso isolato, la colpa potrebbe ricadere su un sottufficiale ottuso. La scena però si è ripetuta per giorni, visto che l’ordine era quello di avanzare a ogni costo. Disperati, i russi hanno quindi cercato di alleggerire le difese con dei bombardamenti a tappeto, ma per tutta risposta gli artiglieri ucraini sono invece riusciti a distruggere un veicolo russo TDA-3 sparafumo (portato lì per dare un minimo di copertura ai fanti all’assalto). La sua assenza non ha comunque impedito per settimane a Muradov di ordinare attacchi quotidiani in campo aperto. Alla fine centinaia di soldati e decine di veicoli sono stati annientati e ora un contrattacco ucraino ha persino fatto arretrare la prima linea di Mosca. Cos’ha fatto allora Putin? Ha chiamato subito Muradov al Cremlino per promuoverlo generale a tre stelle, come premio per la sua volontà ferrea nel seguire le direttive del suo presidente. Perché in un regime obbedire è legge e obbedire senza remore è la perfezione. di Camillo Bosco

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