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Quarantamila russi sono appena morti in Ucraina

L’armata russa si ferma per le perdite e ora è vulnerabile alla controffensiva. Il Cremlino svuota le prigioni arruolando i galeotti per compensare le perdite e impone agli oblast’ di creare squadre con volontari che dalle stesse foto di propaganda appaiono ben oltre l’età del vigore
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Quarantamila russi sono appena morti in Ucraina

L’armata russa si ferma per le perdite e ora è vulnerabile alla controffensiva. Il Cremlino svuota le prigioni arruolando i galeotti per compensare le perdite e impone agli oblast’ di creare squadre con volontari che dalle stesse foto di propaganda appaiono ben oltre l’età del vigore
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Quarantamila russi sono appena morti in Ucraina

L’armata russa si ferma per le perdite e ora è vulnerabile alla controffensiva. Il Cremlino svuota le prigioni arruolando i galeotti per compensare le perdite e impone agli oblast’ di creare squadre con volontari che dalle stesse foto di propaganda appaiono ben oltre l’età del vigore
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L’armata russa si ferma per le perdite e ora è vulnerabile alla controffensiva. Il Cremlino svuota le prigioni arruolando i galeotti per compensare le perdite e impone agli oblast’ di creare squadre con volontari che dalle stesse foto di propaganda appaiono ben oltre l’età del vigore
Quarantamila morti tra le file delle Z truppen. Feriti il triplo, sulla base delle stime confermate dalla mobilitazione dei medici negli ospedali russi al collasso. A crederci o meno, è ormai chiaro come della formidabile forza d’invasione del 24 febbraio rimangano solo briciole, costrette a combattere con armamenti via via più antiquati. Il Cremlino svuota le prigioni arruolando i galeotti per compensare le perdite e impone agli oblast’ di creare squadre con volontari che dalle stesse foto di propaganda appaiono ben oltre l’età del vigore. Premi in denaro favolosi, corrispondenti a trent’anni di stipendi della classe media, sono promessi dal criminale Putin a chi voglia buttarsi nel carnaio ucraino; solo qualche famiglia disperata della provincia spedisce i suoi figli al fronte, allettata dalla possibilità di possedere una nuova e bella Lada bianca se non dovessero più tornare. Dai magazzini arrivano sulla linea di fuoco carri sovietici vecchi di sessant’anni (privi di ottiche e corazzature moderne) per rimpiazzare quelli di ultima generazione perduti nel fallito attacco a Kyiv; i fusti dei cannoni d’artiglieria esplodono per la mancanza di pezzi di ricambio. Nel caos l’antiaerea ruscista abbatte i suoi stessi velivoli e per la penuria di missilame il comando russo è costretto a usare gli S-300 per bombardare obiettivi a terra, con risultati scadenti ma sempre utili a instillare terrore nella popolazione ucraina. Il colosso militare di Mosca perde quindi pezzi ma questo sinora non ha impedito la sua avanzata nel Paese dei Girasoli, marciando sui cadaveri dei suoi cittadini di seconda classe. Ora però l’avanzata nel Donbas sembra congelata. Dopo la presa di Lysyčans’k e la conquista della totalità dell’oblast’ di Luhans’k le conquiste di nuovo territorio si sono in pratica interrotte, nonostante l’obiettivo dichiarato fosse quello di ‘liberare’ anche l’oblast’ di Donec’k. Gli attacchi missilistici – compiuti grazie agli Himars donati dagli Usa – che le forze giallazzurre hanno lanciato nell’area contro i depositi russi di munizioni pare abbiano sortito l’effetto desiderato, levando fiato all’offensiva nemica. Prova ne sia il fatto che ieri nella zona di Izjum gli assalti ruscisti contro i villaggi di Chepil’ e Bohorodychne sono stati neutralizzati, mentre in direzione di Kramators’k i difensori di Verkhn’okam’yanka, Ivano-Dar’ivka, Berestove, Soledar, Bakhmut e Semyhir’ya hanno respinto gli invasori. Al momento solo la centrale elettrica di Vuhlehir è caduta in mano ai mercenari della Wagner, la soldataglia prezzolata impiegata dai moscoviti. Un miliziano del gruppo si è ripreso di fronte all’edificio catturato, inquadrando il suo orologio digitale per dimostrare quanto il filmato fosse recente. Non ha però valutato di avere ancora indosso l’uniforme ucraina, travestimento grazie al quale è riuscito ad avvicinarsi alle linee nemiche in flagrante violazione delle leggi di guerra: forse non gli importava assai nascondere i propri crimini, sentendosi sostenuto dalle spalle larghe della propaganda. Nessuna balla può però coprire i successi ucraini a Chersòn, dove i resistenti sono riusciti a rendere il ponte Antonovskiy impraticabile senza però distruggerlo. In quella zona ora il comando russo sarà costretto a prendere delle decisioni esistenziali (ritirarsi o andare al massacro?) che nessun trucco o bassezza possono più rinviare. Di Camillo Bosco

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