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Sacerdoti infiltrati per il Cremlino

Sacerdoti infiltrati per il Cremlino

L’Sbu ha rinvenuto documenti che testimoniano una fitta corrispondenza fra le stanze del potere di Mosca e gli alti prelati. Un blitz con esiti che stupiscono ma non troppo.
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Sacerdoti infiltrati per il Cremlino

L’Sbu ha rinvenuto documenti che testimoniano una fitta corrispondenza fra le stanze del potere di Mosca e gli alti prelati. Un blitz con esiti che stupiscono ma non troppo.
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Sacerdoti infiltrati per il Cremlino

L’Sbu ha rinvenuto documenti che testimoniano una fitta corrispondenza fra le stanze del potere di Mosca e gli alti prelati. Un blitz con esiti che stupiscono ma non troppo.
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L’Sbu ha rinvenuto documenti che testimoniano una fitta corrispondenza fra le stanze del potere di Mosca e gli alti prelati. Un blitz con esiti che stupiscono ma non troppo.
Chernivci – Nelle diocesi locali e della Bukovyna l’Sbu ha rinvenuto documenti che confermano forti infiltrazioni russe fra gli alti prelati. In particolare è emersa una fitta corrispondenza fra le stanze del potere di Mosca e i sacerdoti, che dopo l’invasione su vasta scala dell’Ucraina ricevevano persino istruzioni scritte sulle modalità di celebrazione delle liturgie ecclesiastiche. Nel corso della retata sono state acquisite fotocopie dei documenti d’identità di molti fra coloro che hanno preso parte alle ostilità contro le truppe ucraine, oltre a centinaia di testi e altro materiale propagandistico pro-Cremlino, tra cui un certificato di “eroe della Russia” firmato dal ministro della Difesa Shoigu e dato in premio a un infiltrato per le azioni compiute durante l’invasione della Crimea. Il blitz è stato condotto sull’intero territorio ucraino, coinvolgendo 350 edifici ecclesiastici e più di 850 persone. In tutta l’area della Prykarpattia (che include gli oblast’ di Ivano-Frankivsk e Ternopil) e sino alle diocesi di Pochaev sono stati rinvenuti centinaia di scritti inviati da Mosca ai religiosi con l’intento di far germogliare il seme dell’odio etnico fra la popolazione: negano l’esistenza stessa del popolo ucraino, la sua lingua e persino il suo diritto di appartenenza a uno Stato libero e sovrano. La loro narrazione converge su quelle che sono le tesi propagandistiche del Cremlino, ripetute ogni sera in tutti i talk show in onda sulle principali emittenti nazionali russe: l’Ucraina non esisterebbe, quella segnata sulle carte geografiche sarebbe niente altro che una realtà creata artificialmente dalla stessa Russia. Le decine di parroci arrestati erano dunque i portavoce in Ucraina delle tesi neofasciste e ultranazionaliste di Aleksandr Dugin, ideologo e ispiratore di Putin. Una situazione imbarazzante ma largamente prevedibile. Da anni la Chiesa ortodossa vive una forte conflittualità interna, che recentemente è sfociata nello scisma che ha visto lo scorso maggio il Consiglio del Patriarcato ecumenico ucraino separarsi da quello russo. Per decenni ho preso parte a molte funzioni religiose, celebrate da sacerdoti di entrambi i Patriarcati: dall’invasione russa dell’Ucraina, avvenuta nel 2014, le posizioni sono andate via via delineandosi in maniera netta e ben percepibile dai fedeli (non solo sul territorio ucraino ma anche nei riti celebrati all’estero). L’impronta data dal Patriarca di Mosca al proprio clero è fortemente politicizzata e nettamente schierata in favore di Putin, talvolta in maniera imbarazzante. Non c’è dunque da meravigliarsi se i luoghi di culto sono stati inclusi tra i bersagli delle retate compiute dagli agenti segreti ucraini in cerca di materiale propagandistico e depositi d’armi. Ex agente del Kgb, Kirill è arrivato persino a benedire i soldati russi caduti mentre sterminavano il popolo ucraino, promettendo il Regno dei Cieli anche ai futuri “martiri” che si fossero immolati nella jihad lanciata all’Occidente dalla Chiesa Ortodossa. La pericolosa commistione fra religione, filosofia, ideologia, ultranazionalismo e neoimperialismo ha posto le basi alla genesi della follia criminale rascista, che ora impregna anche gli strati profondi del tessuto sociale russo.   di Giorgio Provinciali

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