Sicily in Ucraina contro gli invasori russi
Sicily, il volontario italiano dalla Sicilia al suo secondo dispiegamento in Ucraina. Contro gli invasori russi
Sicily in Ucraina contro gli invasori russi
Sicily, il volontario italiano dalla Sicilia al suo secondo dispiegamento in Ucraina. Contro gli invasori russi
Sicily in Ucraina contro gli invasori russi
Sicily, il volontario italiano dalla Sicilia al suo secondo dispiegamento in Ucraina. Contro gli invasori russi
Sicily, il volontario italiano dalla Sicilia al suo secondo dispiegamento in Ucraina. Contro gli invasori russi
La prima domanda è banale e riguarda il suo nome, ma ogni informazione data è da soppesare attentamente per un italiano che ha scelto di combattere i russi in Ucraina. «Preferirei non rivelarlo, almeno finché lo Stato italiano creerà problemi a quelli come me» mi risponde «ma puoi chiamarmi col mio callsign, Sicily». Ha 25 anni e studiava economia. «Non avevo esperienza militare, ma sono un appassionato di storia bellica». Mi dice di essere di sinistra, che l’unico libro che si è portato in Ucraina riguarda la storia dei partigiani italiani e che alle ultime elezioni ha votato +Europa. Non esattamente un “mercenario nazista”, come lo definiscono i russi.
Ha deciso di arruolarsi guardando le notizie. «Ero di fronte al televisore nei primi giorni della guerra. Raccontavano che Kyïv era circondata e dopo vari filmati parte un servizio su questa madre che ha partorito in un bunker. Ho visto la neonata, Mia, uno scricciolo avvolto in un telo bianco. Mi sono detto: se gli ucraini hanno la capacità di affrontare questo, chi sono io per non farlo?». A Leopoli è stato addestrato da istruttori occidentali volontari per poi entrare nella Legione Internazionale, specializzandosi in operazioni di ricognizione e d’assalto.
Quando gli chiedo se la sua famiglia sappia della sua scelta, la risposta è dolorosa. «Inizialmente ho detto che ero partito per un lavoro all’estero, anche perché metà della mia famiglia è pro-Russia. Incredibile, eh? Quest’estate alla fine ho detto la verità a mia madre, ma me ne sono pentito». Adesso le parla raramente e quando accade è sempre preoccupata, visto che Sicily ha combattuto persino nella zona di Bachmut e nell’oblast’ di Chersòn ha rischiato di morire. «Ho partecipato a quattro missioni, ma l’ultima era stata organizzata da un nuovo comandante sulla base di informazioni sbagliate. Sono morti molti fratelli e nella ritirata ho perso quasi tutto il mio equipaggiamento, così come la fiducia nella Legione».
Dopo la battaglia è stato promosso caporale, eppure ha deciso comunque di tornare in Italia. Da qui aiutava su Internet i volontari stranieri non italiani che volevano andare in Ucraina fornendo informazioni pratiche, ma una spia presente nel gruppo ha diffuso il suo callsign e una sua foto parziale nel canale Telegram “TrackANaziMerc” che prende di mira i volontari internazionali e le loro famiglie.
Questa minaccia verso sé e i suoi cari l’ha spinto a tornare fra i ranghi dell’esercito ucraino, stavolta in un’unità regolare. Reperire un nuovo equipaggiamento completo è stato però difficile. «Un corpetto antiproiettile sovietico si trova sempre, ma sono inaffidabili. Spendiamo il 70% dello stipendio per armarci e un visore notturno buono costa più di 10mila dollari». Così Sicily è apparso sulla televisione ucraina insieme ai suoi commilitoni per chiedere donazioni per un nuovo pickup e altri sostenitori internazionali dell’Ucraina l’hanno contattato sul suo account Twitter “Sicily in Ukraine” per velocizzare la sostituzione degli strumenti militari che ha perso quando ha rischiato la vita quest’estate. «Fino a poco tempo fa mi occupavo di rifornimenti alle prime linee e di evacuazione dei feriti. Però adesso sono stato promosso a sergente e con i nuovi equipaggiamenti ho chiesto al comandante di riprendere le missioni di ricognizione». Di nuovo in prima linea, per difendere le tante Mia che soffrono sotto le bombe russe.
di Camillo Bosco
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