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L’Ucraina al buio, un punto nero nel pianeta

Sotto la neve si usa un po’ di paraffina e del cartone per riscaldarsi, gli stessi rimedi di fortuna vengono utilizzati per cucinare qualcosa. Molti scavano per trovare delle falde acquifere e poter ancora bere. Da Kiev il racconto in prima persona delle difficoltà vissute ogni giorno dal popolo ucraino
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L’Ucraina al buio, un punto nero nel pianeta

Sotto la neve si usa un po’ di paraffina e del cartone per riscaldarsi, gli stessi rimedi di fortuna vengono utilizzati per cucinare qualcosa. Molti scavano per trovare delle falde acquifere e poter ancora bere. Da Kiev il racconto in prima persona delle difficoltà vissute ogni giorno dal popolo ucraino
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L’Ucraina al buio, un punto nero nel pianeta

Sotto la neve si usa un po’ di paraffina e del cartone per riscaldarsi, gli stessi rimedi di fortuna vengono utilizzati per cucinare qualcosa. Molti scavano per trovare delle falde acquifere e poter ancora bere. Da Kiev il racconto in prima persona delle difficoltà vissute ogni giorno dal popolo ucraino
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Sotto la neve si usa un po’ di paraffina e del cartone per riscaldarsi, gli stessi rimedi di fortuna vengono utilizzati per cucinare qualcosa. Molti scavano per trovare delle falde acquifere e poter ancora bere. Da Kiev il racconto in prima persona delle difficoltà vissute ogni giorno dal popolo ucraino
Kyiv – Le immagini che la Nasa trasmette dallo spazio mostrano l’Ucraina come un punto nero del pianeta. Nelle città risuona il rumore assordante dei generatori elettrici e per le strade serpeggiano interminabili code in prossimità delle stazioni di servizio: trovare un benzinaio libero è un’impresa praticamente impossibile. Per montare gli pneumatici da neve abbiamo impiegato una settimana: ogni volta che dopo lunghe attese iniziavamo il lavoro, mancava la corrente elettrica. Negli unbreakability points (i punti di ristoro alimentati da grandi generatori elettrici prontamente allestiti dal governo Zelensky) non di rado si vedono persone portare strumenti medicali elettrici e sedersi per il tempo della terapia. A meno di possedere un sistema fotovoltaico professionale con molti pannelli, un grande inverter e molte batterie al litio collegate, la scelta di affidarsi ai kit acquistabili online si è rivelata improvvida: le giornate più brevi, la nebbia e la neve che coprono i pannelli sono un grande problema. Banalmente, è problematico anche scaricare le acque nere per via della mancanza di pressione nei circuiti idrici. Usando un po’ di paraffina e del cartone si riescono a creare grandi candele riscaldanti. Mettendone tante, più piccole, dentro il forno si riesce a cucinare qualcosa. Fortunatamente, il freddo aiuta a conservare gli alimenti. Neanche un mese fa era impossibile farlo e molte persone sono state costrette a scongelare e cucinare tutto per non buttar via le provviste. Diverse villette indipendenti fuori città, come la nostra, hanno ancora il pozzo accanto alla casa. Chi in campagna ne è sprovvisto sta scavando in questi giorni per arrivare alla giusta profondità in grado di consentirgli lo sfruttamento delle ampie falde acquifere sottostanti. Scavare un pozzo d’inverno è problematico e non si fa mai, ma in questo momento si procede come si può. Chi risiede ai piani alti degli enormi palazzi di Kyiv (la città europea a maggior concentrazione di grattacieli) e soffre dei gravi problemi provocati dall’interruzione del sistema di pompaggio idrico, si sta arrangiando con la neve sciolta per i servizi igienici e con grandi contenitori per l’uso domestico. Senza ascensore diventa però un’impresa raggiungere la propria abitazione più volte al giorno, portando carichi così pesanti. Centinaia di tecnici e ingegneri lavorano giorno e notte per porre rimedio alla catastrofe umanitaria provocata dai danni alle infrastrutture energetiche che alimentano città e industrie, ma è chiaro che il prossimo bombardamento potrà avere ripercussioni devastanti sulle vite di milioni di innocenti. I russi colpiscono ogni giorno, senza sosta, ma i grandi attacchi a tappeto con centinaia di missili lanciati in simultanea vengono effettuati ogni settimana. Questo è il tempo di ricarica che serve al criminale seduto al Cremlino per dare un nuovo ordine di morte. Questa è la risposta russa alle umiliazioni subite al fronte. Putin conosce solo il linguaggio mafioso e intimidatorio della minaccia violenta. Forse proprio per questo ha più presa in certi Paesi storicamente ricettivi a quel tipo d’impostazione. Quel che non è in grado di avere lo distrugge. Di Giorgio Provinciali

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