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Ucraina: gli errori di Zaluzhnyj e i meriti di Syrskyj

L’Ucraina è riuscita a ristabilire un sostanziale equilibrio sul campo e interno dopo che il colonnello generale Oleksandr Syrskyj ha sostituito il generale Valerij Zaluzhnyj

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Ucraina: gli errori di Zaluzhnyj e i meriti di Syrskyj

L’Ucraina è riuscita a ristabilire un sostanziale equilibrio sul campo e interno dopo che il colonnello generale Oleksandr Syrskyj ha sostituito il generale Valerij Zaluzhnyj

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Ucraina: gli errori di Zaluzhnyj e i meriti di Syrskyj

L’Ucraina è riuscita a ristabilire un sostanziale equilibrio sul campo e interno dopo che il colonnello generale Oleksandr Syrskyj ha sostituito il generale Valerij Zaluzhnyj

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L’Ucraina è riuscita a ristabilire un sostanziale equilibrio sul campo e interno dopo che il colonnello generale Oleksandr Syrskyj ha sostituito il generale Valerij Zaluzhnyj

Mykolaiv – La Federazione Russa ha lanciato all’alba di giovedì un pesante assalto terrestre in direzione di Kurakhove, muovendo simultaneamente 11 carrarmati, 45 veicoli corazzati da combattimento carichi di soldati, 1 blindato “Terminator” e una dozzina di motocicli guidati da altrettanti fanti. In totale, in una manovra simile a quella respinta in precedenza dalla 12ª Brigata speciale Azov nei pressi di Terny (oblast’ di Donetsk), i russi hanno impiegato circa 200 uomini senza riuscire tuttavia a ottenere un risultato migliore. Le mine piazzate dai genieri della 79ª brigata Tavria hanno infatti fermato i primi tank, mentre gli altri veicoli corazzati venivano attaccati da uno sciame di droni sotto il fuoco costante dei difensori ucraini. Per gli occupanti è stata una disfatta: 40 dei loro soldati sono rimasti uccisi, 37 feriti, 6 di quei carri sono stati distrutti insieme a 7 Bmp e a tutte e dodici le motociclette.

Quest’ennesima offensiva russa fallita porta a due considerazioni contrastanti. Quella di valore positivo è che l’Ucraina è riuscita a ristabilire un sostanziale equilibrio sul campo e anche interno, dopo l’avvicendamento al vertice della catena di comando delle sue Forze armate che lo scorso 8 febbraio ha visto il colonnello generale Oleksandr Syrskyj sostituire il generale Valerij Zaluzhnyj. Per quanto indiscutibilmente geniale, l’operato di quest’ultimo non è stato infatti scevro da difetti: com’egli stesso ha ammesso nel corso d’una celebre intervista concessa ai colleghi di “The Economist”, suo fu il fatale errore di propendere per un conflitto prolungato – rivelatosi vantaggioso principalmente per il nemico piuttosto che per l’Ucraina – mettendo in scena una prova di forza mirata a sfiancare i russi per dieci mesi attorno a Bakhmut mentre a uscire con le ossa rotte e a corto di munizioni fu il suo esercito. Era tutto sommato ipotizzabile che 150mila morti per avanzare di pochi chilometri avrebbero dissanguato qualsiasi esercito ed eroso il consenso interno di qualsiasi presidente, tranne quello russo. Sempre lui era inoltre il comandante in capo delle Forze armate ucraine quando – per ordine diretto o ammutinamento – parte di esse abbandonarono volontariamente i territori sguarniti di Kherson, Sumy, Chernihiv e parte di quelli di Donetsk, lasciando i civili alla mercé dei russi che invadevano su vasta scala tutto il Paese. Sua fu inoltre la scelta di prediligere alla guida di comandi importanti quegli ufficiali più anziani che combattevano i russi già dal 2014 e che nel 2022 erano diventati generali senior. Fra essi, qualche bello scatto in carriera l’ha fatto ad esempio sotto la sua guida Yurij Sodol, destituito da Zelenskyj non più tardi d’un mese fa in favore del generale di brigata Andrii Hnatov con l’accusa – mossa da diversi ufficiali (in primis il comandante della Brigata Azov Bohdan Krotevych) – d’aver causato la morte di più soldati ucraini di qualsiasi generale russo. Operazioni fallimentari e tritacarne come quella appena conclusa a Krynky furono avviate col suo imprimatur, sempre secondo la rovinosa logica di snervare un nemico meglio attrezzato e numericamente superiore.

Magari meno geniale ma certamente più pragmatico e propenso a favorire la carriera di giovani come appunto Hnatov (che incarna il tipo di professionista militare di cui secondo Zelenskyj l’Ucraina ha bisogno per vincere la guerra), Syrskyj ha di fatto saputo ricompattare l’esercito mettendo al primo posto la vita dei soldati. Le decisioni di ritirarsi da Avdiivka e Krynky sono due esempi lampanti di quanto sbagliato fu l’appellativo di ‘macellaio’ che taluni gli affibbiarono prematuramente. Quella di riunire tutte le unità dell’Esercito Volontario Ucraino (добровольча армія) e le organizzazioni paramilitari subordinandole alle ЗСУ è stata altrettanto saggia e lungimirante, consentendo d’evitare che in tempo di guerra alcune frange potessero assumere tratti distintivi lobbistici o perfino massonici. I due successi ottenuti nella difesa di Kyiv e nella controffensiva su Kharkiv non hanno intaccato il pragmatismo di Syrskyj, che ha recentemente rivelato ai colleghi di “The Guardian” l’esistenza d’un piano per restituire la Crimea all’Ucraina.

Nel corso di quell’intervista, proprio lui ha aperto con numeri e dati alla mano alla seconda considerazione importante che emerge dal campo. Nonostante l’esercito russo continui a perdere una quantità d’uomini e mezzi sconcertante, il suo potere rigenerativo è sorprendente. Se all’inizio della guerra la Federazione Russa aveva schierato circa 200mila soldati, oggi tale numero ammonta a ben 520mila ed entro la fine dell’anno sarà di 690mila. Inoltre, pur avendo perso 8.320 carrarmati e 16.050 veicoli blindati, il numero dei tank russi attualmente attivi in campo è raddoppiato rispetto al 2022: dai 1.700 presenti allora, oggi se ne contano infatti 3.500. I sistemi d’artiglieria sono triplicati e i veicoli corazzati da trasporto truppe sono quasi raddoppiati, passando da 4.500 a 8.900 unità. Ciò significa che Putin non è affatto isolato ma continua a coordinare un afflusso costante di mezzi e dispositivi dai suoi partner e anche che – nonostante le sanzioni continuino a mordere – la macchina bellica russa continua a macinare abbastanza equipaggiamento da mantenere un vantaggio di 1:2 o addirittura 1:3 su quella ucraina, lungo una linea di fronte che sfiora adesso i 3.700 km.

Come ha sottolineato Syrskyj ora è prioritario preservare le vite dei soldati ucraini, non proteggere le rovine di città distrutte. I parziali e locali successi esibiti fra quelle ceneri dai russi sono infatti solo tattici e marginali. La svolta operativa probabilmente avverrà a favore dell’Ucraina tra la primavera del 2025 e l’inizio del 2026.

di Giorgio Provinciali

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