Un bambino due bombe
Kyiv – Umilianti sconfitte sul campo e stragi di civili: la Russia continua a macchiarsi l’onore anche nel nuovo anno, dopo 311 giorni di crimini e ferocia contro l’Ucraina.
Un bambino due bombe
Kyiv – Umilianti sconfitte sul campo e stragi di civili: la Russia continua a macchiarsi l’onore anche nel nuovo anno, dopo 311 giorni di crimini e ferocia contro l’Ucraina.
Un bambino due bombe
Kyiv – Umilianti sconfitte sul campo e stragi di civili: la Russia continua a macchiarsi l’onore anche nel nuovo anno, dopo 311 giorni di crimini e ferocia contro l’Ucraina.
Kyiv – Umilianti sconfitte sul campo e stragi di civili: la Russia continua a macchiarsi l’onore anche nel nuovo anno, dopo 311 giorni di crimini e ferocia contro l’Ucraina.
La Federazione Russa apre il 2023 in continuità con l’onta e il disonore di cui s’è macchiata per 311 giorni, l’anno appena passato. Nelle poche ore che hanno separato questo triste nuovo inizio da una vergognosa fine, i russi sono perfino riusciti a colpire due volte uno stesso bambino. Appena tredicenne, Yaroslav è stato ferito il 31 dicembre da un missile lanciato contro Naddniprianske, piccola cittadina di un migliaio d’anime vicino a Kherson. Il razzo ha centrato la casa in cui viveva con la famiglia, ferendo gravemente lui e la sorellina. All’annuncio diramato dalle autorità, che ne disponevano il trasporto d’urgenza presso l’ospedale più vicino, ha fatto seguito poco dopo un comunicato diffuso dal governatore Yaroslav Yanushevich: «Nelle prime ore del 2023 l’esercito russo ha bombardato l’ospedale pediatrico di Kherson in cui Yaroslav si trovava ricoverato in terapia intensiva». Dalle macerie del reparto il ragazzo è stato evacuato a Mykolaiv. Tuttora i medici stanno cercando di strapparlo alla morte.
Non c’è alcun valore strategico negli obiettivi di uno Stato terrorista e la Russia non smentisce questo assioma. «Gli attacchi al sistema energetico del Paese possono causare ormai solo qualche blackout momentaneo ma non possono più metterci ko, perché in questi mesi abbiamo preso le dovute contromisure e ora siamo molto ben organizzati. Il peggio ormai è superato» osserva Volodymyr Kudrytsky (ceo di Ukrenergo), rimarcando quanto le dinamiche degli attacchi evidenzino invece carenze macroscopiche nelle capacità russe.
Putin sta collezionando una figura barbina dietro l’altra. Nel videomessaggio registrato per fine anno è apparso dinnanzi a decine di militari in divisa: erano tutti attori. La Rete è zeppa di decine di clip analoghe in cui i medesimi figuranti prestano il volto a comparsate mirate all’esaltazione di Putin in cantieri improvvisati o fingendosi l’equipaggio di una nave da guerra. Video come quelli di Medvedev, Peskov, Zakharova, Prigozhin, Kadyrov, Lavrov o Soloviev, che ormai non fanno neanche più notizia. Le fattezze dei personaggi e i contenuti delle loro minacce li fanno somigliare ai “cattivi” dei film di 007 girati in piena Guerra fredda.
Il Cremlino ha diramato alle agenzie di stampa russe alcune linee-guida a cui attenersi diligentemente: la scelta d’invadere l’Ucraina va esaltata come l’unica possibile, ossia la mossa preventiva di un grande statista contro l’incombente invasione della Russia da parte dell’Occidente. Nella notte di San Silvestro decine d’agenti in tenuta antisommossa si sono scagliate a Mosca contro pochi civili innocui. Nessuno protestava, serviva solo qualche randellata preventiva.
In assenza di spettacoli pirotecnici, la mezzanotte di Kyiv ha visto migliaia di persone gridare alla finestra la propria rabbia contro l’aggressore russo. Il giorno dopo nelle piazze s’è celebrato il 114° anniversario della nascita di Stepan Bandera, eroe nazionale. «Se domani il bolscevismo sarà sostituito da un’altra forma d’imperialismo russo, prima di tutto si rovescerà con tutte le sue forze contro l’indipendenza dell’Ucraina. Il popolo russo sopporterà ancora quell’imperialismo e farà di tutto per mantenere l’Ucraina schiava».
Le sue parole profetiche e quelle incoraggianti pronunciate da Zelensky nel commovente videomessaggio di fine anno sono state condivise da milioni di persone che a quella bianca il 24 febbraio hanno preferito la bandiera gialla e blu.
di Giorgio Provinciali
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