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Unbreakability points, l’ultima luce prima dell’abisso

Il governo Zelensky ha istituito la creazione di 4mila punti di ristoro e pronto soccorso chiamati “Neslamnosti punktivUnbreakability points”, in cui è possibile trovare energia elettrica
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Unbreakability points, l’ultima luce prima dell’abisso

Il governo Zelensky ha istituito la creazione di 4mila punti di ristoro e pronto soccorso chiamati “Neslamnosti punktivUnbreakability points”, in cui è possibile trovare energia elettrica
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Unbreakability points, l’ultima luce prima dell’abisso

Il governo Zelensky ha istituito la creazione di 4mila punti di ristoro e pronto soccorso chiamati “Neslamnosti punktivUnbreakability points”, in cui è possibile trovare energia elettrica
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Il governo Zelensky ha istituito la creazione di 4mila punti di ristoro e pronto soccorso chiamati “Neslamnosti punktivUnbreakability points”, in cui è possibile trovare energia elettrica

Kyiv – Il prossimo bombardamento russo metterà ko l’intero sistema energetico del Paese. Il governo Zelensky ha prontamente istituito la creazione di 4mila punti di ristoro e pronto soccorso chiamati “Neslamnosti punktivUnbreakability points”, in cui è possibile trovare energia elettrica (e quindi luce e bevande calde), caricare telefono e power banks e avere una connessione a Internet piuttosto stabile. Amministrazioni regionali e distrettuali, scuole, edifici del servizio di emergenza statale, stazioni di servizio, farmacie e grandi negozi si presteranno al progetto alimentati con grandi generatori. Sul sito nezlamnist.gov.ua è possibile trovarne la mappa costantemente aggiornata. È una notizia estremamente importante, a cui dare la massima condivisione possibile perché qui si muore. A 90 anni dall’Holodomor (lo sterminio per fame della popolazione ucraina perpetrato dai russi tra il 1932 e il 1933, in cui 10 milioni di ucraini persero la vita per stenti), oggi nel Paese si muore ancora una volta di freddo e di fame per mano russa. Questo, signori, è il russkiy mir.

Ci si chiede come il mondo libero possa permettere che la Russia perpetri due volte in un secolo un genocidio di questa portata, senza che nessuno venga a fermarlo. Il sostegno militare è stato provvidenziale, giusto e sacrosanto. Così le sanzioni imposte, che hanno piegato la criminale macchina bellica russa sino a bloccarne le attività produttive. Ma qui, ora, serve qualcosa di più. Putin comprende solo il linguaggio della forza. Ha rifiutato per mesi ogni tentativo di dialogo e si è rimangiato ogni parola data, facendo sempre l’esatto contrario di ciò che aveva promesso.

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La crisi umanitaria in Ucraina sta ora toccando un punto di non ritorno di dimensioni apocalittiche. Tutte le istituzioni e organizzazioni mondiali più importanti hanno definito la Federazione Russa uno Stato terrorista. L’Oms ha previsto un numero di sfollati pari a 3 milioni di anime solo quest’inverno, aggiungendo che sarà una questione di sopravvivenza. È inaccettabile ascoltare questo genere di previsioni in Occidente, a un mese dal Natale. Non sporcarsi le mani, a questo punto, non è più possibile. Serve un intervento diretto dell’Onu. La Russia impedisce persino il passaggio dei convogli umanitari carichi di provviste per la minima sopravvivenza di questa gente, condannando nuovamente gli ucraini alla morte per fame e per freddo. Serve un intervento diretto dei caschi blu, un contingente ben organizzato che presidi i sistemi energetici vitali di questo Paese martoriato dall’odio criminale russo.

Lasciar morire al buio e al freddo milioni di persone è inaccettabile. Cedere al ricatto nucleare, permettendo che centrali come quella di Enerhodar (nell’oblast’ di Zaporizhzhya) vengano prese in ostaggio e trasformate in basi militari non è una soluzione plausibile.

di Giorgio Provinciali 

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