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Donne democratiche

D&D. Donne e democratiche

È un movimento senza nome. Meglio. Ha più cognomi (pesanti) e un obiettivo (ancora più pesante): portare Kamala Harris alla Casa Bianca

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È un movimento senza nome. Meglio. Ha più cognomi (pesanti) e un obiettivo (ancora più pesante): portare Kamala Harris alla Casa Bianca

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È un movimento senza nome. Meglio. Ha più cognomi (pesanti) e un obiettivo (ancora più pesante): portare Kamala Harris alla Casa Bianca

È un movimento senza nome. Meglio. Ha più cognomi (pesanti) e un obiettivo (ancora più pesante): portare Kamala Harris alla Casa Bianca. Nancy Pelosi, Jill Biden, Michelle Obama, Hillary Clinton. La nuova America possibile segue una linea rosa a tutto tondo, come si addice a donne che rispetto ai mariti politici si sono dimostrate più risolute e incisive. Non solo in vista delle presidenziali del prossimo 5 novembre. È una sfida che parte da lontano. Si muovono negli ambienti che contano e fanno la differenza con passo felpato e con il piglio di chi ha un obiettivo pragmatico e non un progetto visionario. Così, mentre Joe Biden in queste settimane sembrava affrontare la questione come fatto personale e non in nome collettivo all’interno del Partito Democratico, la sua vice Harris manteneva un profilo defilato, silente, senza trame o scorrettezze, ma sempre più trasparente e potente. Come ha confessato agli studenti del college di Washington durante la prima uscita ufficiale dopo l’annuncio di Biden del ritiro dalla corsa alla Casa Bianca. “Se sono qui accanto a voi oggi – ha detto Kamala – è perché sono parte di un progetto più ampio, di cui siete voi gli attori protagonisti”. Mentre Barack Obama ascoltava tutti a bordo campo – da Biden alla moglie Jill a Pelosi sino a Trump e alla sua Ivanka – la moglie dell’ex presidente Michelle era già in pista attivamente, h24, giorno dopo giorno. Con un mantra: dire “no” alla sua candidatura e quindi “sì” alla Harris.

Nancy Pelosi, intanto, si muoveva con geometrica precisione nel terreno paludato dei finanziamenti, stringendo ogni giorno di più il cammino di Biden. Hillary, affiancata dal suo consorte, operava per liberare il campo alla nuova candidata. Infatti, il sostegno dei Clinton è arrivato un minuto dopo la rinuncia di Biden. Ecco Bill e Hillary lanciare una potente campagna di sottoscrizione a favore 

di Kamala Harris, tanto da mandare in crash la piattaforma abilitata alla raccolta fondi. In questi frangenti, Jill non ha mai fatto mancare il proprio sostegno e quello della famiglia a Joe, il presidente in carica. “Sceglierà lui” diceva in giro, come tutte le donne quando hanno già scelto al posto di un “lui” che non sa intuire le cose in tempo. Un vero leader non si ritira solo quando è costretto. Non si lascia il mondo con il fiato sospeso aspettando che siano sondaggi ed analisti, il partito e il Covid a decidere al tuo posto, come se fossi un illustre sconosciuto.

Così gli Stati (e il mondo) stanno scoprendo queste donne democratiche di battaglia senza toccare mai un’arma, se non quella della autorevolezza. Non a caso sono i loro volti ad essere decisivi in una stagione politica inedita, segnata da un cambio di giocatore in corsa e da un traguardo più che ambizioso: disegnare teoria e prassi degli Stati Uniti in un mondo con equilibri e attori profondamente diversi rispetto al secolo scorso. I democratici hanno attraversato una fase lunghissima di paralisi, in cui la carica di candidato presidente sembrava espressione di salotti e gossip. Ora gli stessi progressisti hanno 104 giorni per trasformare una stagione di incognite e di variabili impossibili da decifrare nell’ennesima nuova frontiera degli Stati Uniti, una sorta di New Deal della politica. Non sappiamo se, come scrive Walter Veltroni con veltroniano entusiasmo “ora cambia tutto”. Il punto è che Kamala Harris dovrà non solo stravincere a novembre se vuole avere credibilità agli occhi del mondo. Intanto – è la scommessa del tempo presente – deve vincere le molteplici riserve e i molti pregiudizi che pesano su di lei fin dal primo giorno in cui è stata nominata vice di Joe Biden. È una donna ed è nera: già questa è una duplice sfida davanti all’elettorato a stelle strisce, progressista e moderno in teoria. Poi in pratica, nel segreto dell’urna, spesso il risultato è di segno opposto.

di Diego La Matina

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