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Dobropillia sotto attacco

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Dobropillia attaccata dai russi, la città devastata dai bombardamenti è irriconoscibile. Il reportage dal posto

Dobropillia

Dobropillia sotto attacco

Dobropillia attaccata dai russi, la città devastata dai bombardamenti è irriconoscibile. Il reportage dal posto

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Dobropillia sotto attacco

Dobropillia attaccata dai russi, la città devastata dai bombardamenti è irriconoscibile. Il reportage dal posto

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Dobropillia – Il boato prodotto dall’esplosione di quattro bombe aeree plananti russe nella vicina Bilozerske ha rotto ieri mattina il nostro breve dormiveglia. Altrettante, sganciate intorno alle undici della sera prima su un quartiere residenziale di quella piccola frazione a Nord di Dobropillia, avevano causato la morte d’una donna di 34 anni, d’un uomo di 43 e il ferimento d’altri quattro civili fra cui un ragazzo di 16 anni. Nonostante le reti protettive che schermano le arterie stradali siano ora sottese anche fra i palazzi rimasti in piedi, muoversi dai bunker risulta spesso impraticabile perché centinaia d’Uav russi saturano a ondate i cieli di tutta l’area ex urbana di quest’insediamenti, riversandosi su qualsivoglia bersaglio umano finché altri droni – quelli intercettori usati dalle Forze armate ucraine – non li neutralizzano.

Dobropillia, il racconto dal posto

Da settimane spieghiamo dal campo questa difficile situazione, ponendo l’accento sulla violenza di tali attacchi e illustrando come i russi cerchino d’aggirare Pokrovsk aggredendo città minori come quella da cui scriviamo anche oggi che, se non opportunamente difese, è davvero probabile cadano prima. Le ragioni sono sia d’ordine tattico che strategico. Bombardando le retrovie ucraine, gl’invasori cercano di tagliare i rifornimenti a Pokrovsk smorzando al contempo quelle sacche di resistenza armata che s’annidano negli scantinati dei palazzi e nelle abitazioni sgombrate.

Penetrando in profondità verso quest’area e consolidando le posizioni raggiunte, gettano le basi per l’assalto definitivo al Donbas ucraino. L’obiettivo dei loro generali è senz’altro raggiungere la barriera naturale del fiume Samara, per trincerarvisi quanto basta a stringere la morsa su Kramatorsk, Druzhkivka e Kostiantnivka a Nord-Est e sul resto del Donetsk meridionale dall’altro. Per queste ragioni stanno concentrando gli attacchi contro obiettivi minori come Kucheriv Yar, Zolotyj Kolodyaz’ e Rubizhne.

Le strade disseminate di cadaveri

Le vie di collegamento fra quei piccoli insediamenti e Dobropillia, attraverso cui fino a un mese fa riuscivamo a sfrecciare in automobile scrutando febbrilmente cielo e terreno, oggi sono disseminate di cadaveri. La maggior parte sono carcasse di soldati russi accanto ad altrettante di motociclette, ma sempre più iniziano a essere di civili ucraini. Le modalità di penetrazione sono infatti sempre le stesse: a due alla volta, i fanti russi vengono imbardati con mantelli protettivi che ne celano le tracce termiche e spediti a tutta velocità per campi e stradacce di cui sovente non conoscono neppure il percorso specifico, mentre uno o più droni a fibra ottica li precedono aprendogli la strada dall’alto. Raggiunto l’obiettivo designato, i sopravvissuti a quelle azioni kamikaze inviano con un tracker la posizione raggiunta al loro comando nelle retrovie, che ne indirizza altri e altri ancora a seconda del feedback ricevuto.

Progressivamente quegl’incursori s’acquattano nei cespugli o si rintanano in abitazioni e fienili, uccidendo i civili che gli si parano davanti. Da lì continuano a freddare chicchessia: soldati in transito (tendendogli imboscate con le munizioni ricevute da altri droni) o civili indifesi che potrebbero tradirne la presenza. Abbiamo appreso che l’ultimo è stato trucidato a distanza ravvicinata proprio pochi istanti prima della consegna di quest’articolo. Cercava di mettersi in salvo portando in bicicletta quel poco che era riuscito a mettere in uno zaino. In più di un’occasione noi stessi siamo scampati a quelle letali irruzioni delle ДРГ russe, funesta costante di tutti i fronti della guerra ancor prima che iniziasse.

Il ricorso a mezzi e forze aggiuntive da parte dell’Ucraina

Nei nostri ultimi attraversamenti di quelle strade dissestate abbiamo perfino registrato la presenza inquietante d’un pallone aerostatico-spia. Come e peggio che a Pokrovsk, la situazione resta dunque tesa e a tratti critica in zone meno difese come quelle descritte, tanto da spingere il comandante in capo delle Forze armate dell’Ucraina, Oleksandr Syrskyj, a prendere nelle scorse ore la decisione d’assegnarvi forze e mezzi aggiuntivi per rafforzarne la resistenza. Descrivere la penetrazione di gruppi di sabotaggio e ricognizione russi in quelle aree come uno ‘sfondamento del fronte’ è tuttavia eccessivo. Doveroso spiegarlo, dato che subito dopo il violento attacco russo a Bilozerske siamo stati subissati da messaggi di ‘colleghi’ italiani desiderosi di sapere «perché» il fronte ucraino nel Donbas fosse caduto.

Dando per ‘notizia’ una svolta inesistente segnalata dalle solite ‘agenzie’ russe e da un post su Telegram degli ‘analisti d’intelligence open source’ di Deep State, stavano già scrivendone come se anch’essi fossero qui. L’ultima svista analoga risale alla ripresa ucraina di Kindrativka, data per certa da quegli stessi ‘esperti d’OsInt’ – cioè gente che a sua volta analizza a distanza informazioni, o presunte tali, di pubblico dominio – laddove buona parte di tale insediamento resta occupata dai russi nonostante gli ucraini siano avanzati. Il campo parla chiaro, da 1.267 giorni, ma bisogna esserci.

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