“Per chi è nato da fine anni ‘80 ai 2000, Michail Gorbačëv è al più un’eco. Ammesso che qualcuno abbia spiegato loro a scuola come sia finita la guerra fredda (improbabile), l’uomo che oggi compie novant’anni in solitudine è un’ombra del passato.

Il mio è un omaggio al politico a cui si deve la fine dell’incubo della guerra nucleare. Scusate se è poco.

Per chi oggi pensa che la soluzione sia chiudersi in antichi e consunti confini, per chi cerca soluzioni semplici a problemi complessi, deve essere difficilissimo comprendere la portata della politica di Gorbačëv.

Prima idolatrato e poi detestato in patria, perché colpevole di aver favorito lo smantellamento dell’impero sovietico, l’ultimo segretario del PCUS raggiunse picchi di popolarità in Occidente oggi impensabili.

Tentò disperatamente di salvare l’Urss e fece scoppiare la pace. Un magnifico fallimento.

In un’epoca di nani politici, si dovrebbe far studiare il suo rapporto con il presidente statunitense, Ronald Reagan. Altro gigante, capace di entrare in sintonia e senza far storie con il leader ‘dell’impero del male’.

Fa male immaginare solo e pressoché dimenticato l’uomo che, sia pur fra mille errori e contraddizioni, ha cancellato l’idea di annientamento nucleare”.