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Il caos libico

Libia, Gheddafi jr bocciato e le dimissioni dell’inviato Onu. È rischio caos sulle elezioni

Il 24 dicembre avranno luogo le elezioni presidenziali in Libia e l’atmosfera generale non sembra indurre all’ottimismo. Il caso libico dovrà essere prioritario anche per Italia e Francia.

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Libia, Gheddafi jr bocciato e le dimissioni dell’inviato Onu. È rischio caos sulle elezioni

Il 24 dicembre avranno luogo le elezioni presidenziali in Libia e l’atmosfera generale non sembra indurre all’ottimismo. Il caso libico dovrà essere prioritario anche per Italia e Francia.

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Libia, Gheddafi jr bocciato e le dimissioni dell’inviato Onu. È rischio caos sulle elezioni

Il 24 dicembre avranno luogo le elezioni presidenziali in Libia e l’atmosfera generale non sembra indurre all’ottimismo. Il caso libico dovrà essere prioritario anche per Italia e Francia.

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Il 24 dicembre avranno luogo le elezioni presidenziali in Libia e l’atmosfera generale non sembra indurre all’ottimismo. Il caso libico dovrà essere prioritario anche per Italia e Francia.

Evitare la baraonda. A meno di un mese dalle elezioni presidenziali in Libiapreviste per il 24 dicembre, alla vigilia di Natale, e che dovrebbero rappresentare una tappa fondamentale per cominciare a uscire dalla crisi e dai conflitti nel Paese – i segnali che stanno arrivando dall’altra sponda del Mediterraneo non inducono all’ottimismo. L’inviato speciale dell’Onu per la Libia, il diplomatico slovacco Jan Kubis, in carica dallo scorso gennaio, si è infatti dimesso. La notizia, riferita da fonti diplomatiche delle stesse Nazioni Unite, non è confortante e sui motivi della decisione regna ancora una grande incertezza. L’ipotesi più probabile è che Kubis si sia dimesso perché non sentiva dietro di sé un sostegno sufficiente ad andare avanti nell’impegno ma potrebbero aver pesato sulla sua scelta pure le divisioni nel Consiglio di sicurezza su una eventuale riconfigurazione della missione, con in ballo l’ipotesi di uno spostamento da Ginevra a Tripoli della sede dell’inviato speciale. Infine, sempre in questo contesto complicato di rivelazioni che arrivano da fonti diplomatiche e che si intrecciano, Kubis – il cui mandato sarebbe scaduto a febbraio 2022 – avrebbe lasciato troppo spazio di movimento ai libici sul processo elettorale in vista del voto. Dalla Libia arriva intanto un’altra notizia: la Commissione elettorale ha respinto la candidatura alle elezioni presidenziali di Saif al-Islam Gheddafi, figlio dell’ex dittatore Mu’ammar. Ricercato dalla Corte penale internazionale per crimini contro l’umanità, si ritrova adesso tra i numerosi candidati (25 in tutto) la cui partecipazione sarebbe stata respinta. In lizza perché ammessi ne restano a tutt’oggi altri 98 e l’Alta Commissione elettorale libica sottoporrà i loro nomi al vaglio della magistratura e di un’autorità amministrativa. Tra questi figurano Haftar, Dbeibah, Saleh, Bashagha e Maitig. Resta da vedere adesso come il figlio del Colonnello reagirà a questa esclusione. Punterà su un altro candidato o scommetterà sul caos, l’ennesimo per la nazione nordafricana? Di certo, con le notizie che arrivano da Tripoli, Italia e Francia – veri artefici di questa sfida politica sulle elezioni in Libia – non possono stare a guardare. Dopo aver superato (almeno per ora) le divisioni decennali sui rispettivi e divergenti interessi nel Paese, Roma e Parigi non possono permettersi un fiasco elettorale e nemmeno uno slittamento del voto. Perciò sarebbe il caso, nelle stesse ore in cui viene sottoscritto il Trattato del Quirinale, d’occuparsi anche del caos libico.    

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