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Elon Musk apre la crisi del trumpismo

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Elon Musk apre la crisi del trumpismo. “Oltraggiosa; porcheria; abominio disgustoso”, così il patron di Tesla sull’ultima manovra del tycoon

Elon Musk apre la crisi del trumpismo

Elon Musk apre la crisi del trumpismo. “Oltraggiosa; porcheria; abominio disgustoso”, così il patron di Tesla sull’ultima manovra del tycoon

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Elon Musk apre la crisi del trumpismo

Elon Musk apre la crisi del trumpismo. “Oltraggiosa; porcheria; abominio disgustoso”, così il patron di Tesla sull’ultima manovra del tycoon

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Oltraggiosa. Porcheria. Abominio disgustoso. Vergogna. Sono queste alcune delle parole usate dall’imprenditore Elon Musk (patron di Tesla, di X e di SpaceX ed ex collaboratore dell’amministrazione Trump) per stroncare senza appello la manovra di spesa voluta da The Donald e che l’inquilino della Casa Bianca definisce «big beautiful bill». È evidente che di beautiful, di meraviglioso, Musk non ci trovi nulla. Lo ha scritto in maniera più che diretta sul suo social X: «Mi dispiace, ma non ce la faccio più. Questa enorme, oltraggiosa e piena di porcherie legge di spesa del Congresso è un ABOMINIO disgustoso. Vergogna a chi l’ha votata: sapete di aver sbagliato. Lo sapete. Aumenterà enormemente il già gigantesco deficit di bilancio a 2,5 trilioni di dollari (!!!) e graverà sui cittadini americani con un debito schiacciante e insostenibile».

Più che alla fine di un amore politico siamo a una rottura definitiva che merita un’analisi attenta, in considerazione di due fatti: il peso che ha avuto Musk nella campagna elettorale vincente di Donald Trump e quello che potrà avere (adesso che attacca pesantemente le scelte dell’amministrazione statunitense) nel togliere consensi al presidente. Contraddizioni? Certamente sì, ma la politica (e non solo quella americana) si nutre in quest’epoca soprattutto di queste e di repentini cambi di idee.

Riguardo alla posizione di Musk sulla legge di bilancio, dalla Casa Bianca hanno già fatto sapere di essere a conoscenza delle critiche sollevate. Aggiungendo pure che Trump non cambierà idea sulla manovra. Il punto però non è questo, bensì il fatto che le parole usate dall’imprenditore di Tesla sono durissime e ridanno fiato, indirettamente, anche all’opposizione democratica che – dopo la sconfitta alle presidenziali del novembre scorso – non si è ancora ripresa e riorganizzata. Da qui a fare di Musk il leader dei dem statunitensi ce ne corre. Di certo la fine del suo trumpismo, assieme ai numerosi decreti presidenziali e alla politica dei dazi commerciali, è la principale novità di questo inizio di secondo mandato di Trump.

Va in crisi anche l’immagine di turbo-trumpismo che la coppia Donald-Elon incarnava agli occhi degli americani che hanno scelto Trump. Due imprenditori molto ricchi, dai caratteri forti, politicamente scorretti, che hanno marciato assieme per diversi mesi attaccando chiunque criticasse le proposte di Trump per fare l’America di nuovo grande. Agli occhi di quella opinione pubblica che incarna la pancia degli States, perdere il sostegno di un uomo come Musk è un pessimo segnale che Trump dovrà ora tamponare in qualche modo.

Le durissime critiche alla manovra costituiscono infatti un considerevole colpo allo strumento grazie al quale il sogno Maga (Make America Great Again) dovrebbe finalmente realizzarsi. Se uno come Musk, è la domanda che si stanno ponendo in queste ore milioni di cittadini e cittadine Usa, stronca senza appello le misure prese spiegando che faranno ancora più grande non l’America bensì il suo debito (già alto), non sarà che i repubblicani stiano sbagliando?

Che i democratici godano delle parole di Elon è cosa ovvia e questo più di tanto non impensierisce Trump. I pericoli per il tycoon sono semmai altri. Due in particolare: il rischio (come accennavamo poc’anzi) di una disillusione nel suo elettorato e la possibilità che dopo gli attacchi di Musk alla manovra si apra un dibattito anche fra i repubblicani. Questi ultimi, sinora, piuttosto compatti nel sostenere le misure volute da Trump. Vatti a fidare degli (ex?) amici.

Di Massimiliano Lenzi

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