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Esperti tedeschi in favore di UniCredit

In Germania le operazioni di UniCredit per l’acquisizione di Commerzbank sono diventate un caso politico, ma tra gli esperti sta prendendo forza la posizione di chi sostiene la fusione

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Esperti tedeschi in favore di UniCredit

In Germania le operazioni di UniCredit per l’acquisizione di Commerzbank sono diventate un caso politico, ma tra gli esperti sta prendendo forza la posizione di chi sostiene la fusione

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Esperti tedeschi in favore di UniCredit

In Germania le operazioni di UniCredit per l’acquisizione di Commerzbank sono diventate un caso politico, ma tra gli esperti sta prendendo forza la posizione di chi sostiene la fusione

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In Germania le operazioni di UniCredit per l’acquisizione di Commerzbank sono diventate un caso politico, ma tra gli esperti sta prendendo forza la posizione di chi sostiene la fusione

Le operazioni finanziarie della banca UniCredit per l’acquisizione di Commerzbank hanno creato una forte irritazione in Germania, colta di sorpresa dall’ambizione dell’istituto di credito italiano. La questione è diventata a Berlino un caso politico, con le opposizioni che accusano il governo di non aver difeso gli interessi del Paese mentre i leader della maggioranza – a partire dal cancelliere Olaf Scholz – si pronunciano contro le manovre italiane.

Il governo tedesco è direttamente coinvolto nell’operazione in quanto primo azionista di Commerzbank con una quota del 16% del capitale, eredità del salvataggio della banca ai tempi della crisi finanziaria del 2008. Da allora lo Stato ha gradualmente ceduto le sue azioni, con l’obiettivo di uscire dal capitale. Tra la sorpresa generale, a settembre UniCredit ha accumulato rapidamente una quota di fatto del 21% di Commerzbank muovendosi con grande determinazione. L’amministratore delegato dell’istituto di credito italiano, Andrea Orcel, ha detto apertamente che la piena acquisizione della banca tedesca è tra le opzioni, un’operazione che darebbe vita al più grande istituto di credito in Germania e a uno dei maggiori dell’Unione europea. Orcel ha definito il suo approccio come un «banco di prova» su quanto sia diventato integrato il settore europeo dei servizi finanziari, sottolineando che l’Ue ha bisogno di banche più grandi per finanziare la sua crescita. Berlino ha però reagito mettendo in sospeso la vendita della sua partecipazione. Tuttavia, in Germania sta prendendo forza la posizione di chi sostiene la fusione tra UniCredit e Commerzbank, dimostrando che la contrarietà del governo non ha un consenso unanime tra le leadership del Paese.

A pronunciarsi in favore di un accordo sono stati i rappresentanti di alcune associazioni imprenditoriali e gli amministratori delegati di altri gruppi bancari, ma le affermazioni più significative sono quelle di Monika Schnitzer e Lars Feld, due illustri economisti molto ascoltati a Berlino. Entrambi sostengono che l’acquisizione sarebbe vantaggiosa e per certi versi necessaria. «Il mercato finanziario europeo è troppo poco integrato e le banche tedesche non sono abbastanza competitive» ha commentato Schnitzer. «L’unione tra le due banche porterebbe più vantaggi che svantaggi» ha detto Feld in un’intervista sul “Sole 24 Ore”, sottolineando che «il sistema bancario europeo ha bisogno di più fusioni e investimenti transfrontalieri». Schnitzer e Feld sono membri apicali del Consiglio di esperti economici della Germania, un gruppo istituito nel 1963 che riunisce cinque tra i migliori accademici tedeschi con l’incarico di valutare la politica economica del governo. Schnitzer è la presidente del Consiglio, Feld l’ha presieduto fino al 2021 e attualmente è il consigliere personale del ministro delle Finanze Christian Lindner.

Le dichiarazioni pubbliche di voci così influenti dovrebbero spingere il governo Scholz a rivalutare la sua posizione. Ufficialmente una delle ragioni della contrarietà di Berlino è la percezione del ruolo di Commerzbank nell’economia nazionale: la retorica politica vuole che la banca resti in mani tedesche, temendo che gli stranieri ridurranno i prestiti alle piccole e medie imprese. Ma in realtà la questione più delicata è che in ballo ci sono migliaia di posti di lavoro. Secondo le stime, in caso di fusione sono a rischio fino a due terzi dei 40mila dipendenti di Commerzbank. È per questo che i sindacati e i partiti più a sinistra continueranno a fare pressione sul governo affinché non ceda la sua quota a UniCredit.

Di Federico Bosco

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