Fango sul sangue
Fango sul sangue. A meno di 24 ore dal brutale attacco russo contro l’asilo di Kharkiv, un altro episodio analogo per le strade della Capitale dell’Ucraina – IL VIDEO
Fango sul sangue
Fango sul sangue. A meno di 24 ore dal brutale attacco russo contro l’asilo di Kharkiv, un altro episodio analogo per le strade della Capitale dell’Ucraina – IL VIDEO
Fango sul sangue
Fango sul sangue. A meno di 24 ore dal brutale attacco russo contro l’asilo di Kharkiv, un altro episodio analogo per le strade della Capitale dell’Ucraina – IL VIDEO
Kyiv – A meno di 24 ore dal brutale attacco russo contro l’asilo di Kharkiv in cui si trovavano 48 bambini ucraini, mi sono trovato a documentare un episodio analogo per le strade della Capitale dell’Ucraina. Nella notte fra venerdì e sabato, le Forze armate russe hanno infatti sparato un missile contro l’asilo nido più frequentato del distretto Darnytskyj, finendo per aprire una voragine enorme nel suo parco giochi esterno.
Dalle immagini che ho registrato per questo giornale sotto una pioggia scrosciante è possibile vedere come non si trattasse affatto d’un obiettivo militare ma del punto di riferimento per i bambini di tutto il quartiere. Mentre filmavo molti di essi erano proprio lì, attorno a me: provavano a ricomporre altalene, giochi, tavolini e sedie a loro misura, cercandone i resti nel fango. Avevo appena testimoniato su queste pagine il momento in cui l’aviazione russa aveva aperto il fuoco su altri bambini inginocchiati con le mani giunte ai bordi delle strade di Nizhyn per rendere onore a un loro concittadino morto difendendo l’Ucraina, eppure un nuovo atto di quel terrore perpetuo stava prendendo forma.

Altri missili di vario tipo hanno infatti travolto ancora la Capitale domenica, causando 3 morti e oltre 30 feriti di cui 7 ancora bambini. Il più piccolo aveva appena 4 anni. Ho filmato quello sfacelo proprio dal parco giochi che si trova fra i caseggiati del quartiere più densamente popolato del Desnianskyj raiòn. Centrando in pieno uno di quei condomini, i russi l’avevano travolto di macerie fra cui altri bambini si rincorrerrevano intorno a me facendo la conta di chi mancava. «Ma queste immagini che filmate, arrivano agli occhi del mondo?» mi ha chiesto un anziano signore, prendendomi per il braccio per esser sicuro che il mio sguardo fosse rivolto a quelle macerie e implorandomi di mostrare al mondo ogni dettaglio di quella carneficina come se io stesso potessi far qualcosa per fermarla. Così come nel quartiere Obolonskyj, poco più avanti un altro missile russo aveva squarciato la facciata d’un caseggiato zeppo di civili facendone scempio.

«Sfortunati incidenti» hanno scabrosamente chiosato le massime autorità russe. Mentre i monitor riportavano quelle oscene dichiarazioni – riprese da una moltitudine d’agenzie stampa italiane che hanno minimizzato l’accaduto – le immagini d’altre mattanze di civili giungevano dal resto dell’Ucraina.
Ciò che avevo anticipato nel mio ultimo dispaccio riguardo i nuovi kit UMPK usati da Mosca per estendere il range delle vecchie bombe aeree plananti FAB s’era concretizzato e l’aviazione russa stava già bombardando Odesa, Kryvyj Rih e Kamianske con nuove glide bomb KAB ’Grim-1’ e ‘Grim-2’. Così sono finiti intrappolati sottoterra nel Dnipropetrovsk 496 minatori ucraini, nella settima offensiva russa degli ultimi due mesi alle imprese carbonifere del gruppo DTEK.
Vicino a Sumy i russi hanno sparato contro un autobus carico di civili della comunità di Bilopillia fra cui si trovavano un bambino di 8 e una ragazza di 15 anni. Poco dopo, hanno aperto nuovamente il fuoco contro un convoglio umanitario che stava trasportando generi alimentari, ferendone gravemente il conducente di 36 anni e mandandone in fumo il prezioso carico. Le chiazze di sangue sui sacchi di sabbia all’ingresso dell’unico supermercato rimasto a Bilopillia da cui Alla Perdei e io registrammo col suo sindaco l’ultimo video per questo giornale spiegano meglio d’ogni parola quanto vitali fossero quelle necessità. Eppure i russi hanno colpito ancora per distruggere, affamare e stremare. A una trentina di chilometri dal fronte opposto, un drone russo Lancet ha investito la troupe televisiva dell’emittente tedesca “Welt”, ferendo a entrambe le gambe un operatore, causando la morte d’un soldato ucraino di 48 anni della 42ª brigata che li scortava e tagliando di netto una gamba a un altro. Appena poche ore prima morivano altri due colleghi ucraini nei pressi di Kramatorsk.
Tre giorni d’attacchi serrati a scuole, asili, convogli umanitari e di giornalisti ma al di là di quanto – spesso distorto – alcune agenzie stampa avessero già riportato, di tutto questo v’è ben poca traccia sui quotidiani italiani. Il servizio pubblico d’informazione ha perfino rilanciato la fake news diffusa dalla “TASS” secondo cui 5.000 soldati ucraini sarebbero circondati al fronte, mentre nelle scorse settimane è accaduto semmai il contrario. Notizia falsa ripresa da altri quotidiani tra cui uno che ha persino raddoppiato quel numero elogiando i successi russi al fronte. Di fronte al bagno di sangue descritto e a 20mila minori ucraini rubati dalla Federazione Russa, certa carta stampata ha preferito dedicare la prima pagina a un presunto traffico ucraino d’armi di basso calibro. Gettare altro fango sul sangue non assolve chi sceglie di non vedere.
Di Alla Perdei e Giorgio Provinciali
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