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Francia, il nuovo premier è François Bayrou

Bayrou è il nuovo premier francese ma Mélenchon ha già annunciato che il suo partito presenterà una mozione di censura

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Francia, il nuovo premier è François Bayrou

Bayrou è il nuovo premier francese ma Mélenchon ha già annunciato che il suo partito presenterà una mozione di censura

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Francia, il nuovo premier è François Bayrou

Bayrou è il nuovo premier francese ma Mélenchon ha già annunciato che il suo partito presenterà una mozione di censura

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Bayrou è il nuovo premier francese ma Mélenchon ha già annunciato che il suo partito presenterà una mozione di censura

È arrivato l’atteso annuncio dell’Eliseo: il centrista François Bayrou è il nuovo premier francese. In mattinata Bayrou ha avuto un colloquio – della durata di quasi 2 ore – con il presidente Emmanuel Macron di cui è storico alleato.

Poche ore dopo la nomina del nuovo premier francese – François Bayrou – l’opposizione è tornata all’attacco: Jean-Luc Mélenchon ha annunciato che il suo partito, La France insoumise, presenterà una mozione di censura contro il nuovo primo ministro. Dopo aver portato alle dimissioni Michel Barnier, Mélenchon ci riprova. La scusa ufficiale è quella di ostacolare qualsiasi governo ritenuto «ostile» dal Nuovo Fronte Popolare (una coalizione più frammentata che mai), ma il vero obiettivo resta quello di ottenere le dimissioni del presidente Emmanuel Macron, il quale ha a più riprese dichiarato di non aver alcuna intenzione di lasciare l’incarico prima della sua scadenza naturale.

Lo afferma esplicitamente il numero due degli insoumis, Manuel Bompard, che sui suoi canali social ha definito la nomina di Bayrou «un nuovo insulto alla democrazia» sostenendo che «dopo aver perso tutte le ultime elezioni, Macron sta installando il suo primo e ultimo sostenitore a Matignon […] Far cadere Bayrou significa far cadere Macron». Sulla stessa linea troviamo la presidentessa del gruppo parlamentare de LFI, Mathilde Panot, che stronca Bayrou – «una candidatura in più per salvare Emmanuel Macron» – sostenendo che sono «due le scelte per i parlamentari: il sostegno all’operazione di Macron o la censura» concludendo con un perentorio «noi abbiamo fatto la nostra scelta». Le altre anime del Nuovo Fronte Popolare (socialisti, comunisti e verdi) hanno scelto una linea meno radicale: non sosterranno il governo, ma non è detto che partecipino alla mozione di censura. In cambio della messa al bando dell’articolo 49.3 della costituzione e il loro coinvolgimento nella stesura del programma governativo, i partiti della sinistra potrebbero abbandonare Mélenchon e non supportare la sua ennesima iniziativa parlamentare. Dall’altra parte della barricata ci sono i lepenisti – il cui ruolo è stato fondamentale per far dimettere Barnier – che sostengono di non voler votare la mozione «a priori», un modo sibillino per convincere Bayrou a fare quello che non ha fatto il suo predecessore: dialogare con il Rassemblement National per poterlo istituzionalizzare. Adesso spetta a François Bayrou resistere alla minaccia degli opposti estremismi.

di Filippo Messina e Antonio Pellegrino

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