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Gaza e il popolo della Striscia

La storia di Gaza e il popolo della Striscia: filologicamente, si potrebbe dire che sia proprio Gaza la vera Palestina
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La storia di Gaza e il popolo della Striscia: filologicamente, si potrebbe dire che sia proprio Gaza la vera Palestina
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Gaza e il popolo della Striscia

La storia di Gaza e il popolo della Striscia: filologicamente, si potrebbe dire che sia proprio Gaza la vera Palestina
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La storia di Gaza e il popolo della Striscia: filologicamente, si potrebbe dire che sia proprio Gaza la vera Palestina
Filologicamente, si potrebbe dire che sia Gaza la vera Palestina. Il nome viene infatti dai Filistei: popolo che arrivò nella Striscia nel XIII secolo a.C., dopo aver tentato l’invasione dell’Egitto come parte della coalizione definita “Popoli del mare”. Provenienti da Creta, rimasero a Gaza fino all’VIII secolo a.C., quando furono spazzati via dall’invasione assira. Ma la Bibbia attesta una tale loro ostilità verso gli ebrei che nel 135 d.C., dopo aver represso la rivolta di Bar Kokheba, l’imperatore Adriano intese punire i ribelli anche col ribattezzare la provincia Iudea come Palestina, riesumando un nome dei loro antichi nemici poi rimasto all’intera regione e dopo il 1948 fatto proprio dagli arabi locali. Due popoli e due Stati chiamati Israele e Palestinafu comunque il percorso tentato negli anni Novanta con gli Accordi di Oslo e col riconoscimento reciproco fra Stato ebraico e Autorità nazionale palestinese. Si arenò anche per responsabilità di estremisti israeliani (come quello che uccise Rabin) ma soprattutto per i continui attentati di Hamas. Bloccatasi quella strada, fra agosto e settembre del 2005 l’allora primo ministro Ariel Sharon ne tentò un’altra con l’attuazione di quello che venne definitoPiano di ritiro unilaterale israeliano”. Per «garantire (ai suoi cittadini) il massimo livello di sicurezza», circa 8.500 ebrei che vivevano in 25 insediamenti a Gaza furono sgomberati dalle loro case. Spesso trascinati via con la forza. Furono addirittura dissotterrati e portati via i morti, affinché entro la fine del 2005 non restasse a Gaza nessun ebreo. Né vivo né morto. Furono però lasciati risorse, beni e attività commerciali. In particolare, i coloni avevano sviluppato un importante export di verdure e fiori. L’idea era che potesse fare da base per uno sviluppo che togliesse i palestinesi dalla povertà: vennero evocate Hong Kong e Singapore come altri esempi di piccole entità territoriali che avevano conosciuto un boom economico malgrado un’elevata densità di popolazione. James Wolfensohn, ex presidente della Banca mondiale e inviato per il Medio Oriente dell’amministrazione Bush, raccolse 14 milioni di dollari per compensare i coloni ebrei delle infrastrutture agricole che avrebbero lasciato ai palestinesi. Entro le prime 24 ore successive al ritiro israeliano, però, non soltanto furono bruciate le 125 sinagoghe che erano state erette ma furono anche distrutte le serre e rubato il rame dai tubi e dai rubinetti. Insomma, il progetto simil Hong Kong fu stroncato subito. E nelle elezioni palestinesi dell’anno dopo la Striscia si rivelò subito essere una roccaforte di Hamas, che nel 2007 dopo una guerra civile con l’Anp prese possesso del territorio e lo trasformò in una base per lanciare su Israele missili e raid. A quel punto cessò ogni altra ipotesi di concedere ulteriori territori ai palestinesi.   di Maurizio Stefanini

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