
Gaza, la guerra sarà lunga
Gaza, la guerra durerà ancora a lungo. Non è pessimismo, è la realtà. L’unico modo per mettere fine a questa guerra è capire che il vero nemico è il Qatar
| Esteri
Gaza, la guerra sarà lunga
Gaza, la guerra durerà ancora a lungo. Non è pessimismo, è la realtà. L’unico modo per mettere fine a questa guerra è capire che il vero nemico è il Qatar
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Gaza, la guerra durerà ancora a lungo. Non è pessimismo, è la realtà. L’unico modo per mettere fine a questa guerra è capire che il vero nemico è il Qatar
Gerusalemme – La guerra a Gaza durerà altri dieci anni. A momenti di alta intensità del conflitto ne seguiranno altri di bassa intensità, per poi ritornare a un’alta intensità e così via. Non sono un pessimista, ma un ottimista. Al momento non ci sono infatti spiragli di speranza per una fine della guerra. In molti continuano a chiedersi: «Che cosa succederà nel dopo-Gaza?» Niente. Israele non può uccidere tutti i 40mila miliziani di Hamas. Se ne rimanessero anche soli 500 in vita, vorrebbe dire che Hamas è ancora in piedi e che controlla la popolazione. Il Nord di Gaza rimarrà terra di conflitto, mentre il Sud ospiterà i rifugiati palestinesi che – purtroppo – dovranno vivere in campi profughi per lunghi anni. L’idea dei ministri di estrema destra Itamar Ben-Gvir e Bezalel Smotrich di mandare in Congo i rifugiati di Gaza, oltre a essere vergognosa, è insensata. Un alto ufficiale israeliano ha già dichiarato che il governo non ha preso affatto in considerazione questa proposta, che creerebbe una forte indignazione da parte della stessa popolazione israeliana.
L’unico modo per mettere fine a questa guerra è capire che il vero nemico è il Qatar. Fino a quando Hamas continuerà a ricevere finanziamenti da Doha, il movimento terroristico continuerà resistere. Da decenni il Qatar ha offerto supporto economico e politico a organizzazioni come i talebani, al Qaeda, Fratelli Musulmani, Isis e anche a gruppi sciiti come Hezbollah, Irgc e Houthi. Ha sostenuto inoltre regimi legati ai Fratelli Musulmani, come quello di Mohammad Morsi in Egitto e quello di Omar al Bashir in Sudan. Il Qatar non dovrebbe essere percepito come un regime pro-Occidente, ma piuttosto come un fanatico regime wahhabita che ritiene che – nel passato – l’Arabia Saudita gli abbia tolto la leadership del mondo musulmano. In una conversazione privata, tenutasi prima della Primavera araba, l’allora emiro Hamad bin Khalifa Al Thani (padre dell’attuale emiro) aveva detto all’ex leader libico Muammar Gheddafi: «I Wahhabiti sono la mia famiglia. Sapevi che Muhammad ibn Abd al-Wahhab (il fondatore del wahhabismo) è un mio antenato di sedicesima generazione?»
A oggi il Qatar rappresenta l’unica speranza per Hamas di rimanere in vita, dato che nessun Paese arabo è interessato a dare loro sostegno. È pertanto inconcepibile come il Primo ministro Bibi Netanyahu abbia nel corso degli anni approvato il finanziamento in contanti da parte del Qatar a Hamas e che ancora oggi – dopo il massacro del 7 ottobre – continui a rafforzare questo emirato, rendendolo il mediatore per la liberazione degli ostaggi. Può davvero essere un mediatore onesto il Qatar, che ospita i leader di Hamas nel suo territorio? Certo che no e ciò è ormai chiaro a molti in Israele, dato che dopo tre mesi di guerra centinaia di ostaggi (che rappresentano un asset per Hamas) sono ancora a Gaza. La soluzione pertanto non è continuare la guerra dentro Gaza. Per togliere l’ossigeno a Hamas è necessario rimuovere la minaccia del Qatar, che sia con sanzioni economiche, operazioni di hackeraggio o altri modi.
di Yigal Carmon, presidente del Middle East Media Research Institute ed ex consigliere dell’antiterrorismo per due primi ministri israeliani
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