Giovani vite spezzate dalla guerra
| Esteri
Artyom ha 7 anni quando un bombardamento russo colpisce la sua città: giurerà a sé stesso di combattere, diventando una mascotte locale. Un esempio di tante, troppe, giovani vite spezzate da quel maledetto 24 febbraio.
Giovani vite spezzate dalla guerra
Artyom ha 7 anni quando un bombardamento russo colpisce la sua città: giurerà a sé stesso di combattere, diventando una mascotte locale. Un esempio di tante, troppe, giovani vite spezzate da quel maledetto 24 febbraio.
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Giovani vite spezzate dalla guerra
Artyom ha 7 anni quando un bombardamento russo colpisce la sua città: giurerà a sé stesso di combattere, diventando una mascotte locale. Un esempio di tante, troppe, giovani vite spezzate da quel maledetto 24 febbraio.
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AUTORE: Giorgio Provinciali
Chernivci – Artyom ha 7 anni. Quando un bombardamento russo ha colpito la sua città, Kryvyj Rih, togliendogli per sempre il suo migliore amico, ha giurato a sé stesso che sarebbe diventato un piccolo guerriero. Ha chiesto alla nonna di contattare un’organizzazione locale per poter devolvere le sue paghette all’esercito ucraino e ogni giorno aspetta con lei il passaggio dei soldati, tenendo la bandiera nazionale in mano.
È diventato una mascotte locale e i militari, quando passano per andare al fronte, si fermano con lui per cantare una canzoncina o dargli qualche caramella. È vestito come un piccolo soldato, con mimetica ed elmetto che gli hanno regalato i combattenti insieme alla patch con ricamata la scritta “talisman”, perché il piccolo Artyom è il loro talismano. Ogni giorno è lì con nonna Nina, mentre con Elena, l’altra nonna, vende braccialetti per devolverne il ricavato alla Guardia nazionale. Al passaggio dei reduci dal fronte, ogni giorno Artyom s’inginocchia e toglie il copricapo, sventolando la bandiera finché i camion non si perdono all’orizzonte.
Arthur invece 7 anni li avrà per sempre. È stato ucciso a Kupyansk – nell’oblast’ di Kharkiv – da una raffica di mitra sparata a bruciapelo mentre portava un pacco di farina ai genitori, durante l’occupazione rascista. Il suo corpicino è finito in una fossa comune insieme a quello di Olesya, 6 anni, e della sorellina di 8. Sono stati ritrovati dopo la liberazione della città. I cadaveri erano così tanti che, riesumandone una cinquantina al giorno, ci sono volute quasi due settimane per avere una stima della mattanza russa.
Durante la distribuzione del pane è stato fucilato a sangue freddo anche Misha, di 14 anni. Si trovava ad Havrylivka (città appena liberata nell’oblast’ di Kherson) quando a esser stata mortalmente punita è stata proprio la sua vitalità: saltellare fuori dalla fila per il pane a un bambino non era concesso. Dopo il brutale assassinio del figlio, i soldati hanno poi preteso che i genitori di Misha votassero per il referendum di annessione alla Federazione Russa.
Zoya invece si è salvata: appena sedicenne, ha trascorso giorni legata per mani e piedi al letto su cui è stata stuprata a ripetizione dagli occupanti. Viveva a Bucha con il padre, quando i soldati russi hanno sbarrato le vie d’accesso alla città. Suo papà è stato freddato davanti a lei durante una delle tante violenze subite. I suoi carnefici erano costantemente ubriachi – racconta – e mescolavano all’alcool una quantità impressionante di Viagra. Karina, sua coetanea, come lei è stata violentata per giorni davanti al padre ma non ce l’ha fatta. Si opponeva con ogni forza alle violenze, finché i suoi aguzzini le hanno sparato a una gamba. Per continuare a stuprarla le hanno messo un laccio emostatico. Poi le hanno strappato le unghie, legato i polsi e bruciato le mani fino all’osso. È stata freddata con un colpo alla nuca. Quando il suo cadavere è stato rinvenuto nelle fosse comuni, al padre è stato concesso di vederne solo la parte superiore, perché al di sotto del viso il corpo era orrendamente sfigurato.
Dal 24 febbraio più di mille minori sono stati abusati o uccisi in Ucraina. Quasi 300mila sono stati deportati in Russia.
di Giorgio Provinciali
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