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California

I moniti della California in fiamme

In una California che conosce a menadito i rischi connessi al fuoco e ha una lunga e tragica consuetudine in materia, è stupefacente come si siano reiterate una serie di errori, sottovalutazioni e sprechi

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I moniti della California in fiamme

In una California che conosce a menadito i rischi connessi al fuoco e ha una lunga e tragica consuetudine in materia, è stupefacente come si siano reiterate una serie di errori, sottovalutazioni e sprechi

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I moniti della California in fiamme

In una California che conosce a menadito i rischi connessi al fuoco e ha una lunga e tragica consuetudine in materia, è stupefacente come si siano reiterate una serie di errori, sottovalutazioni e sprechi

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In una California che conosce a menadito i rischi connessi al fuoco e ha una lunga e tragica consuetudine in materia, è stupefacente come si siano reiterate una serie di errori, sottovalutazioni e sprechi

In una California che conosce a menadito i rischi connessi al fuoco e ha una lunga e tragica consuetudine in materia, è stupefacente come si siano reiterate una serie di errori, sottovalutazioni e sprechi.

La lista è lunghissima ma in queste ore si pone l’accento in modo particolare sulla storica carenza d’acqua, figlia anche di un abuso del bene più prezioso in assoluto che ha radici antiche in California.

Un tema ben noto e all’origine di severi (almeno sulla carta) interventi per limitare l’uso sconsiderato delle riserve idriche. Con tanto di mega multe ‘spot’ comminate a qualche grande nome dello show business o dello sport, per aver ecceduto nell’irrigazione dei propri perfetti prati all’inglese o per alimentare senza limiti le mega piscine la cui concentrazione in questo Stato non ha eguali al mondo.

Nessuno è così ingenuo da dare la colpa alle piscine ma l’atteggiamento pubblico e privato in materia è una spia indiscutibile di un’incapacità di fare prevenzione. Proprio quella che siamo abituati a sottolineare con accenti critici noi italiani, quando si tratta di cura del territorio. Perché la California – la ricchissima California che da sola meriterebbe un posto nel G7 – in termini pubblici è uno Stato già fallito un paio di volte, in perenne bolletta, ciclicamente in balia di disastri, si pensi all’era dei blackout, conseguenza anche di un’incapacità amministrativa e politica di gestire le risorse naturali ed economiche.

Non ci sono i soldi per fare praticamente niente e così in emergenza vien fuori tutta la pochezza di quella che noi siamo abituati a chiamare “Protezione civile”. Interventi affannosi, scoordinati, in larghissima parte inefficaci, in uno dei lembi della Terra più ricchi e moderni che si possano immaginare.

Una gigantesca ricchezza privata, una concentrazione stupefacente di aziende all’avanguardia, uno Stato incapace di interrare i cavi elettrici. Senz’acqua per gli interventi antincendio, con gli idranti che non funzionano e senza nulla oltre la personale abnegazione dei soccorritori per frenare il disastro.

La California è un monito per tutti: quando si permette ripetutamente alla macchina statale di andare a pallino, di fallire, quando i conti non tornano per decenni, si è completamente esposti in caso di emergenza. Per essere più precisi, drammaticamente impotenti.

Devastare il territorio, ignorare la realtà dei fatti idrogeologica, affidarsi al caso e allo stellone, quando sono in gioco vite umane e gigantesche quote proprio di quella ricchezza che la California ha saputo generare, è una colpa.

Purtroppo, anche in queste ore drammatiche gli Stati Uniti sembrano colti dallo stesso morbo che si sta diffondendo da noi: si riduce tutto a un balletto fra chi la risolve ascrivendo l’intera responsabilità al cambiamento climatico e chi lo nega alla radice. Fra chi dà la colpa ai democratici e chi pensa che andrà peggio con l’indifferenza trumpiana. Una carnevalata sui tizzoni dell’inferno.

di Fulvio Giuliani

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