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progetto roborder

I muri europei crescono

L’Ue conta più di 13mila chilometri di frontiere terrestri, quasi 66mila chilometri di costa e investirà in un progetto di sorveglianza autonoma di frontiera con robot autonomi. Ma non è possibile rispondere alle crescenti migrazioni solo con misure di contenimento. 
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I muri europei crescono

L’Ue conta più di 13mila chilometri di frontiere terrestri, quasi 66mila chilometri di costa e investirà in un progetto di sorveglianza autonoma di frontiera con robot autonomi. Ma non è possibile rispondere alle crescenti migrazioni solo con misure di contenimento. 
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I muri europei crescono

L’Ue conta più di 13mila chilometri di frontiere terrestri, quasi 66mila chilometri di costa e investirà in un progetto di sorveglianza autonoma di frontiera con robot autonomi. Ma non è possibile rispondere alle crescenti migrazioni solo con misure di contenimento. 
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L’Ue conta più di 13mila chilometri di frontiere terrestri, quasi 66mila chilometri di costa e investirà in un progetto di sorveglianza autonoma di frontiera con robot autonomi. Ma non è possibile rispondere alle crescenti migrazioni solo con misure di contenimento. 
Lo scorso ottobre 12 Paesi dell’Unione europea, prevalentemente a ideologia sovranista dell’Est Europa, hanno chiesto a Bruxelles di essere finanziati per poter costruire delle barriere e bloccare così l’ingresso ai migranti. L’Ue ha risposto che non finanzierà la costruzione dei muri richiesti ma continuerà a procedere tramite il sostegno ai Paesi limitrofi da utilizzare come cuscinetto. Questa procedura, più o meno discutibile, è stata applicata con la Turchia (che ha ricevuto miliardi di euro per contenere il flusso da Siria, Iran e Afghanistan), con la Libia e infine con la Bosnia, dove Bruxelles ha stanziato 100 milioni negli ultimi tre anni per costruire e accogliere i migranti in appositi centri. Negli anni della Guerra fredda l’Europa era divisa fra il blocco sovietico dell’Est e quello dell’Ovest in forza alla Nato. Il simbolo di questa divisione era il muro di Berlino. In quel periodo in Europa si potevano contare solo altri 3 muri: quello di Gorizia fra Italia e Jugoslavia, quello di Cipro che divideva l’isola con il confine turco e quello in Irlanda del Nord con il Regno Unito. Nel mondo invece i muri di divisione erano in tutto 6, oggi sono cresciuti a 63. Eccetto il muro fra Israele e Palestina, tutti gli altri sono stati realizzati con l’intento di frenare le crisi migratorie iniziate nei primi anni Duemila e scoppiate nel 2015. Fra il 1990 e il 2020 nell’Unione europea sono stati costruiti più di mille km di barriere. In particolare è stata la rotta balcanica a spingere i governi nazionali e le politiche nazionaliste a realizzare una serie di muri anti migranti. L’Ungheria ha chiuso i 300 km del confine con la Croazia e 151 km di confine con la Serbia con un filo spinato alto quattro metri. La stessa cosa ha fatto la Macedonia al confine con la Grecia. A sua volta la Grecia ha innalzato un muro di 40 km alla frontiera con la Turchia. Anche la Bulgaria ha innalzato quasi 176 km di recinzione di filo spinato lungo il confine con la Turchia. Dal canto suo la Turchia ha realizzato una barriera lungo tutti i 300 km del confine con l’Iran. Per questo motivo i flussi migratori si sono spostati più a Nord escludendo il percorso balcanico e passando per le ex Repubbliche sovietiche. I Paesi limitrofi alla Russia si sono quindi attrezzati nella stessa maniera bloccando i confini. La Norvegia ha eretto una barriera di 200 km, l’Estonia una di 110 km e la Lituania ha costruito un muro alto 2 metri lungo 50 km. Infine in questi giorni la Polonia ha avviato la costruzione di un muro lungo 186 km al confine con la Bielorussia. Anche l’Italia è stata coinvolta in questo sistema visto che il flusso balcanico non si è spento. L’Austria ha disposto 4 km di filo spinato lungo il confine con la Slovenia. A sua volta, la Slovenia ha chiuso 200 dei 670 km che la dividono dalla Croazia. Ed è recente la scelta italiana, in particolare del Friuli Venezia Giulia, di posizionare 65 foto-trappole con l’intento di intercettare gli arrivi dei clandestini. Nel 2021 attraverso la rotta balcanica gli arrivi in Italia hanno superato quota 8.600 contro i 6.466 del 2019 e i 5.596 del 2020. Ma non solo. Si sta perfino pensando a muri galleggianti e robot per bloccare il flusso nel Mediterraneo. La Grecia sta progettando un muro galleggiante nel Mar Egeo. L’Ue ha a sua volta deciso di investire sul progetto Roborder: un sistema di sorveglianza autonoma di frontiera con robot autonomi che includano veicoli aerei, d’acqua, sottomarini e terrestri. Inoltre l’agenzia Frontex, fondata nel 2004 per assistere gli Stati membri nella protezione dei confini esterni, è in procinto di attivare un corpo permanente di 10mila guardie di frontiera entro il 2027. Il solo rifiuto tramite barriere fisiche, oltre a spostare continuamente i flussi e le rotte di immigrazione clandestina, porta però a inaccettabili violazioni della salute e dei diritti umani dei migranti. L’Ue conta più di 13mila chilometri di frontiere terrestri e quasi 66mila chilometri di costa. Alla fine del 2020 il numero di persone in fuga da persecuzioni, conflitti, violenze, violazioni dei diritti umani è arrivato a 82,4 milioni. Non è pensabile far fronte a questi numeri solo tramite strumenti di contenimento.   di Massimiliano Fanni Canelles

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