Insulti, pugni, e forse anche un omicidio: ripreso il potere in Afghanistan, i talebani fanno i conti con le loro stesse divisioni interne. E non si tratta di un confronto pacifico: nelle sale del palazzo presidenziale di Kabul sarebbe andata in scena una violenta lite fra il fronte ‘moderato’ guidato dal vicepremier Abdul Ghani Baradar e quello oltranzista che fa capo al ministro degli Interni Sirajuddin Haqqani.
Non solo sarebbero volate – condizionale d’obbligo perché ovviamente i media locali non ne danno notizia – parole grosse ma ci sarebbe stato uno scontro fisico e addirittura alcune fonti riferiscono che Baradar sarebbe ricoverato in ospedale o, peggio, morto.
Di certo su di lui, che spingeva per un esecutivo con personaggi non estremisti, da qualche giorno non si hanno notizie. Esiste una registrazione audio piuttosto dubbia dove una voce che potrebbe essere la sua dice di essere in viaggio ma di fatto da una settimana nessuno l’ha visto.
Questo succede a pochissimi giorni dalla nascita del governo ad interim: in pratica quella stessa violenza che era rivolta agli oppositori si sta ora trasformando in una guerra intestina fra gli stessi talebani. Si tratta di fatto di una dimostrazione dell’enorme fragilità di un regime che è avvezzo a risolvere i problemi solo con l’utilizzo delle armi. Ora che hanno riconquistato il potere, si ritrovano a fare i conti con la loro stessa incapacità di strutturarsi per amministrarlo. A meno di non eliminare i dissensi, ancora una volta, con il fuoco.
di Annalisa Grandi
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