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Il futuro di Gaza

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Il futuro di Gaza. È qui che si stanno svolgendo manifestazioni molto partecipate di palestinesi che si scagliano contro Hamas e il suo sostanziale fallimento nella gestione della guerra

Il futuro di Gaza

Il futuro di Gaza. È qui che si stanno svolgendo manifestazioni molto partecipate di palestinesi che si scagliano contro Hamas e il suo sostanziale fallimento nella gestione della guerra

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Il futuro di Gaza

Il futuro di Gaza. È qui che si stanno svolgendo manifestazioni molto partecipate di palestinesi che si scagliano contro Hamas e il suo sostanziale fallimento nella gestione della guerra

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Il futuro di Gaza. Israele colpisce Gaza, Israele compie operazioni di polizia in Cisgiordania, Israele bombarda Beirut, Israele fa esplodere i depositi di armi della Siria. Mancano gli Huthi. Ma soltanto perché gli Stati Uniti hanno rifiutato l’aiuto diretto di Gerusalemme in virtù di una prova muscolare esclusiva per intimorire l’Iran.

Nonostante questo limite, Israele ha comunque fornito preziosi elementi di intelligence per consentire a Washington di colpire bersagli sensibili in Yemen. Insomma il trumpismo aveva soltanto rallentato la Guerra dei sette fronti. Ma il governo di Benjamin Netanyahu gode di carta bianca per risolvere tutte le questioni rimaste in sospeso.

Il cessate il fuoco ha fatto respirare l’economia israeliana, ha permesso la rotazione dei militari e l’accumulo di informazioni: in questo secondo round il vantaggio di Gerusalemme sui suoi nemici è cresciuto esponenzialmente. Così, mentre Donald Trump assume atteggiamenti verso l’Iran che ricordano la corsa spregiudicata dell’amministrazione Bush nel montare un casus belli contro l’Iraq, il ministro israeliano della Difesa Israel Katz alza il tono dello scontro coi confinanti. «I tetti del quartiere Dahiya di Beirut tremeranno per ogni attacco contro le comunità della Galilea» ha ammonito, giustificando la ripresa degli attacchi aerei contro la capitale del Libano.

In effetti, rispetto ai lanci di una settimana fa, stavolta l’esercito libanese ha rinvenuto nell’area di Kaakaiyet el-Jisr – vicino Nabatiye – le rampe da cui i militanti di Hezbollah hanno fatto partire i razzi verso la città israeliana di Kiryat Shmona. Prima di questa guerra una simile indagine sarebbe stata impensabile da parte delle Forze armate del Libano. Seppure sia ancora evidente la mancanza di controllo del territorio e di monopolio della forza militare da parte del governo di Beirut.

Katz ha ordinato come ritorsione la distruzione di un deposito di droni nella Capitale, ma il protrarsi delle provocazioni potrebbe portare a esiti ben peggiori. Ben due divisioni israeliane – la 146esima Divisione di riserva “Ha-Mapatz” e la 91esima Divisione “Galilea” – sono coinvolte in una grande esercitazione multiforze al confine col Libano, manifestando la possibilità concreta di un’altra invasione se fosse ritenuta necessaria.

Il Patzan, il Comando settentrionale israeliano, fra crisi libanese e regime change in Siria è sempre rimasto attivo. In sei settimane ha compiuto almeno 70 incursioni via terra e 31 attacchi aerei contro i depositi dell’ex esercito assadista, ma non tanto per il timore di un’aggressione da parte del governo transitorio dell’ex jihadista Ahmad Husayn al-Sharaʿ.

La paura di Gerusalemme è che la Turchia prenda il posto dell’Iran come padre nobile della Siria, ma con un esercito e un’economia molto più preoccupanti di quelle degli ayatollah.

Si tratta quindi di un continuo falciare l’erba con gli attacchi aerei. Limitando le invasioni di terra a situazioni impossibili da gestire dal cielo o a quelle in cui vi è un reale interesse verso il controllo di un’area. In quest’ultima casistica rientrano la Cisgiordania e, a seguito dell’apertura di Trump, la Striscia di Gaza.  È qui che si stanno svolgendo manifestazioni molto partecipate di palestinesi che si scagliano contro Hamas e il suo sostanziale fallimento nella gestione della guerra. Si tratta del futuro di Gaza.

Osama Hamdan, un ex portavoce del movimento suprematista palestinese, ha definito i manifestanti come «agenti israeliani» ma la realtà è molto più problematica. Sono infatti scesi i strada i clan palestinesi che rappresentano il gradino più basso dell’amministrazione gazena. Come gli Ismail o gli al-Majayada. Si tratta di un possibile contropotere a quello di Hamas e della dittatura paramilitare che incarna. Anche se è difficile che possa nascere qualcosa di concreto. Mentre Netanyahu ordina al Mossad di cercare Paesi disponibili ad accettare grandi numeri di sfollati palestinesi nel prossimo futuro.

Di Camillo Bosco

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