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Il Pakistan lancia l’operazione “Marg Bar Sarmachar” contro l’Iran

L’isterismo missilistico iraniano ha trovato pane per i suoi denti nell’azione pakistana
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Il Pakistan lancia l’operazione “Marg Bar Sarmachar” contro l’Iran

L’isterismo missilistico iraniano ha trovato pane per i suoi denti nell’azione pakistana
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Il Pakistan lancia l’operazione “Marg Bar Sarmachar” contro l’Iran

L’isterismo missilistico iraniano ha trovato pane per i suoi denti nell’azione pakistana
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L’isterismo missilistico iraniano ha trovato pane per i suoi denti nell’azione pakistana

L’isterismo missilistico iraniano ha trovato pane per i suoi denti. Durante la nostra ultima notte il Pakistan ha avviato l’operazione “Marg Bar Sarmachar” (Morte agli insorti), lanciando diversi missili terra-terra Haft-9 “Nasr” sul territorio dell’Iran. Gli ordigni hanno raggiunto delle strutture occupate dal Fronte per la liberazione del Balochistan, uccidendo – al netto delle vittime civili – il loro comandante Dosta detto “Chairman” e altri quattro membri dell’organizzazione. Un ulteriore duro colpo alle relazioni altrimenti amichevoli fra Pakistan e Iran, sin da quando (il 14 agosto 1947) Teheran fu la prima a riconoscere l’indipendenza della ex colonia britannica. Si tratta inoltre del primo attacco straniero sul suolo iraniano dal 1988, l’ultimo anno della guerra iracheno-iraniana. L’azione pakistana è stata tuttavia una mera risposta proporzionata alla grave violazione della sua sicurezza da parte delle forze missilistiche dei pasdaran.

Umiliata dal duplice attentato suicida di Kerman durante la processione in ricordo del generale Qasem Soleimani (a sua volta ucciso da un raid statunitense ordinato nel 2020 dal presidente Donald Trump), Teheran ha chiaramente esagerato nelle sue ritorsioni. Dapprima ha accusato Israele di questa carneficina da almeno 94 morti e 284 feriti. Poi gli Stati Uniti. Quindi entrambi. Eppure la matrice era chiara (sia per modus operandiche per scelta del bersaglio) ed è stata confermata dalla rivendicazione di Daesh. Soleimani è stato infatti uno dei più grandi nemici dello Stato Islamico e l’annuale cerimonia per commemorarlo nel suo luogo di sepoltura ha rappresentato un palcoscenico ideale per i suprematisti sunniti. Nonostante non avesse a disposizione obiettivi legati agli esecutori della strage, il regime degli ayatollah – assai indebolito dalle recenti sommosse del suo stesso popolo – ha optato comunque per una dura campagna di ritorsione.

Un caso esemplare di fragilità mascherata da aggressività. «Internamente, si è trattato di una caccia alle streghe contro chiunque fosse sospettato di affiliazione a Daesh» spiega Riccardo Valle, analista italiano di base a Islamabad e fra i fondatori dell’osservatorio The Khorasan Diary. «All’esterno hanno invece effettuato tre attacchi distinti: su obiettivi curdi a Erbil in Iraq, ritenendoli presumibilmente legati ai movimenti indipendentisti dei cittadini iraniani di etnia curda; su basi di Tahrir al-Sham e Partito Islamico del Turkestan in Siria, asserendo fossero fiancheggiatori degli attentatori quando invece sono suprematisti sunniti in competizione con Daesh; su campi d’addestramento del gruppo sunnita deobandi anafita indipendentista beluci di Jaish ul-Adl, nel Belucistan pakistano, per vendicare due attentati recenti in cui era morto anche il comandante Ali Mousavi del Corpo delle guardie della rivoluzione islamica per la provincia del Belucistan».

Sebbene Siria e Iraq siano Stati da tempo sottomessi ai diktat iraniani, il Pakistan conserva – nonostante i suoi crescenti problemi economici e sociali – un suo forte senso nazionale che non gli ha consentito di lasciare senza risposta un attacco simile. Si è arrivati così a questo ‘occhio per occhio’ in cui gli indipendentisti beluci (appartenenti a una regione geografica divisa fra Iran, Afghanistan e Pakistan che ambisce da tempo all’autonomia) patiscono i colpi più duri. Nondimeno si avvicinano le elezioni sia in Iran che in Pakistan e questo potrebbe spingere i politici dei due Paesi a non fermare l’escalation per evitare d’apparire deboli. Soltanto nei prossimi giorni sarà possibile capire se prevarrà la ragionevolezza o l’interesse elettorale e se i missili dovranno prendere a volare regolarmente anche in questa zona di mondo.

di Camillo Bosco  La Ragione è anche su WhatsApp. Entra nel nostro canale per non perderti nulla!

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