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Pavel Kushnir

Il pianista Pavel Kushnir morto in un carcere russo, protestava contro la guerra

La morte del pianista Pavel Kushnir: una notizia triste per tutti, soprattutto per la Russia intera che fa morire in prigione i suoi figli migliori

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Il pianista Pavel Kushnir morto in un carcere russo, protestava contro la guerra

La morte del pianista Pavel Kushnir: una notizia triste per tutti, soprattutto per la Russia intera che fa morire in prigione i suoi figli migliori

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Il pianista Pavel Kushnir morto in un carcere russo, protestava contro la guerra

La morte del pianista Pavel Kushnir: una notizia triste per tutti, soprattutto per la Russia intera che fa morire in prigione i suoi figli migliori

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La morte del pianista Pavel Kushnir: una notizia triste per tutti, soprattutto per la Russia intera che fa morire in prigione i suoi figli migliori

Mosca – È un giorno triste per la musica, è un giorno triste per l’opposizione, ma è soprattutto un giorno triste per la Russia intera che fa morire in prigione i suoi figli migliori. Solo venerdì la notizia è stata confermata ufficialmente e senza tema di smentita: il pianista Pavel Kushnir è morto il 28 luglio scorso, dopo uno sciopero della fame in un centro di detenzione preventiva nella città di Birobidzhan, nell’estrema regione orientale del Paese. Aveva solo 39 anni. Era stato arrestato a fine maggio dal Fsb perché accusato di pubblico appello al terrorismo a causa dei suoi video contro la guerra che aveva pubblicato sul suo canale YouTube.

Pavel Kushnir era cresciuto a Tambov. All’età di 17 anni era entrato al Conservatorio di Mosca diplomandosi in pianoforte. La pianista Maria Nemtsova, compagna di corso di Pavel, parla di lui come di «una gemma assoluta» e di un pianista di talento con interessi diversi: era appassionato di fotografia, recitava a memoria le poesie di Brodsky e aveva una brillante conoscenza della storia del cinema.
Agli esami post-laurea Kushnir ricevette il massimo della valutazione in tutte le materie, poiché «una tale erudizione è davvero rara da trovare». Nei sette anni successivi lavorò come solista con la Filarmonica regionale di Kursk, poi per tre anni con la Filarmonica di Kurgan e nel 2023 divenne solista della Filarmonica regionale di Birobidzhan. Nel 2014 il musicista aveva pubblicato il suo primo romanzo sperimentale, “Affettamento russo”, presso la casa editrice tedesca di lingua russa Za-Za Verlags. L’opera mescola citazioni di 14 romanzi sulla Grande guerra patriottica, un testo su Anna Frank e le note autobiografiche dello stesso Kushnir. La sua amica musicista Olga Shkrygunova, esule in Germania, ha definito il suo romanzo «una distopia d’autore che denuncia la dittatura». 

Tuttavia Kushnir si era anche esposto personalmente partecipando alle manifestazioni contro il regime putiniano del 2011-2012, denunciando l’annessione della Crimea e successivamente anche la criminale invasione dell’Ucraina. Shkrygunova ricorda che, dall’inizio della guerra lei e Pavel, si erano impegnati per la raccolta di fondi per aiutare l’Ucraina. E lei stessa da allora inizia ogni suo concerto in Germania con monologhi contro il conflitto, mentre per sei mesi ha accolto una famiglia di rifugiati ucraini nel suo appartamento: «Pavel lo sapeva e mi ha sostenuto. Circa una volta ogni due o tre mesi mi scriveva, dicendomi che aveva iniziato uno sciopero della fame, che distribuiva volantini e che di notte appendeva lenzuola con slogan contro la guerra in giro per la città» racconta Shkrygunova.
Ma Pavel era andato anche oltre. Il 9 maggio 2023 scrisse sul social VKontakte: «Dichiaro lo sciopero della fame. Chiedo la liquidazione del regime fascista, la fine della guerra in Ucraina e il rilascio di tutti i prigionieri politici”. Questo primo sciopero durò 20 giorni e quello successivo 100 giorni. Il terzo, quando era già in galera, purtroppo gli è stato fatale. Secondo i suoi amici e i suoi compagni di lotta, «tutto è molto chiaro, le responsabilità della sua morte ricadono sulle autorità giudiziarie e amministrative che nulla hanno fatto per preservare la sua vita».

di Yurii Colombo

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