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Faccia a faccia Trump Harris

Il primo faccia a faccia Trump-Harris: com’è andato

Harris definisce Trump “un dittatore”, l’ex Presidente la accusa di “odiare Israele” e di mentire, più volte

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Il primo faccia a faccia Trump-Harris: com’è andato

Harris definisce Trump “un dittatore”, l’ex Presidente la accusa di “odiare Israele” e di mentire, più volte

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Il primo faccia a faccia Trump-Harris: com’è andato

Harris definisce Trump “un dittatore”, l’ex Presidente la accusa di “odiare Israele” e di mentire, più volte

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Harris definisce Trump “un dittatore”, l’ex Presidente la accusa di “odiare Israele” e di mentire, più volte

Era atteso da settimane e nelle ultime ore i due candidati si erano impegnati con le prove della vigilia, in particolare Kamala Harris. Ci si aspettava un atteggiamento (molto preparato) da parte della vicepresidente, pronta a sfoggiare sorrisi calibrati, insieme a voce e volto rassicuranti e sereni: insomma, da contrapporre al volto teso e all’atteggiamento battagliero di The Donald. E così è stato. Per 90 minuti i due si sono dati battaglia, anche se non è stato possibile intervenire commentando le parole dell’avversario, come da rigide regole imposte dalla ABC, che ha ospitato il primo presidential debate in tv, dopo quello che aveva visto contrapposti Trump e Biden. Obiettivo: convincere quel 4% di indecisi che ancora non sanno cosa votare il prossimo 5 novembre, ma soprattutto spostare a proprio favore la percentuale risicata di voti che, secondo i sondaggi aggiornati al momento di iniziare il dibattito separavano Donald Trump (44,4%) da Kamala Harris (47,1%). 

Il primo intervento è stato per Kamala Harris che, senza sorrisi iniziali (ma sempre più frequenti dopo i primi minuti) ha affrontato il primo dei suoi cavalli di battaglia: il costo della vita per la middle class, citando anche la sua gioventù e le difficoltà incontrate dalla madre. Trump, invece, ha parlato di criminalità. Poi, nel minuto concesso a Harris per controbattere, ecco che la candidata democratica ha definito l’eredità di Trump “Il peggior attacco alla democrazia” della storia degli Stati Uniti. Nel serrato botta-e-risposta, Trump ha risposto a sua volta rivendicato il successo nella gestione del periodo della pandemia Covid. Dopo appena 10 minuti ecco che Harris, con completo nero e camicia bianca mentre il tycoon indossava il classico completo blu, camicia bianca e cravatta rossa (i colori della bandiera americana) si è rivolta agli spettatori in modo diretto: “Donald Trump non ha programmi per voi perché è più interessato a difendere se stesso”, ha dichiarato, mentre l’ex Presidente ha sottolineato come il suo piano economico abbia già incontrato il plauso degli economisti, tanto che Harris l’avrebbe semplicemente copiato. 

Se i microfoni sono rimasti chiusi durante gli interventi dell’avversario, le espressioni del volto hanno detto molto: Kamala Harris (superati l’emozione e la gola secca dell’esordio) ha scosso più volte la testa mentre Donald Trump parlava della Cina e del pericolo che il Paese del Dragone rappresenta per gli Usa. Ma ha anche apertamente riso durante gli interventi dell’avversario, per poi sottolineare: “l’America vincerà la sfida” con Pechino, concentrandosi sulla propria economia. Trump, invece, non l’ha mai guardata né durante i propri interventi, né mentre a parlare era Harris. 

L’aborto è stato uno dei temi (caldi negli Usa) delle domande dei due anchor, David Muir e Linsey Davis, con Harris che ricordato come il divieto di interruzione di gravidanza, difeso da Trump, sia valido anche per le gravidanze frutto di violenze, mentre molte famiglie non hanno l’accesso alla procreazione medicalmente assistita. Un’affermazione bollata dal candidato repubblicano semplicemente come una “bugia” (parola ripetuta in più occasioni, insieme a “fake”), rinfacciando il fatto che nulla sia stato modificato durante il mandato di Biden. 

Ma è stato su un altro argomento cruciale, l’immigrazione, che tra i due candidati c’è stato il muro contro muro: Harris ha difeso la legge che stanzia più risorse per le famiglie di immigrati, rivolgendosi più volte agli elettori a casa, con un “voi” molto eloquente, mentre lui ha rinfacciato all’attuale amministrazione di aver permesso l’ingresso di migliaia di persone, ribadendo poi il suo slogan, “Make America great again”. È a questo punto che Harris ha fatto il suo affondo, citando una serie di ex Presidenti, come Bush, o rappresentanti repubblicani che hanno dichiarato il proprio endorsment per lei, dicendo: “Se volete sapere chi è Donald Trump, chiedetelo a chi ha lavorato con lui (…) lui non è adatto” a fare il Presidente degli Usa. 

Trump ha più volte parlato di sicurezza, accusando i Dem di “aver permesso l’ingresso di migliaia di criminali”, ha bollato come un “inganno” i numeri secondo cui la sicurezza sarebbe diminuita negli Usa, mentre per Harris “è il momento di voltare pagina” nella politica americana, “gli americani sono esausti”, “è ora di cambiare”.  Entrambi si sono accusati di “aver militarizzato” il Paese, prima di tornare sul tema del fracking, su cui Harris aveva già chiarito la sua posizione nell’intervista alla CNN di pochi giorni fa. “I miei valori non sono mai cambiati”, ha sottolineato la candidata dem, personalizzando molto i suoi interventi, calibrando il tono di voce, ma per il tycoon la vicepresidente difende posizioni della “sinistra radicale” non solo nelle politiche ambientali, ma anche sulle tematiche gender. 

Delicato il momento in cui entrambi i candidati sono stati chiamati a pronunciarsi sull’attacco del 6 gennaio, prima dell’insediamento di Joe Biden alla Casa Bianca. Trump ha accusato Nancy Pelosi di essere stata l’unica responsabile di quanto accaduto, mentre Harris ha ribadito: “Non possiamo tornare indietro” a quel clima. Trump non ha ammesso di aver perso nel 2020, mentre per Harris è stato semplicemente “licenziato”, all’epoca, da chi non lo ha votato. Appena accennati i temi di politica estera, con la citazione del leader ungherese Viktor Orban da parte di Trump, mentre sulla guerra in Medio Oriente Harris non ha esitato a definire “Hamas come una organizzazione terroristica”, salvo poi sottolineare l’esigenza di “un cessate il fuoco per risolvere la tragedia umanitaria dei palestinesi, pur senza nascondere la necessità di garantire la sicurezza di Israele, che ha diritto di difendersi”. “Noi dobbiamo ricostruire Gaza”, ha però aggiunto, definendo Trump un “dittatore”. Per Trump, invece, Harris e l’attuale amministrazione “semplicemente odiano Israele” e hanno permesso all’Iran di rafforzarsi. Se sull’Ucraina Trump ha ribadito l’esigenza di negoziare per porre fine alla guerra, Harris ha ricordato il suo incontro con Zelensky alla vigilia dell’invasione russa, come la necessità di supportare Kiev, affermando che la NATO sono contenti che Trump non sia più a capo della Casa Bianca, mentre l’ex Presidente ha rivendicato l’aumento delle spese per la difesa da parte degli Alleati, grazie alle sue pressioni.

Durante le battute finali Trump è stato toccato il tema delle accuse di Trump ad Harris riguardo alle sue origini. Harris ha usato parole scelte accuratamente, rispolverando il “sogno americano” di un’opportunità per chiunque, a prescindere dalla “razza”. Ma Trump ha puntato nel ridimensionare la personalità di Harris, affermando: “Lei è Joe Biden”. Se Harris aveva scelto il lato destro del teleschermo, dopo il confronto sulla copertura sanitaria, a Trump è spettata l’ultima parola su un altro tema delicato negli Usa come i cambiamenti climatici. 

Solo le prossime settimane diranno chi dei due sia riuscito realmente a “capitalizzare” la prima occasione del confronto o se “l’allenamento” dei giorni scorsi di Harris (con gli stessi preparatori che furono di Hillary Clinton) sia servito. Di certo i timori delle ultime ore da parte dello staff di Trump, di sue intemperanze o uscite “eccessive” nei confronti dell’avversaria (fuorionda l’avrebbe definita “Questa b… (bitch, cioè str***, ndr), sono state scongiurate. La candidata democratica, però, pur non avendo ottenuto la possibilità di poter lasciare i microfoni aperti durante l’intervento dell’avversario (e viceversa) l’avrebbe spuntata nella richiesta di poter comunque tenere le registrazioni. Giusto in caso Trump si fosse lasciato andare a commenti che, a 7 settimane dal voto, possano dimostrare l’incapacità del tycoon di autocontrollarsi. 

Ora la vicepresidente cercherà comunque di capitalizzare il “dibattito” per continuare a cercare di definire una propria identità rispetto all’amministrazione Biden, di cui comunque fa parte. Dal canto suo, Trump sarà comunque riuscito nell’intento di confermare i consensi, ma non è detto che sia riuscito a strapparne di nuovi: pesa il suo passato, dal momento che è già stato alla Casa Bianca. Ciascuno dovrà comunque saper parlare a quella fetta di elettori indecisi o sfiduciati ancora in bilico e sempre più decisivi per la vittoria finale.

di Eleonora Lorusso

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