In Francia il primo viaggio all’estero di Donald Trump
Sarà in Francia il primo viaggio all’estero di Donald Trump dopo la vittoria alle presidenziali Usa e in attesa di insediarsi alla Casa Bianca
In Francia il primo viaggio all’estero di Donald Trump
Sarà in Francia il primo viaggio all’estero di Donald Trump dopo la vittoria alle presidenziali Usa e in attesa di insediarsi alla Casa Bianca
In Francia il primo viaggio all’estero di Donald Trump
Sarà in Francia il primo viaggio all’estero di Donald Trump dopo la vittoria alle presidenziali Usa e in attesa di insediarsi alla Casa Bianca
Sarà in Francia il primo viaggio all’estero di Donald Trump dopo la vittoria alle presidenziali Usa e in attesa di insediarsi alla Casa Bianca
Sarà in Francia il primo viaggio all’estero di Donald Trump dopo la vittoria alle presidenziali americane di novembre e in attesa di insediarsi, da gennaio, alla Casa Bianca. L’occasione dell’arrivo del tycoon in Europa è la riapertura nel fine settimana della cattedrale di Notre-Dame di Parigi, dopo il tragico incendio che l’aveva incenerita. A invitare Trump è stato il presidente francese Emmanuel Macron, un invito che The Donald ha apprezzato, al punto da dar lui stesso la notizia della sua presenza alla cerimonia inaugurale. «È un onore annunciare che sabato sarò in Francia, a Parigi – ha scritto Trump sul social Truth – per partecipare alla riapertura della magnifica e storica cattedrale di Notre-Dame, che è stata completamente restaurata dopo un devastante incendio cinque anni fa. Il presidente Emmanuel Macron ha fatto un lavoro meraviglioso assicurandosi che Notre-Dame fosse restaurata al suo pieno livello di gloria, e anche di più. Sarà una giornata molto speciale per tutti!».
Il viaggio a Parigi e le parole di Trump paiono francamente una scelta molto razionale e sensata. Probabile che il nuovo presidente (da gennaio) degli Stati Uniti, nella scelta della destinazione del suo primo viaggio fuori dall’America dopo la vittoria, abbia tenuto conto della necessità e saggezza, da alleato atlantico, di riconoscere nella potenza nucleare francese il possibile centro attorno al quale costruire una difesa e una deterrenza comune in Europa. Un percorso certo non facile, che passerà anche dal maggior sforzo economico nelle spese militari che Trump – in ambito Nato – chiede da anni e richiederà da gennaio agli alleati del Vecchio Continente. In una situazione internazionale sempre più nel caos, con la guerra russa in Ucraina che sarà probabilmente il primo dossier di cui Trump si occuperà, riconoscere il peso della Francia e degli alleati in Ue è mossa strategica e logica. Che senso avrebbe infatti per il tycoon criticarli nel momento in cui pare intenzionato a chieder loro maggiori sforzi economici per la difesa e maggiori responsabilità per contenere le mire espansionistiche di Vladimir Putin e, in un futuro prossimo, chissà, pure della Cina? Nessuno.
Ecco allora che Trump a Parigi è notizia confortante e magari, volendo esser un po’ perfidi, da leggere in coppia con un’altra novità che non riguarda però un politico ma un giornalista. È infatti notizia fresca che il giornalista statunitense Tucker Carlson, ex mezzobusto dell’emittente televisiva Fox News (e considerato assai vicino a Donald Trump), è tornato a Mosca dopo il viaggio del febbraio scorso quando aveva intervistato Vladimir Putin. Questa volta Carlson – come ha annunciato lui stesso con un breve video dalla Piazza Rossa pubblicato su X – ha intervistato il ministro degli Esteri russo Sergej Lavrov, aggiungendo che l’intervista sarà pubblicata «molto presto». Nel dare la notizia Carlson non ha lesinato critiche all’uscente amministrazione di Joe Biden, sostenendo che le scelte compiute hanno «spinto gli Stati Uniti sempre più sull’orlo di un conflitto nucleare con la Russia» e che «all’insaputa della maggior parte dei cittadini americani, siamo ora coinvolti direttamente in una guerra calda non dichiarata con la Russia». Parole che sicuramente non dispiaceranno a Trump anche se lo stesso Donald, in questi due mesi di transizione fra Biden e la sua presidenza, ha puntato (come abbiamo più volte scritto su “La Ragione”) su una sinergia in politica estera con il vecchio Joe. Un’altra scelta ragionevole, come il viaggio a Parigi.
di Massimiliano Lenzi
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