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In Germania rieleggeranno il presidente in poche ore

L’esigenza di stabilità politica fa convergere quasi tutti i partiti sul bis di Steinmeier. Alla Germania basteranno poche ore per rieleggere il suo presidente
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In Germania rieleggeranno il presidente in poche ore

L’esigenza di stabilità politica fa convergere quasi tutti i partiti sul bis di Steinmeier. Alla Germania basteranno poche ore per rieleggere il suo presidente
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In Germania rieleggeranno il presidente in poche ore

L’esigenza di stabilità politica fa convergere quasi tutti i partiti sul bis di Steinmeier. Alla Germania basteranno poche ore per rieleggere il suo presidente
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L’esigenza di stabilità politica fa convergere quasi tutti i partiti sul bis di Steinmeier. Alla Germania basteranno poche ore per rieleggere il suo presidente
Con l’appoggio assicuratogli anche dal più grande partito di opposizione, la Cdu, Frank-Walter Steinmeier si avvia a essere riconfermato presidente della Repubblica federale, i cui poteri sono molto simili a quelli del suo omologo italiano. Ma mentre in Italia la successione a Mattarella rischia di aprire una crisi istituzionale dagli esiti pericolosi e temuti in tutte le cancellerie europee, i tedeschi sbrigheranno la faccenda in poche ore. Domenica 13 febbraio i membri della speciale assemblea federale, la Bundesversammlung, si riuniranno per la votazione. E le uniche novità riguarderanno le modalità di voto, modificate rispetto alla prassi dalla pandemia. Non si voterà nella sala del plenum del Bundestag ma nell’adiacente Paul-Löbe-Haus, uno dei moderni edifici in vetro nel quartiere governativo di Berlino, dove i delegati verranno suddivisi in più ambienti e avranno poco modo di venire a contatto l’un l’altro. Queste novità non incideranno sull’esito finale, che non promette alcuna sorpresa. Tutto si risolverà in una votazione e una schiacciante maggioranza – dalla quale saranno escluse solo le ali estreme a destra (Afd) e a sinistra (Linke) – consegnerà a Steinmeier altri cinque anni di permanenza nello Schloss Bellevue, il castello neoclassico sulla Sprea divenuto la residenza ufficiale del presidente. Anche per il suo primo mandato Steinmeier venne eletto da una maggioranza allargata: allora furono i liberali a sommarsi ai partiti della Grosse Koalition. Il fatto che cinque anni dopo questo passaggio istituzionale si risolva senza sussulti è dovuto anche a una circostanza fortunata: il vecchio-nuovo presidente ha appena compiuto 66 anni, è nel pieno della sua carriera politica e ha una gran voglia di proseguire la sua esperienza alla guida del Paese. Gli unici ostacoli erano legati alle posizioni dei Verdi e della Cdu e al fatto che, in questo modo, l’Spd sommerà le due maggiori cariche istituzionali con appena il 26% ottenuto alle elezioni di settembre. Gli ecologisti, in particolare, avevano qualche ambizione sulla poltrona presidenziale. Ma la necessità di far quadrato attorno a una persona comunque rispettata, di fronte a un quadro sociale lacerato e a rischio estremizzazione, ha convinto Verdi e conservatori a evitare insidiosi bracci di ferro. Un momento di responsabilità istituzionale, che testimonia l’importanza che viene data dal sistema-Paese Germania al valore della stabilità politica. Il messaggio appare chiaro: mantenere alcuni punti fermi in una fase di inevitabile rimescolamento degli equilibri politici dopo 16 anni di merkelismo. È un elemento che analisti e governi esteri farebbero bene a tenere a mente quando ci si avventura in speculazioni su presunti vuoti di potere nell’architettura europea. Bisogno di stabilità anche a discapito di quella voglia di cambiamento di cui proprio Verdi e liberali si erano fatti paladini all’indomani delle elezioni. Steinmeier è una carta nota, neppure troppo originale. Il suo quinquennato è stato segnato da puntuali appelli alla coesione sociale e da coscienziosi moniti contro l’estremismo della destra di Afd, ma si fa fatica a rintracciare nei suoi discorsi l’emozione che sapevano suscitare Richard von Weizsäcker o il suo predecessore Joachim Gauck. Alla Germania, però, al momento va bene così.   di Pierluigi Mennitti

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