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Incontro Xi Jinping – Joe Biden

Il non detto dell’incontro al G20 in Indonesia tra il presidente americano Joe Biden e il numero uno cinese Xi Jinping

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Incontro Xi Jinping – Joe Biden

Il non detto dell’incontro al G20 in Indonesia tra il presidente americano Joe Biden e il numero uno cinese Xi Jinping

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Incontro Xi Jinping – Joe Biden

Il non detto dell’incontro al G20 in Indonesia tra il presidente americano Joe Biden e il numero uno cinese Xi Jinping

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Il non detto dell’incontro al G20 in Indonesia tra il presidente americano Joe Biden e il numero uno cinese Xi Jinping

Una nuova linea rossa tra Washington e Pechino, perché un mondo governato dal caos non può durare. È questo il non detto dell’incontro al G20 in Indonesia tra il presidente americano Joe Biden e il numero uno cinese Xi Jinping. La guerra russa in Ucraina ha dato il colpo di grazia a un equilibrio globale – quello post Guerra fredda tra Usa e l’Urss che fu – già moribondo da tempo. Gli Stati Uniti sono oggi la potenza globale. Economica e nucleare. La Cina è una potenza economica globale e non ancora nucleare (ma ci sta lavorando). La Russia, con l’incagliamento in Ucraina per una guerra sbagliata persino nelle strategie, è economicamente fragile e seppur dotata di un buon arsenale nucleare è ridotta al ruolo di potenza regionale.

È partendo da questo non detto che ieri Biden e Xi han cominciato a discutere, nel linguaggio della diplomazia ma soprattutto della politica, di come mettere un po’ d’ordine al caos. Ringalluzzito dal buon risultato dei Democratici alle elezioni di midterm, Biden è apparso il più schietto: «Come leader delle principali economie del mondo, dobbiamo gestire la competizione dei due nostri Paesi» ha detto a Xi Jinping, aggiungendo con un sorriso: «È un piacere incontrarti». Biden ha sottolineato che Stati Uniti e Cina devono trovare il giusto corso alle loro relazioni, parlandosi chiaro seppur nelle rispettive differenze. «Io sono determinato – ha aggiunto – a tenere aperte le linee di comunicazione tra te e me personalmente e tra i nostri governi, perché i nostri due Paesi hanno tante cose da affrontare e noi ne abbiamo l’opportunità. E come leader delle nostre due nazioni, condividiamo nella mia visione la responsabilità di dimostrare che Cina e Usa possono gestire» tutto ciò, evitando che la competizione «diventi o anche si avvicini a un conflitto e trovare i modi per lavorare su questioni urgenti e globali, che richiedono la nostra reciproca cooperazione».

Potremmo definirla, ma sarebbe retorica, una svolta della dottrina Biden. In realtà si tratta di parole che riconoscono alla Cina (come più volte auspicato in passato dall’ex segretario di Stato Usa Henry Kissinger) il ruolo di potenza globale. Certo, restano i temi caldi: da Taiwan alle bizze nucleari del nordcoreano Kim Jong-un sino alla guerra russa in Ucraina (ieri Pechino ha fatto sapere di non essere stata informata sull’attacco da Vladimir Putin) e a una pace possibile da trovare. Andranno tutti affrontati. Ma Xi Jinping ha colto il riconoscimento americano e ha risposto che «attualmente le relazioni tra Cina e Stati Uniti si trovano in una situazione tale per cui tutti noi ce ne preoccupiamo molto, perché questo non è l’interesse fondamentale dei nostri due Paesi e dei nostri popoli e non è ciò che la comunità internazionale si aspetta da noi». Perciò «come leader dei due principali Paesi dobbiamo tracciare la giusta rotta per le relazioni tra Stati Uniti e Cina. Dobbiamo trovare la giusta direzione per le relazioni bilaterali in futuro ed elevarle. Il nostro incontro ha attirato l’attenzione del mondo, quindi dobbiamo lavorare con tutti i Paesi per dare maggiore speranza alla pace, maggiore fiducia alla stabilità globale e forte impulso allo sviluppo comune».

Una nuova linea rossa ha preso forma ieri in Indonesia dove, mentre Biden e Xi si parlavano, spuntava il ‘giallo’ sulla salute del ministro degli Esteri russo Sergey Lavrov, che alcune notizie davano ricoverato a Bali appena sceso dall’aereo. Mosca e poi lo stesso interessato hanno smentito, pubblicando una foto di Lavrov seduto sulla terrazza d’un hotel locale con indosso una maglietta di Basquiat. Comunque sia, un contrappasso evidente del declino russo. Sulle sorti del mondo con gli americani oggi parlano i cinesi.

Di Massimiliano Lenzi

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