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Ombre dal passato

Le critiche che mi vengono rivolte dal giorno del barbaro attacco di Hamas a Israele sono utilissime se civili e razionali. Eppure, spesso manca un tassello
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Le critiche che mi vengono rivolte dal giorno del barbaro attacco di Hamas a Israele sono utilissime se civili e razionali. Eppure, spesso manca un tassello
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Le critiche che mi vengono rivolte dal giorno del barbaro attacco di Hamas a Israele sono utilissime se civili e razionali. Eppure, spesso manca un tassello
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Le critiche che mi vengono rivolte dal giorno del barbaro attacco di Hamas a Israele sono utilissime se civili e razionali. Eppure, spesso manca un tassello
Le critiche che mi vengono rivolte da ormai tre settimane, dal giorno del barbaro attacco di Hamas a Israele dello scorso 7 ottobre, sono fondamentali per comprendere la gamma di emozioni e reazioni provocate da quei tragici eventi. Ovviamente – per quanto del tutto irrilevante- anche per capire le reazioni suscitate da quanto scritto dal sottoscritto e da La Ragione. Critiche utilissime, sempre benaccette quando espresse con toni civili e razionali, il che accade nella stragrande maggioranza dei casi. Quanto a chi insulta, a chi scrive o parla per partito preso, a chi scende a livelli che non possono interessare persone civili, non me ne curo. Le critiche, nella maggioranza dei casi, richiamano una supposta disattenzione al dramma palestinese. Più in generale al destino di un popolo senza terra e senza Stato e, quando si scende nel particolare, al dramma umanitario della Striscia di Gaza sottoposta alla reazione militare israeliana seguente agli assalti di Hamas. Le vicende scatenate dall’inumano attacco terroristico dei terroristi necessitano naturalmente di una serie di premesse, che possono risalire a ben prima della seconda guerra mondiale. Tutto giusto, nel tentativo di non dimenticare torti e ragioni che soltanto un ingenuo, un disonesto o un fortemente interessato possono credere di far pendere totalmente da una parte o dall’altra. Eppure non riesco a capacitarmi perché con il passare delle ore ce ne sia una di premessa che finisca per perdere forza, fin quasi a sparire: la premessa dell’eccidio compiuto dai terroristi islamici partiti dalla Striscia di Gaza il 7 ottobre. Una premessa che per troppi, anche fra chi mi fa la cortesia di leggere, commentare e criticare i miei scritti, quasi non esiste più. Una premessa che si liquida con un paio di righe di circostanza. Come si può mai pensare di commentare queste settimane e anche i fatti delle ultime ore con l’intensificarsi dell’operazione di terra israeliane a Gaza, senza mantenere sempre acceso il faro su quella giornata infame? Come si può mai pensare di saltare a piè pari – come tanti fanno – il 7 ottobre e considerare la reazione israeliana solo un passaggio del centenario conflitto arabo-israeliano? Ci vuole qualcosa in più di una generica disonestà intellettuale, bisogna essere animati da un sentimento antiisraeliano viscerale. In verità, si fa sempre più forte il tragico sospetto di antichi e orridi fantasmi antisemiti. Non fra tutti, ci mancherebbe e non ci riferiamo al sacrosanto dibattito che si genera anche in questa sede. Pensiamo a chi ieri ha pensato bene di arrampicarsi sulla cancellata per strappare la bandiera dello Stato di Israele dalla sede della Fao. A un vignettista che guarda solo una parte della realtà. Gesti e parole frutto di una pressoché totale ignoranza della portata degli stessi. Un’ignoranza che non giustifica, semmai aggrava. Perché anche noi italiani abbiamo colpe storiche che faremmo bene a non perdere mai di vista. di Fulvio Giuliani 

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