Occidente a Kiev
Occidente a Kiev
Occidente a Kiev
Un anniversario per quattro, come nelle migliori saghe western, con i buoni, l’indeciso e il cattivo ma con la differenza che stavolta non si tratta di un film bensì di una guerra vera nel cuore dell’Europa. A dodici mesi (che cadranno il 24 febbraio) dall’invasione russa dell’Ucraina, sulla scena odierna sono quattro i protagonisti della sfida e tutti – tra oggi e venerdì – terranno un loro discorso sulla stato delle cose. C’è il russo Vladimir Putin, l’invasore. C’è Volodymyr Zelensky, che guida la resistenza di Kiev. C’è il presidente Usa Joe Biden, schierato da subito con l’Ucraina assieme a Unione europea e Regno Unito. E infine c’è la Cina comunista di Xi Jinping, che non ha mai condannato l’operato di Putin pur sottolineando che la sovranità d’un Paese è inviolabile. In questo O.K. Corral geopolitico si vanno consumando in queste ore novità rilevanti che riguardano la visita di ieri a Kiev di Biden e pure l’Italia, schierata da subito con gli alleati e l’Ucraina. Partiamo da Biden per arrivare al lavorio cinese – con il capo della diplomazia di Pechino Wang Yi, in visita in Russia – e infine a Giorgia Meloni.
Biden oggi terrà un discorso in Polonia i cui temi centrali sono stati in buona parte anticipati nell’incontro di ieri con il leader ucraino Zelensky. Nella sua visita a Kiev il presidente Usa ha sottolineato ancora una volta il pieno sostegno americano all’Ucraina, ribadendo che l’invasione di Putin sta fallendo e confermando nuovi aiuti militari ed economici. Un sostegno in presenza che, di fatto, ha rafforzato la fiducia nella vittoria di Zelensky. Intanto, mentre Biden da Kiev si spostava verso la Polonia, ieri in Russia il canale statale di newslanciava il conto alla rovescia in vista del discorso di Putin previsto per oggi e che secondo alcuni analisti potrebbe essere inasprito dopo l’incontro del presidente americano con Zelensky. Quanto alla Cina, in queste ore a Mosca c’è Wang Yi, il capo della diplomazia di Xi Jinping, che alla conferenza per la sicurezza di Monaco ha annunciato una proposta di pace di Pechino (staremo a vedere), rispondendo con un “no” agli interrogativi degli Usa su una Cina pronta a dar armi alla Russia.
In questa sfida geopolitica e globale la presidente del Consiglio Giorgia Meloni è arrivata ieri in Polonia dove ha incontrato il premier polacco Mateusz Morawiecki (al quale ha sottolineato come, «di fronte al conflitto ucraino, la Polonia è il confine morale e materiale dell’Occidente») per poi recarsi oggi in Ucraina da Zelensky. Meloni e Biden, che si sono trovati ieri assieme in terra polacca, con la loro staffetta di spostamenti (Ucraina-Polonia e viceversa) incarnano un significato anche simbolico per il ruolo dell’Italia, da subito schierata con Zelensky, con gli Stati Uniti e con gli alleati. La collocazione atlantista del nostro Paese non è in discussione così come il mutamento ormai radicale dei rapporti con la Russia dopo l’invasione. Il fatto che il viaggio di Meloni a Kiev arrivi a pochi giorni dalle parole di Silvio Berlusconi – «Non avrei visto Zelensky» – più che un messaggio agli alleati di governo è un chiaro segnale agli alleati sulla scena internazionale: l’Italia sta con voi, senza tentennamenti. A questo proposito, seppur affaccendato nella elezione del nuovo segretario, sarebbe opportuno che il Pd (che nel governo Draghi ha avuto un ministro della Difesa come Lorenzo Guerini) sottolineasse nuovamente il pieno appoggio alla scelta pro Zelensky, non della Meloni ma dell’Italia. Repetita iuvant, anche a sé stessi.
di Massimiliano Lenzi
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