L’amministrazione Biden e il dazio sulle auto elettriche cinesi
L’amministrazione Biden ha introdotto un dazio doganale del 100% sulle auto elettriche cinesi. L’Ue ha seguito quasi subito con un dazio variabile
L’amministrazione Biden e il dazio sulle auto elettriche cinesi
L’amministrazione Biden ha introdotto un dazio doganale del 100% sulle auto elettriche cinesi. L’Ue ha seguito quasi subito con un dazio variabile
L’amministrazione Biden e il dazio sulle auto elettriche cinesi
L’amministrazione Biden ha introdotto un dazio doganale del 100% sulle auto elettriche cinesi. L’Ue ha seguito quasi subito con un dazio variabile
L’amministrazione Biden ha introdotto un dazio doganale del 100% sulle auto elettriche cinesi. L’Ue ha seguito quasi subito con un dazio variabile
L’amministrazione Biden ha introdotto un dazio doganale del 100% sulle auto elettriche cinesi. L’Ue ha seguito quasi subito con un dazio variabile, dipendendo dalle marche, attorno al 25%. Queste misure protezioniste vengono giustificate con la necessità di proteggere le industrie automobilistiche occidentali dalla concorrenza scorretta dei cinesi, suppostamente sussidiati dal loro governo. Come nel caso dei pannelli fotovoltaici, la realtà è che i cinesi si sono mostrati capaci di produrre a costi assai inferiori ai nostri, anche grazie a politiche pubbliche di sostegno alla transizione energetica attuate con la rapidità che l’autocrazia consente. Peraltro Tesla fabbrica auto elettriche in Cina e uno dei maggiori azionisti di BYD (il principale produttore cinese) è l’americano Warren Buffett.
Quali saranno le conseguenze? I produttori di auto occidentali si trovano ora in condizioni migliori e la transizione energetica nel settore auto potrà proseguire senza trasferimenti significativi di ricchezza verso la Cina? Credo che la risposta sia negativa. Semplicemente, con la ‘tariffa Biden’ i cinesi smetteranno di esportare negli Usa auto elettriche prodotte a casa loro e vedranno se produrle in Messico o assemblarle direttamente negli Usa. Nel frattempo, batteranno su tutta la linea i concorrenti occidentali sui mercati terzi. Non dimentichiamo che sette degli otto miliardi di esseri umani che popolano il pianeta non vivono in Occidente e che è nei Paesi in via di sviluppo che cresce maggiormente la vendita di auto.
I due motivi del rallentamento della crescita della quota di mercato delle auto elettriche sono semplici: in primo luogo restano più care; in secondo luogo sono ancora carenti le infrastrutture elettriche per consentire quasi ovunque ricariche rapide e a buon mercato. I cinesi stanno riuscendo a produrre auto elettriche competitive sul prezzo e sempre meno inferiori in qualità, ma se in Occidente le blocchiamo a suon di tasse la conseguenza è che da noi le auto elettriche resteranno più care e diminuirà la pressione politica per accelerare lo sviluppo delle infrastrutture necessarie. Insomma, globalmente usciremo perdenti in questo settore.
Nel frattempo le destre populiste chiedono di ridurre le tasse sui combustibili fossili (già largamente sussidiati) e la produzione globale di petrolio eccede la domanda, con conseguente calo dei prezzi. Per qualche anno le auto ‘fossili’ avranno dunque ancora vita facile, ma che succederà quando – come storicamente è già accaduto più volte – il prezzo del barile tornerà a raddoppiare? Forse è di questo che si dovrebbe ragionare.
di Ottavio Lavaggi
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